L’Associazione Produttori Televisivi- APT cambia nome, si chiamerà APA (Associazione Produttori Audiovisivi), ma soprattutto, con il 1^ Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale, documenta “l’anno zero della storia di crescita del settore” nelle parole del Presidente Giancarlo Leone. 1 miliardo il valore generato dalla produzione nel 2018, previsto in crescita nei prossimi anni, maggiore internazionalizzazione del settore (co-produzioni, ma anche apporti societari), conferma della solidità dell’offerta televisiva generalista e sviluppo degli operatori SVOD e OTT: queste le principali tendenze presentate in un convegno a Roma il 12 marzo: al panel comprendente Fabrizio Salini (Rai), Alessandro Salem (Mediaset), Nicola Maccanico (Sky) per CRTV ha partecipato il Presidente Franco Siddi. L’incontro è stato chiuso dall’intervento della Senatrice della Lega Lucia Borgonzoni (Sottosegretario Mibac).
L’intervento di Franco Siddi si è concentrato sull’importanza di fare sistema e sul ruolo centrale della televisione: “il settore ha bisogno di contenuti originali di qualità, anche per la proiezione estera” ha detto Siddi, che ha aggiunto che a fronte di un sistema che appare svilupparsi online, per consumi, ma meno per investimenti, “un ruolo pivot, è tuttora giocato dalla televisione, in primo luogo da quella generalista, che ha mantenuto livelli di investimenti sostenuti in produzione originale durante la crisi economica e che per prima ha creduto e investito nella produzione uscendone”. Il Presidente ha accennato che l’inasprimento delle quote previsto dalla Legge Franceschini genera criticità per i broadcaster e che si sta cercando una composizione ragionevole delle posizioni: “abbiamo interesse che il sistema tutto trovi un consolidamento, fare sistema significa crescere tutti”. La televisione crede e investe nella produzione originale, ha aggiunto Siddi “nonostante in questa fase ci siano ingenti costi tecnologici e industriali da affrontare per il digitale terrestre di seconda generazione”.
Negli altri interventi l’AD di Rai Fabrizio Salini ha affermato che lo spirito del piano industriale appena varato è di porre al centro la produzione originale con 10 direzioni di prodotto trasversali alle reti. DI queste solo due sono già operative (documentari e format). Alessandro Salem Direttore Contenuti Mediaset, ha sottolineato il rinnovato impegno della propria azienda di investire sul prodotto originale, soprattutto seriale, con un nuovo responsabile della fiction. Il direttore ha anche indicato che la sfida per la produzione è a livello globale, e che sarebbe utile allargare le maglie del tax credit i (es. la controllata Taodue non vi può accedere), anche in un’ottica di incremento delle coproduzioni internazionali. Per Nicola Maccanico Executive VP area programming di Sky, la partita si gioca sul contenuto locale, anche nel momento in cui l’operatore si “globalizza” con l’acquisizione di Comcast: l’elemento distintivo per l’operatore pay infatti non è solo qualità e varietà dei contenuti, ma anche la loro esclusività. È importante inoltre lavorare su percezione e rapporto con il proprio pubblico che deve conoscere l’offerta e deve poter accedere ai contenuti in un rapporto di “content discovery” semplice: in questo un ruolo importante lo giocano la tecnologia – es. SkyQ che permette di unire fruizione lineare e on demand su vari terminali – ma anche l’offerta lineare e gli ascolti sul DTT.
Lucia Borgonzoni, sottosegretaria MIBAC con delega per il cinema e l’audiovisivo ha accennato ai lavori del tavolo di attuazione del “decreto Franceschini” sulle quote e il tax credit, da lei coordinato che sta giungendo ad una composizione “dove tutti gli stakeholder hanno fatto un passetto indietro per compiere un passo avanti”. Il lavoro è in dirittura di arrivo e a giorni i risultati saranno resi pubblici. Sul tax credit la criticità resta il riparto. Per la Borgonzoni il settore ha bisogno di “norme più smart, flessibili e meno di dettaglio” e di investire sul Made in Italy e l’internazionalizzazione. Ha accennato alla volontà di dare maggiore visibilità alla produzione italiana all’estero, ad es. nei festival. Tra i prossimi impegni ha accennato alla definizione di “opera di espressione originale italiana” (in attuazione della Legge Franceschini); e alla volontà di allargare i tavoli anche agli operatori OTT (Netflix, che nominerà un rappresentante italiano).
I principali dati anticipati del Rapporto (le singole ricerche che lo compongono verranno pubblicate nelle prossime settimane) documentano:
- la ripresa del mercato audiovisivo: 9,9 miliardi i ricavi complessivamente attribuibili nel 2019, in aumento negli anni a venire quando si prevede di raggiungere nuovamente i livelli pre-crisi; la crescita sarà guidata dall’online, ma la televisione, sostanzialmente stabile, manterrà una quota ampiamente maggioritaria;
- crescita delle co-produzioni internazionali: dai dati delle prime 50 società di produzione (bilanci 2017) il valore ha raggiunto circa 900 milioni di euro (898), con un incremento di circa il 40% rispetto al 2013 e l’aumento dei titoli in lavorazione: 25 previsti nel triennio 2018-2010 rispetto ai 10 del triennio precedente; l’interesse dall’estero va oltre la co-produzione, con fusioni e acquisizioni importanti, lo sviluppo della committenza OTT (ancora marginale, ma anch’essa in crescita) e gli acquisti di prodotto italiano;
- su 1 miliardo di euro di valore della filiera produttiva, la televisione conferma la sua centralità, con un apporto complessivo valutato al 71-72% sommando i generi fiction, intrattenimento, documentari, animazione e altri; film e sala pesano per 26-28%, OTT solo per il 2%;
- il servizio pubblico si conferma soggetto principale negli investimenti nel settore della produzione audiovisiva e in termini di programmazione di serialità, dove raggiunge la quota del 75% di primi passaggi televisivi;
- aumenta il contributo del tax credit che pesa per 60 milioni di euro, circa il 15%, sui budget delle fiction;
- la produzione è elemento strategico nei palinsesti TV: dall’analisi dei generi televisivi (comprensivi dei prodotti internazionali) nei palinsesti delle principali reti generaliste emerge la significativa presenza dei “generi APA” in daytime (serie, film, documentari, intrattenimento, animazione) e maggioritaria in prime time (52%) e nella fascia preserale (49%);
- per l’intrattenimento è strategica la produzione indipendente esterna: 61% in prime time, 46% in daytime.
APT cambia il nome in APA “per meglio rappresentare i cambiamenti e gli sviluppi in atto della filiera del sistema audiovisivo” ha dichiarato il Presidente Giancarlo Leone. Nel nuovo logo accanto a fiction e film appaiono documentari e animazione e APA si dichiara “l’associazione maggiormente rappresentativa dei produttori indipendenti audiovisivi nei confronti delle Istituzioni e delle emittenti televisive”. Il Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale, alla sua prima edizione, sostenuto dalla Direzione Generale Cinema del Mibac e Istituto Luce Cinecittà, è basato sul contributo di diversi istituti di ricerca – E-Media per la valorizzazione del settore, Symbola per la valutazione censuaria di imprese e addetti, OFI (fiction), Geca Italia (programmazione Tv) e Ce.R.T.A. (intrattenimento) – e ha l’ambizione di monitorare il settore con rilasci periodici.