A valle della condivisione social e algoritmica dei flussi informativi, soffre l’informazione professionale e si incrina il rapporto dei giornalisti con il pubblico: il 70% degli italiani pensa che i giornalisti facciano poco per veicolare un’informazione corretta e professionale, 58,8% li vede addirittura orientati a generare traffico piuttosto che corretta informazione. E’ quanto emerge dal nuovo Rapporto Agi-Censis “I professionisti dell’informazione nell’era trans-mediatica: grado di fiducia, elementi critici e attese degli italiani”, basato su interviste a un campione rappresentativo della popolazione italiana. Il rapporto è stato presentato nell’ambito di un convegno a Milano, presenti, oltre al Presidente Censis Giuseppe De Rita e il direttore Agi Mario Sechi anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’Editoria Andrea Martella, che con l’occasione ha illustrato alcuni aspetti del Piano Editoria 5.0 (si v. ).
Ma è nell’informazione professionale, autorevole, rigorosa, responsabile affiancata a un maggiore dialogo con il pubblico che gli italiani ripongono le speranze per il futuro: 69% degli intervistati è infatti convinto che “la capacità di raccontare, la completezza, il pensiero critico, la serenità di giudizi” siano prerogative esclusive dei giornalisti e il 52,7% ritiene che la navigazione casuale in internet non possa sostituire la lettura sistematica di un quotidiano. Alla consapevolezza (77,8%) e la conoscenza del pericolo fake news in rete (oltre il 50% degli intervistati dichiara di aver dato credito a notizie false circolate online), specialmente in materia sanitaria (vittime 9 milioni di italiani secondo le proiezioni sulla popolazione dalle interviste), si aggiunge un sano disincanto nei confronti delle meravigliose sorti dell’intelligenza artificiale applicata all’informazione senza la mediazione dei giornalisti (positivo solo il 14% degli intervistati, inquietante per il 43%), se non per ambiti specifici – es. previsioni del tempo, borsa, eventi sportivi e risultati elettorali, per la componente legata al calcolo.
L’informazione ai tempi della vendita delle notizie online ha minato in parte il rapporto con il giornalista, che deve agire per un recupero reputazionale, e i mezzi tradizionali (soprattutto la stampa) dice il Rapporto. Ma permane ed evolve la domanda sociale di informazione di qualità che utilizzi nuove forme di dialogo (es blog, communities online), brand riconosciuti e affidabili, specializzata – il 59% degli intervistati è interessato alla possibilità di ricevere notizie che rientrino nella sfera dei propri interessi specifici: crisi dell’informazione per come la conosciamo, ma al tempo stesso, grande opportunità per professionisti e editori.
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ALLEGATO