La Francia si conferma come uno dei paesi meno “morbidi” con i giganti online d’oltreoceano e il modo in cui essi gestiscono la privacy dei loro utenti europei.
Ancora una volta Google deve sottomettersi, infatti, al provvedimento di una Autorità francese, il CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés, che si occupa non solo della protezione dei dati personali, ma in generale della tutela dei cittadini francesi in ambito informatico) che l’aveva pesantemente sanzionata a causa della “vaghezza” delle informazioni date agli utenti in tema di privacy, affermando anche che Google non raccoglieva in modo valido il consenso per il trattamento dei dati allo scopo di personalizzare le pubblicità. Il tutto in relazione ai servizi resi dal gigante di Mountain view con il sistema operativo Android, diffusissimo nei cellulari di tutto il mondo.
Il Consiglio di Stato francese, con decisione del 19 giugno 2020, ha confermato la sanzione da ben 50 milioni di euro (la più alta in Europa per la violazione di norme del GDPR), comminata per tale motivo a Google. È stata respinta la difesa dell’azienda sanzionata, che voleva sostenere l’incompetenza della Cnil, essendo la responsabilità dei servizi ascrivibile a Google Ireland (con conseguente competenza del Garante irlandese). In realtà, all’epoca dei fatti, secondo la Corte francese, le decisioni che hanno condotto alla sanzione erano assunte dalla sede centrale della Società in USA. Non avendo pertanto Google, a quel tempo, uno stabilimento europeo ai sensi dell’art. 56 del GDPR, non vi era una “Autorità capofila”, competente in via esclusiva ad applicare il regolamento. Valeva quindi il principio di cui all’art. 55 del GDPR, e ogni Autorità era competente a sanzionare le violazioni del Regolamento avvenute a danno dei cittadini del proprio Stato.
La vicenda è degna di nota sia per l’ammontare della sanzione, sia per l’importanza che, sempre di più, la privacy sta assumendo nell’ambito della telefonia mobile, attraverso la quale passa ormai una quantità non trascurabile di contenuti, compresi quelli audiovisivi. I Giudici francesi hanno significativamente stabilito che rispetto a tale ambito, e ai rischi per la riservatezza che esso comporta, i grandi operatori on-line non possono sfuggire alle regole che disciplinano la generalità delle imprese europee.