In data 25 gennaio Agcom ha pubblicato la delibera N. 3/23/CONS concernente il “Regolamento in materia di individuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo online di pubblicazioni di carattere giornalistico di cui all’art. 43-Bis della legge 22 aprile 1942, N. 633.
Si ricorda che le disposizioni sull’equo compenso degli sfruttamenti di pubblicazioni online discende dalle nuove norme inserite dalla direttiva sul copyright online della UE e che hanno inserito nel Tusma, fra l’altro la nuova versione (art. 43 bis della legge sul diritto d’autore).
La corposa delibera (98 pagine) contiene il precipitato del lungo processo di consultazione fra gli stakeholder del sistema (audita, fra gli altri anche CRTV, nell’agosto scorso) e le maggiori criticità e argomentazioni.
In quell’occasione CRTV ha indicato che le imprese associate hanno sempre utilizzato, nella loro attività informativa, le rassegne stampa come strumento di comunicazione e di promozione della carta stampata, sulla base di precisi accordi economici con gli editori; e che al tempo stesso, le medesime imprese radiotelevisive prodotto materiale editoriale originale, affiancandosi all’opera informativa delle testate giornalistiche. L’associazione è entrata nel dettaglio di singole e specifici quesiti e relativi alla base di calcolo dell’aliquota, ordine di rilevanza e peso dei criteri
L’audizione ha fornito anche l’occasione per richiamare l’attenzione dell’Autorità sulla professionalità e deontologia dei professionisti dell’informazione dei media “tradizionali”, l’ampia e rigida normativa che regola il settore, il pericolo costituito dalla viralità delle news online e la loro totale mancanza di responsabilità.
Il testo del regolamento è contenuto nell’allegato A, si sviluppa in 11 pagine, 15 articoli ed entrerà in vigore al trentesimo giorno dalla data di pubblicazione. È pubblicato inoltre (allegato B) la relazione dell’analisi di impatto della regolamentazione.
L’Autorità ha inoltre approvato, il 25 gennaio 2023, la delibera “Adozione delle linee guida finalizzate all’attuazione dell’articolo 7-bis del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28 in materia di “sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”. La delibera, il cui testo deve ancora essere pubblicato sul sito dell’Autorità, fornisce una risposta alla crescente preoccupazione legata alle pratiche digitali di giovani e giovanissimi, come emerso, tra l’altro, nella consultazione pubblica, indica il comunicato.
Le Linee Guida, non si applicano alla clientela di tipo business, e prevedono che i fornitori di servizi di accesso ad Internet (ISP, Internet Service Provider), sono tenuti a predisporre sistemi di parental control (SCP), ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco di contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto.
Nelle Linee guida l’Autorità fornisce un preliminare elenco delle principali categorie soggette al filtro, tra cui Contenuti per adulti, Gioco d’azzardo/scommesse, Armi, Violenza, Odio e discriminazione, Promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche, Anonymizer, Sette. Su questi contenuti, la funzionalità minima deve includere almeno il blocco dei domini e siti web ospitanti contenuti oggetto di filtro. Inoltre, in base alle Linee guida, i sistemi di controllo parental devono essere inclusi e attivati nelle offerte dedicate ai minori.
Sulle altre offerte, i SCP devono essere resi disponibili e attivabili/disattivabili da parte dei titolari del contratto ossia maggiorenni identificabili che esercitano la potestà genitoriale sul minore. In base alle Linee guida i sistemi di controllo parentale devono essere offerti dagli ISP gratuitamente ai consumatori e senza costi correlati all’attivazione, alla disattivazione, alla configurazione o al funzionamento degli stessi e gli ISP sono tenuti a pubblicare sui propri siti web guide chiare ed esaustive per l’utilizzo dei SCP, insieme alla documentazione contrattuale.
CRTV è intervenuta con un proprio contributo alla consultazione su questo regolamento, la scorsa primavera, segnalando la necessità di prevedere misure analoghe al parental control delle emittenti e di recente all’interno del Comitato Media e Minori, costituito presso il MISE, al quale CRTV partecipa, si è indicato di affrontare il tema in un’ottica di sistema: dalle prime evidenze del comunicato tali istanze appaiono accolte. Si ricorda che il primo codice di autoregolazione in materia è stato adottato dell’emittenza televisiva privata nel 1993 e nel tempo i broadcaster hanno costruito una serie di strumenti a tutela dei minori – tra cui fascia protetta, e segnaletica.