L’impatto strutturale di piattaforme e servizi online. Nella relazione annuale 2023, il Presidente Agcom Giacomo Lasorella, come di consueto, ha informato il Parlamento sull’attività svolta e programmatica dell’ultimo anno solare. Il 2023, segna anche l’ingresso nel 26esimo anno della prima autorità convergente europea, e non a caso appare caratterizzato dall’accresciuta consapevolezza dell’impatto dei nuovi servizi internet e delle piattaforme online anche a livello UE (dopo le direttive della precedente legislatura, i regolamenti dell’attuale). Ad essi il Presidente dedica lo spazio finale del suo intervento, dove constata l’esistenza di tre fattori che stanno “stravolgendo l’assetto dei mercati, influenzando anche il pluralismo informativo” e che caratterizzano servizi e operatori: “l’elevatissima concentrazione in capo a pochi player globali dei relativi mercati; l’acquisizione e il controllo di enormi quantità di dati individuali (di utenti, consumatori, lettori), gestiti normalmente attraverso l’intelligenza artificiale; il crescente predominio sul mercato pubblicitario delle piattaforme che li gestiscono”.
Il Presidente ha aggiunto che la posizione di assoluto rilievo anche quali aggregatori e indicizzatori di informazioni, le rende potenzialmente dominanti nel mondo dell’informazione digitalizzata […] veri e propri gatekeeper di accesso all’informazione in rete, non solo per i cittadini, ma anche per gli editori online, che sempre di più dipendono da essi per raggiungere gli utenti. Il riferimento, esplicito, è ai motori di ricerca, i social network e le piattaforme di condivisione di video gestiti dai grandi player globali, che richiedono al regolatore un costante e sistematico monitoraggio, nonché l’adozione di iniziative, anche di tipo regolamentare, finalizzate ad accrescere la trasparenza del sistema dell’informazione online e ad assicurare una più efficace tutela dei minori (si v. discorso del presidente). Di seguito riprendiamo alcuni dati relativi aimercati radiofonici e televisivi all’interno della relazione.
I ricavi radio e TV. Le prime evidenze relative ai settori di nostra rappresentanza indicano per la tv una sostanziale tenuta dei ricavi totali (-0,3% rispetto al 2021, da 8.007 milioni di euro nel 2021 a 7.981 nel 2022) risultato del bilanciamento di tendenze contrapposte delle diverse tipologie di ricavi: andamento negativo della raccolta pubblicitaria – che perde il primato fra le fonti di finanziamento – e delle offerte a pagamento su digitale terrestre e satellitare compensato dalla crescita della componente online della tv a pagamento.

Le risorse complessive restano al di sotto dei livelli pre-Covid, del resto permangono impatti significativi sull’economia da fattori esogeni al nostro mercato (es. guerra in Ucraina). Ma forse l’evidenza più significativa è l’andamento del mercato pay: a fronte del mantenimento della quota maggioritaria dei ricavi complessivi da parte della tv in chiaro (60% circa nel 2022), la pay “tradizionale” perde terreno (-19%) rispetto all’ascesa delle offerte a pagamento su web (S-VOD, EST e T-VOD), +40% negli ultimi 5 anni.


Per la radio si conferma la ripresa dei ricavi complessivi dalla flessione post Covid, anche se il mercato rimane ancora al di sotto del picco del 2019, che vedeva 5 anni di crescita costante. I ricavi pubblicitari rimangono la componete prevalente del settore, con 455 milioni di euro per il 2022, e un’incidenza del 75% sui ricavi totali.

NB: si segnala che per entrambi i settori i dati dell’ultimo triennio risultano ricalcolati dell’Autorità rispetto a quelli pubblicati lo scorso anno.