Siddi: informazione locale presidio di democrazia e civismo. L’informazione è in crisi ovunque nel mondo, ma a livello locale lo è ancora di più. Tutti i problemi che l’informazione “tradizionale”, ossia quella qualificata di editori e professionisti, soffre al tempo dell’informazione propagata in Rete sono amplificati a livello locale, dove il mercato dell’informazione “tradizionale”, ma anche l’online, fatica a produrre modelli business sostenibili. Queste le conclusioni generali dell’indagine conoscitiva sull’informazione locale condotta dall’ AGCOM. Al convegno di presentazione a Roma l’11 febbraio presso la sede dell’ANCI, presente oltre all’AGCOM, con vari rappresentanti fra cui il presidente Angelo Marcello Cardani, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria, Vito Crimi, oltre a diversi stakeholder del sistema. Per CRTV ha partecipato il Presidente Franco Siddi. L’offerta soffre, ma la domanda di informazione locale rimane altissima, e da questo bisogna ripartire perché l’informazione locale continui a svolgere la funzione di “presidio imprescindibile di democrazia e di civismo”, ha sottolineato il Presidente Franco Siddi. Si ricorda che all’indagine, avviata con delibera 310/16/CONS avevano contribuito l’Associazione TV locali e l’Associazione Radio FRT aderenti a CRTV attraverso un’audizione (sett. 2016) e producendo, lo scorso anno, una memoria informativa in risposta a quesiti specifici posti dall’Autorità.
Si dà credito all’AGCOM, servizio economico-statistico, dell’eccellente lavoro svolto: l’indagine, volta a mappare eventuali criticità a livello territoriale dal punto di vista del pluralismo informativo, delinea caratteristiche e dinamiche dell’offerta e della domanda di informazione locale in Italia attraverso una disamina approfondita dei sistemi territoriali. L’indagine, soprattutto, utilizza un insieme inedito di strumenti e fonti – fra cui l’analisi dei bilanci, i dati derivati dal ROC, le audizioni degli stakeholder, un’innovativa elaborazione delle audience locali inframezzo dei diversi brand informativi (la total audience informativa, mutuata dall’OFCOM), oltre a proporre un primo strumento di accountability del servizio pubblico anche a livello locale. L’analisi esamina a livello strutturale l’offerta di informazione locale (editori, marchi e mezzi), l’occupazione professionale (giornalisti), il consumo di informazione locale. Il corposo rapporto, cui si rimanda per i dettagli, si articola in tre parti: una generale, di analisi del mercato dell’offerta e della domanda di informazione locale con una disamina specifica del consumo di informazione del servizio pubblico; la seconda, contenente schede con informazioni di dettaglio relative a ogni singola regione italiana (numerosità e qualificazione delle fonti informative, anche in termini economici); in chiusura, la nota metodologica.
I numeri dell’informazione locale. Anticipiamo alcuni dati dal report:
- La domanda di informazione locale: più di 8 italiani su 10, l’86% dei cittadini si informa abitualmente su fatti locali. Nelle regioni caratterizzate da forti comunità locali con specificità culturali e/o linguistiche, quali la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige le percentuali sono prossime al 100% della popolazione locale (rispettivamente 98% e 96%), il dato più “basso è in Piemonte (78%)
- Il primato della tv: in 17 regioni su 20 la principale fonte di informazione locale è rappresentata da un canale televisivo, nelle tre restanti il primato è del quotidiano.
- Il servizio pubblico: la Rai, attraverso il TGR, risulta la più importante fonte di informazione locale in 14 regioni italiane. La testata regionale della Rai raggiunge valori molto elevati soprattutto nelle regioni in cui la programmazione è offerta anche in altre lingue, oltre all’italiano.
- La disponibilità di fonti informative a livello locale: tra le fonti informative stabilite nei diversi ambiti regionali (incluse quelle a diffusione nazionale e le testate online), spiccano per numero di imprese presenti la Lombardia e, in seconda battuta, il Lazio. Focalizzando, invece, l’attenzione sulle sole fonti a diffusione locale, è la Sicilia a registrare il maggior numero di imprese di informazione con sede nella regione, seguita dalla Puglia e dalla Lombardia
La ripartizione territoriale delle risorse giornalistiche, come prevedibile, ricalca tendenzialmente quella degli editori in base alla sede di stabilimento. Una forte differenza tra le due distribuzioni si riscontra in corrispondenza del Lazio, dove ha sede legale la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
Guardando al numero complessivo di risorse mediamente impiegate dalle imprese di informazione, i giornalisti rappresentano circa la metà dei dipendenti, anche se alcune regioni registrano valori inferiori (come nel caso del Lazio, 26%) o superiori (come Toscana e Liguria, 60%).
AGCOM, informazione locale, risultanze generali e criticità per il pluralismo
“La componente locale dell’informazione attraversa, per tutti i mezzi, una vera e propria emergenza: la riduzione del sostegno pubblico, il crollo del mercato pubblicitario (specie nella sua componente locale), e le difficoltà connesse alla necessità di riposizionamento in una fase di cambiamento tecnologico hanno spinto l’informazione locale in un angolo. Nonostante vi sia ampia domanda di informazione legata al territorio gli operatori locali, salvo rare eccezioni, stentano a trovare una propria collocazione e una sostenibilità economica nell’attuale sistema informativo” . Tali aspetti critici hanno riguardato in modo particolare i quotidiani: diverse testate sono state chiuse o acquisite da altri editori, riducendo di fatto il numero di voci informative disponibili sull’attualità locale in dati territori. Per l’informazione locale, in maniera più accentata dell’informazione in generale, il problema è soprattutto lato offerta, di sostenibilità dell’impresa informativa, non di domanda.
Riguardo alla professione giornalistica, l’Autorità ha osservato che “alcune criticità risultano amplificate a livello locale. Sotto il profilo economico, infatti, le piccole realtà locali sono maggiormente colpite dalla crisi, in quanto caratterizzate da strutture editoriali poco floride: ciò le rende più fragili nell’affrontare le intimidazioni, poiché non sono in grado di garantire una copertura ai giornalisti, né hanno una capacità economica tale da affrontare eventuali azioni legali”. Ossia il giornalismo appare più debole, precario ed esposto a livello locale.
Le criticità per il pluralismo. Obiettivo dell’Indagine è riscontrare l’esistenza di eventuali criticità dal punto di vista del pluralismo informativo a livello Locale. Al riguardo segnaliamo (e commentiamo) che l’indagine registra l’importanza del servizio pubblico radiotelevisivo a per l’informazione locale (prima fonte in 14 regioni su 20): una conferma dell’eccellenza del lavoro svolto dalle redazioni della Rai sul territorio soprattutto a tutela delle minoranze.
L’indagine conferma anche tuttavia l’importanza di una pluralità di fonti informative “altre”, di voci libere, del patrimonio identitario costituito dalle emittenti private, di imprese commerciali che accompagnino l’informazione del e sul territorio con servizi di comunicazione per le aziende locali. Al riguardo l’indagine indica criticità apparentemente opposte relative al pluralismo dell’informazione locale:
- la presenza di gruppi editoriali dominanti per pervasività sui diversi mezzi a livello locale (Trentino, Sicilia, Sardegna, Puglia Molise): la ricerca di economie di scala o di scopo tuttavia non appare biasimabile in un mercato dove molte imprese faticano a trovare una sostenibilità del business
- la progressiva desertificazione di editori locali in altre aree (le piccole come la Val d’Aosta dove sono pochi gli editori radio tv e manca un quotidiano, ma anche a es. la Calabria)
- l’analisi evidenzia anche la presenza di alcuni gruppi editoriali nazionali (Monrif, GEDI, Caltagirone, Tosinvest) che ricoprono un ruolo importante a livello locale, anche se ci sono elementi che diluiscono il peso informativo di queste posizioni.
L’importanza di promuovere le imprese più strutturate per offrire un servizio informativo è stata la battaglia che le radioTV locali associate a CRTV – attraverso l’Associazione TV locali e l’Associazione Radio Locali FRT – hanno portato avanti in sede di revisione del regolamento contributi spingendo per introdurre strumenti più selettivi.
L’indagine conferma infine che nonostante la Rete abbia abbassato le barriere di accesso e si siano moltiplicate le testate online, anche la Rete non è riuscita a produrre un modello di business informativo strutturato e sostenibile a livello locale.
AGCOM, informazione locale, il dibattito in sala.
Siddi: l’informazione è un bene pubblico, non bisogna aver paura di tutelarla
Sulle criticità e le possibili soluzioni si è articolato il dibattito in sala che sintetizziamo per alcuni interventi.
Cardani: la crisi dell’informazione al tempo del web. La crisi dell’informazione locale appare in realtà il sintomo di un problema più ampio. In questo senso l’intervento di apertura di Angelo Marcello Cardani, Presidente AGCOM, che ha puntato il dito sui “danni prodotti dal web al mondo dell’informazione” sia a livello delle aziende dell’informazione, gli editori, sia a livello dei giornalisti, “professionisti a rischio e con stipendi e stabilità inadeguati”. Il Presidente ha parlato di una tendenza globale e inarrestabile, che richiede strumenti e idee nuove per essere contrastata, a partire dalla domanda.
Crimi: ripartire dalla domanda e dagli Stati generali dell’editoria e dell’informazione. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’editoria Vito Claudio Crimi ha riconosciuto la crisi dell’offerta, ma a fronte ad una domanda in assoluta crescita, caratterizzata da una “ricerca spasmodica di iperconnessione” soprattutto attraverso quello che definisce il “primo accesso” social. Secondo il Sottosegretario l’offerta non ha saputo cogliere questo bisogno e ha trasposto il modello tradizionale sul digitale senza sfruttarne appieno le possibilità. Ha citato strumenti quali Telegram, con circa 40.000 iscritti, più dei lettori di un quotidiano nazionale, che sfruttano l’interazione. Secondo Crimi l’editoria locale, più di altri ambiti, può ricostruire il rapporto con l’utente (fra gli es. citati le gli spazi aggregativi creati dalle “social streets”). Sulle minacce ai giornalisti, il Sottosegretario ha citato due disegni di legge volti a rivedere le modalità di tutela dei giornalisti e delle fonti e ha accennato al tema delle edicole per dire che in legge di bilancio gli incentivi previsti hanno spostato il sostegno a valle della filiera informativa incentivi che fino ad oggi si sono concentrati sulla parte alta della stessa (gli editori). Il Sottosegretario ha ribadito infine il concetto, già espresso in altre occasioni, di voler convocare gli Stati Generali dell’informazione e dell’editoria, con la partecipazione più ampia possibile, magari anche corredati da una consultazione pubblica.
Siddi: non esiste informazione plurale senza imprese solide e occupazione qualificata. Un’informazione pluralistica anche a livello locale è il nerbo del sistema democratico e del tessuto di comunità; un bene prezioso, fondamentale, che come tale non bisogna aver paura di promuovere e tutelare: così il presidente di CRTV, dopo aver elogiato il lavoro svolto dall’Autorità. L’analisi prodotta conferma quanto ribadito da CRTV in tutte le sedi istituzionali, riguardo alla centralità dell’informazione locale, mezzo di prossimità e coesione sociale: da questa constatazione è nata la posizione delle associazioni delle TV locali e Radio FRT in tema di revisione del regolamento contributi in un’ottica più selettiva e meritoria “che deve mantenere una pluralità di voci indipendenti ma che abbiano la forza (economica, occupazionale, audience), di svolgere il servizio informativo”. Conferme dall’indagine vengono anche riguardo al ruolo svolto dal servizio pubblico a livello locale per garantire completezza dell’informazione e rappresentanza delle minoranze linguistiche. Sulle posizioni dominanti a livello locali rilevate dall’indagine il Presidente ha dichiarato di condividere la criticità in termini di valore (pluralismo), ma “non si può non considerare che nell’attuale contesto di mercato, economie di scopo e di scala hanno garantito la sostenibilità e quindi la sopravvivenza delle imprese di informazione anche a livello locale”. L’informazione in quanto bene pubblico non può prescindere infatti dalle componenti industriali e professionali che la qualificano. Sui giornalisti, che l’indagine ha confermato essere professionisti per cui il reddito, non più attraente, risultano esposti a minacce, precarietà e azioni di diffamazione per il Presidente serve investire in formazione e riqualificazione.
Morcellini, il valore dell’informazione a km zero. Nelle conclusioni, affidate al Commissario AGCOM Mario Morcellini, il professore ha dichiarato il duplice obiettivo dell’indagine conoscitiva: offrire una descrizione dello stato dell’informazione locale nelle sue varie dimensioni per poter delineare con cognizione di causa delle exit strategy alla crisi; non spetta all’Autorità scegliere le direzioni di intervento, ha ricordato, ma segnalare le criticità e vigilare affinché siano affrontate (ruolo di garanzia). Il professore ha efficacemente descritto l’importanza dell’informazione di prossimità, definita “a km zero”, che consiste anche nella possibilità di poter esercitare più direttamente la funzione di controllo da parte del pubblico spogliando alcuni dati dalla “nebbia” della percezione (es. numero di migranti presenti sul territorio). Il Commissario ha quindi concluso che bisogna essere espliciti sulla necessità di una politica di sostegno all’informazione, e in particolare all’informazione locale: “non sono accettabili tagli in un momento di crisi all’informazione, sono una provocazione alla storia e all’identità del Paese. E’ necessaria una politica attiva e selettiva per comparti”.