Il contributo di CRTV e le direttrici di consultazione della fase 2. AGCOM ha pubblicato in questi giorni il rapporto che chiude la fase 1 della consultazione sull’ “Osservatorio sul Giornalismo. La professione alla prova dell’emergenza COVID-19”. Aperta nel Novembre scorso la consultazione richiedeva commenti su 8 aree alla luce delle risultanze del rapporto contestualmente pubblicato sulla “professione alla prova dell’emergenza Covid-19”. CRTV aveva già rilevato in quella occasione di condividere l’analisi di contesto – il problema della sostenibilità dell’informazione professionale nell’ecosistema digitale e la necessità di intervenire con azioni regolatorie nazionali e UE e forme di sostegno – ma non alcune delle criticità delineate per la professione giornalistica (es. precarizzazione, svuotamento delle redazioni, scarse competenze digitali). Successivamente CRTV ha partecipato alla consultazione con un proprio contributo.
Come di prassi il rapporto sulla fase 1 è una ricognizione delle posizioni espresse dagli stakeholder intervenuti in audizione (19 in tutto). Nelle premesse il rapporto, indica le tre proposte legislative licenziate a dicembre 2020 dalla Commissione Europea e volte a intervenire in tema di data protection, di tutela della concorrenza e del mercato e di prestazione di servizi (DGA, DMA e DSA rispettivamente gli acronimi UE) , “nell’ottica di adeguare tali ambiti normativi alle sfide imposte dall’economia digitale e al peso crescente, esercitato in ogni ambito economico e sociale del pianeta, dalle piattaforme globali”; “articolata iniziativa legislativa strettamente interconnessa con il “Piano d’azione per la democrazia europea” (EDAP) che indica un forte legame tra democrazia, tutela del pluralismo dell’informazione ed evoluzione tecnologica digitale”: sono questi ambiti dove si sta già esercitando una ricca attività di consultazione e lobbying a livello di Unione che dovrà essere attentamente presidiata.
La filiera informativa rappresentata in CRTV. Sulle 8 aree soggette a consultazione CRTV ha rappresentato, fra l’altro, la realtà del settore radiotelevisivo, che ha investito in risorse e professionalizzazione delle redazioni, stabilizzazione dei rapporti di lavoro e formazione continua del personale, soprattutto dal punto di vista digitale e multimediale, in quanto assetti più funzionali all’offerta di informazione di qualità.
Radio e televisioni hanno portato nell’esperienza digitale tutte le caratteristiche del giornalismo tradizionale, con le connesse garanzie. Le imprese sono strutturate a livello aziendale, economico ed organizzativo in modelli inclusivi di redazioni giornalistiche, rispettose dell’ordinamento e di tutta la regolamentazione esistente. Tutte le principali emittenti hanno redazioni che funzionano a tempo pieno, e alcune trasmettono programmi di news per 24 ore al giorno (che rappresentano oltre 5 mila ore annue di notiziari e rassegne e centinaia di ore di collegamenti, rubriche e approfondimenti). Sono 22 le testate giornalistiche nazionali, per quanto riguarda gli associati locali di CRTV, TV e radio, (attraverso rispettivamente l’Associazione TV locali e l’Associazione radio FRT) sono 78 le testate giornalistiche locali registrate (dic. 2020) . Chi vi opera lo fa in qualità di lavoratore subordinato, di giornalisti iscritti all’albo dei giornalisti professionisti o in quello dei pubblicisti, in base alle possibilità organizzative, produttive ed economiche e dei programmi di ogni impresa. Ciò ha creato una vera e propria catena del valore dell’informazione sul territorio nazionale che ha consentito di trasmettere, nel tempo, informazione qualificata e verificata, anche dal punto di vista delle fonti, in quanto frutto del lavoro redazionale sistematico e professionale. Si tratta dell’eredità della normativa di settore, un patrimonio promosso dal legislatore nel momento in cui ha scelto di privilegiare l’informazione quale genere caratterizzante e peculiare dell’attività delle emittenti.
Professionalizzazione anche digitale. Le attività delle emittenti si svolgono sulla piattaforma che ogni editore ha sviluppato e a tal fine è assolutamente necessario incrementare le competenze digitali dei professionisti e, a maggior ragione, dei giornalisti e delle nuove figure professionali che caratterizzano il fare informazione. CRTV non ha mancato di sottolineare che la crescente pluralità di canali e mezzi e l’emergere di nuove professionalità richiedono di ripensare sia la regolazione, sia i sistemi di riconoscimento professionale economico e previdenziale, prevedendo interventi strutturali a sostegno del lavoro giornalistico (defiscalizzazione degli oneri sociali e contributi agli editori corrisposti in ragione dell’occupazione, dei fatturati e dei processi di innovazione adottati). La formazione digitale è continua e necessaria al fine di coltivare la presenza, già imponente, delle emittenti in Rete. Il Recovery Plan, su cui CRTV ha presentato un’articolata proposta di settore, dovrà guardare e tenere in debita considerazione anche questi aspetti.
Covid-19: la reazione dell’informazione radiotelevisiva. Riguardo all’effetto Covid, il settore radiotelevisivo lungi dallo svuotare le redazioni, ha promosso il lavoro agile, ha portato i giornalisti sul campo o a gestire i montaggi “da remoto” iniziando un percorso che ridurrà la “deskizzazione” della professione giornalistica (uno dei problemi ravvisati nel rapporto posto a consultazione): si è mantenuta la continuità del servizio, capitalizzando sulle scelte costruite nel tempo a livello di emittenti nazionali, e sulla imprescindibile funzione di presidio del territorio svolto dalle redazioni delle associate radiotelevisive locali. Ove continuasse l’emergenza ovviamente si porrà un problema di sostenibilità, che dovrà essere puntualmente monitorato nelle sue dinamiche.
Conclusioni e what next. Nelle conclusioni il rapporto ricorda che si svolgerà un nuovo ciclo di audizioni sulle proposte di policy da indirizzare a Governo e Parlamento sui temi del giornalismo e dell’informazione professionale. Le aree tematiche su cui verterà la discussione con gli stakeholders saranno, fra l’altro: riforma dell’accesso alla professione (incluso il coinvolgimento del sistema universitario); eliminazione della separazione tra figure professionali in regime di lavoro dipendente e autonomo, e riconoscimento di nuove figure professionali del web nella futura contrattazione collettiva; riforma della formazione continua; sostegno alla domanda di informazione professionale; riforma del sistema di finanziamento diretto e indiretto alle imprese di informazione; incentivi all’innovazione di prodotto e di processo nel sistema dell’informazione.