5G: una tecnologia che promette molte opportunità soprattutto per le applicazioni Machine to Machine (M2M) e Internet of Things (IoT) implementabili con la connessione broadband mobile di ultimissima generazione. Ma i passi intermedi da compiere sono molti (adozione di standard univoci, armonizzazione degli utilizzi delle frequenze, revisione dei limiti italiani alle emissioni, predisporre il canale di ritorno della fibra ad una rete mobile densissima, per citarne alcuni), come pure le titubanze delle telecom soprattutto per gli investimenti ingenti richiesti – in rete, componenti, asta per le frequenze, ricerca – a fronte di applicazioni e modelli di business ancora incerti.
Nel convegno ‘Quale 5G? Il Parlamento Europeo e una roadmap nazionale’, organizzato dall’Area Innovazione del Pd ieri a Roma presso la camera dei Deputati, si è discusso di questo con rappresentanti delle telecom, e istituzionali, fra cui Patrizia Toia, Vice Presidente Commissione ITRE del Parlamento Europeo, Antonio Nicita, Commissario Agcom. Moderato dall’Onorevole Sergio Boccadutri, il dibattito si è concluso con l’intervento di Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni, MISE.
Da tale intervento in particolare le rilevanze per il settore radiotelevisivo, toccato dal refarming della banda 700Mhz, risultano essere le seguenti: il sottosegretario ha dichiarato che “sulla banda 700, non ci sono ritardi, siamo in linea con le decisioni dell’Ue. Sono stati definitivamente risolti i problemi di interferenze che hanno visto per anni l’Italia non rispettare le regole internazionali sull’uso delle frequenze. A novembre si chiuderà la risoluzione sulle interferenze con i Paesi confinanti” e si deciderà quali frequenze saranno rispettivamente assegnate ai diversi Stati e il loro utilizzo. E’ a buon punto la discussione con la Francia. Entro giugno 2018 si definirà la roadmap della transizione alla banda 700 e il percorso per la gara di assegnazione di tali frequenze.
Sugli investimenti previsti per il 5G le valutazioni si aggirano sui 110 miliardi di euro e le telco sottolineano che stanno ancora implementando il 4G/4.5G: insomma, come del resto confermato anche da Patrizia Toia, Commissione ITRE Parlamento UE “Non si avverte una grande fretta da parte degli operatori Tlc per andare a gara prima del termine ultimo fissato al 2022, tanto più che anche i broadcaster hanno le loro esigenze”. L’eurodeputata ha ricordato il rapporto redatto dal Parlamento UE “European Leadership in 5G” che individua fra i possibili colli di bottiglia dello sviluppo della nuova tecnologia, oltre alla liberazione della banda 700 – per la quale le telco richiedono una messa a disposizione rapida e certa – il coordinamento internazionale delle frequenze; ma i passi da compiere sono molti, l’individuazione di modalità di messa a gara delle frequenze “proficue” per tutti, l’individuazione di standard univoci, il reperimento di risorse per gli ingenti investimenti necessari alla realizzazione delle nuove reti, la presenza di servizi sufficienti per remunerare gli investimenti, valutare le ricadute della nuova tecnologia che promuove li “oggetti connessi” sulla privacy, la gestione dei dati. Oltre al tema, cruciale, della creazione delle competenze digitali, tallone d’Achille del nostro paese, come provato dall’ultimo rapporto DESI dell’Unione Europea. L’eurodeputata ha infine aggiunto che a breve verrà adottata dal Parlamento UE la decisione sulla banda 700Mhz.