E’ di questi giorni la notizia che la BBC ha ritirato i propri podcast dalle piattaforme distributive di Google (Google Search, Google Assistant and the Google Podcasts). La BBC he deciso di rendere tali podcast accessibili sulla app proprietaria BBC Sounds, e disponibili su altre piattaforme un mese dopo la loro pubblicazione.
I podcast di musica, programmi (esclusi, sembrerebbe per ora le news) ma anche l’archivio di effetti sonori caricati sulla app sono ora contenuti esclusivi di BBC Sound. Lanciata nell’ottobre 2018 la app (che sostituisce e rinnova una precedente) conta oggi oltre 1,8 milioni di utenti che l’hanno scaricata (dati dal Piano annuale 2019/20, appena pubblicato).
Una pagina di domande e risposte (FAQ) spiega i motivi di questa mossa, fra cui, principale, rispettare i termini e le condizioni previste nella “BBC’s Distribution Policy”. Tali condizioni prevedono che i contenuti siano resi disponibili al pubblico più ampio , cosa che non accade attraverso alcuni servizi Google, in particolare Google Podcast e Google Assistant (Google Home) da cui non sono accessibili direttamente.
Questo della disintermediazione operata dalle piattaforme online più diffuse e dai nuovi servizi di assistenza vocale è tema cruciale, che ripropone un aspetto che nella discussione del copyright non è stato forse tenuto in dovuto conto: per i distributori dei contenuti, oltre alla remunerazione, è importante la visibilità (prominence), ma anche accedere ai dati generati dagli utenti durante la fruizione, essenziali per la costruzione di palinsesti e prodotti. Il valore strategico dei dati, ai fini della monetizzazione, ma anche della profilazione per lo sviluppo di servizi e prodotti è fattore competitivo cruciale, anch’esso, troppo spesso retaggio esclusivo dei maggiori OTT, come CRTV non ha mancato di sottolineare in tutti gli interventi istituzionali che hanno posto il problema della concorrenza e del level playing field con le multinazionali del web.
BBC Sounds: la app corre da sola, anzi no. BBC continua ad investire nella app BBC Sounds, introducendo nuove funzionalità quali la messa in pausa, rewind e riascolto da dove si è interrotto anche degli streaming live (live restart), oppure l’autopla,y ossia la messa in fila dei podcast di episodi successivi di una serie per l’ascolto ininterrotto, oltre a raccomandazioni e messa in fila anche per il catch up. Entrambi sono aggiornamenti previsti per utenti IOS e Android. Allo studio ci sono altre funzionalità quali track now playing, informazioni sui programmi live, la catalogazione dei contenuti live per categorie, oltre a supporti specifici studiati per CarPlay (IOS), Android Auto and Chromecast.
La strategia dell’emittente pubblica per BBC Sounds è di correre da sola quindi, spingendo e capitalizzando direttamente sul proprio marchio e le proprie funzionalità; ma anche di proporsi come app di riferimento per i podcast di altre radio. L’ambizione è confermata nel piano annuale, ma ad oggi le trattative, aperte con i maggiori operatori, non si chiudono: le emittenti radiofoniche commerciali appaiono reticenti ad unirsi alla piattaforma, per ragioni, probabilmente, di opportunità (competitor) e visibilità. Anche questo è un tema importante per il futuro della radio, che passa anche da una oculata distribuzione e dalla ricerca di una massa critica dell’offerta nazionale online.
Radioplayer. Più in discesa il percorso dell’altra iniziativa radiofonica del broadcaster britannico, Radioplayer, aggregatore e piattaforma tecnologica condivisa per la fruizione del DAB, tecnologia che nel Regno Unito vanta il primato di consumo (uno switch off “de facto” attuato dagli ascoltatori ancor prima di una congrua copertura del segnale e diffusione dei terminal): è questa tuttavia una vera e propria partnership, che a breve verrà replicata in Italia su iniziativa di Rai.