A distanza di un anno dalla prima azione, l’AGCM si esprime di nuovo sulla pubblicità occulta in rete. Il nuovo richiamo dell’Autorità sull’influencer marketing nei social media si concentra su blogger e influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo raccomandando loro di utilizzare strumenti che favoriscano la riconoscibilità dell’intento commerciale di una comunicazione “perché il divieto di pubblicità occulta ha portata generale” recita la nota pubblicata il 6 agosto .
L’Autorità ha ricordato i criteri generali di comportamento e ha chiesto che “la finalità promozionale, ove sussistente, in relazione a tutti i contenuti diffusi mediante social media, sia sempre chiaramente riconoscibile attraverso l’inserimento di avvertenze, – quali, ad es , #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #prodottofornitoda; diciture alle quali far sempre seguire il nome del marchio”. Nel proprio intervento del 2017, l’Autorità aveva sollecitato tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel fenomeno a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo.
La risposta al primo intervento è stata positiva, constata l’Autorità “si è osservato un maggior utilizzo di hashtag e riferimenti idonei a rivelare la natura pubblicitaria delle comunicazioni” che ha rilevato anche un’evoluzione degli strumenti disponibili sui social network per gli influencer e i brand. Tuttavia il fenomeno – consistente nella diffusione su blog, vlog e social network (come Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace) di foto, video e commenti da parte di blogger e influencer che mostrano sostegno o approvazione (endorsement) per determinati brand – è sempre più diffuso e rappresenta ormai “una modalità consolidata di comunicazione, generando un effetto pubblicitario”. “In ragione dell’ampiezza e del proliferare dei contenuti sui social network, l’Autorità continuerà a monitorare il fenomeno adottando le misure valutate di volta in volta più opportune per contrastarlo” conclude la nota. Il tema della trasparenza, riconoscibilità e riferibilità dei marchi ai contenuti online veicolati sui social media si pone anche fortemente per i brand, come provano le questioni sorte intorno alle sponsorizzazioni – vere, fittizie o inconsapevoli – di influencer molto controversi come ad esempio PewDewPie. La questione in parte si sovrappone a quello delle fake news, come del resto individuato anche all’interno del Tavolo istituito all’AGCOM sulla disinformazione che ha dedicato al tema della disinformazione commerciale un seminario. Il tavolo è presidiato anche da CRTV presente nei 5 sottogruppi di lavoro.