Quale impatto per il settore radiotv? Ricorrono i due anni dalla Brexit e il primo ministro inglese Boris Johnson annuncia un progetto di legge “Brexit Freedom Bill” per porre fine allo status speciale del diritto dell’UE nell’ordinamento inglese (nota stampa). Dal sito del governo è accessibile anche un documento programmatico con le linee generali per settore che riguardano, fra gli altri, il digital e la cultura, e che dovrebbero portare a emendamenti/disapplicazione delle norme sulla protezione dei dati, sui servizi S-VOD e nuove regole per il calcio. I toni del comunicato sono propagandistici “Molte leggi dell’UE sono state mantenute dopo la Brexit come un compromesso disordinato tra 28 diversi Stati membri dell’UE e spesso non riflettevano le priorità o gli obiettivi del Regno Unito, né in molti casi hanno ricevuto un controllo sufficiente nelle nostre istituzioni democratiche. Dopo aver riguadagnato la nostra indipendenza, ora possiamo garantire che i nostri regolamenti siano adattati alle esigenze del Regno Unito”. L’annuncio segue l’impegno di Capodanno del Primo Ministro di andare “più lontano e più velocemente nel massimizzare i benefici della Brexit nel 2022” in linea con la campagna intergovernativa per tagliare 1 miliardo di sterline di burocrazia per le imprese e migliorare la regolamentazione. Attualmente nel Regno Unito il diritto UE pre-2020 rimane come legacy (misura ponte).
Un nome, un programma. Il governo indica una criticità, ossia che, secondo le norme attuali, la riforma e l’abrogazione della normativa UE richiederebbe diversi anni per la necessità di una legislazione primaria anche per cambiamenti di lieve entità e tecnici. La nuova legge interviene pertanto per garantire che le modifiche siano apportate per accelerare il processo e sfruttare più rapidamente le “libertà della Brexit” (da cui il nome del progetto di legge): “nonostante la nostra uscita dal blocco, le leggi dell’UE emanate prima del 1° gennaio 2020 continuano ad avere la precedenza nel nostro quadro nazionale. Questo non è compatibile con il nostro status di paese sovrano e indipendente e il governo gli porrà fine il prima possibile”.
Operativamente, si dichiara che le norme UE sono al momento esaminate da parte di funzionari governativi sotto il profilo dei vantaggi per il Regno Unito, e che presto il governo renderà pubblico il catalogo di quelle sotto scrutinio. Per il nostro settore nella nota stampa rilevano i cenni relativi ai dati e intelligenza artificiale nella parte in cui si dichiara la necessità di muoversi in modo più “rapido e agile per regolamentare i nuovi mercati digitali e l’IA” e creare un regime di diritti sui dati “più proporzionato e meno oneroso rispetto al GDPR dell’UE”. Ma oltre all’annuncio, è pubblicato un nuovo documento politico “I vantaggi della Brexit: come il Regno Unito beneficia dall’uscita dall’UE” che illustra come il governo intenda trasformare il Regno Unito nell’”economia meglio regolamentata del mondo”. Riprendiamo due estratti direttamente rilevanti per il nostro settore.
Cultura (pag. 65-66). Una cultura e un’industria culturale fiorenti e settori sportivi competitivi, questa è la visione propugnata: i settori della cultura, dei media e dello sport (industrie creative) hanno un ruolo fondamentale nell’economia del Regno Unito, contribuendo con 115,9 miliardi di sterline nel 2019 e generando 2,1 milioni di posti di lavoro, recita il documento. Tali settori “rendono il Regno Unito un luogo ideale in cui vivere e lavorare e svolgono un ruolo prezioso nell’investire in talenti locali e attrarre le migliori competenze dall’estero”. Per raggiungere gli obiettivi dettati da questa visione si propongono:
- Standard equivalenti in qualunque modo si guardi la televisione. “Stiamo valutando se allontanarci dalle disposizioni UE sulla regolamentazione dei contenuti di video on demand, per rafforzare la protezione del pubblico e portare la regolamentazione più in linea con gli standard di trasmissione del Regno Unito. Si intende garantire che gli spettatori del Regno Unito possano accedere ai contenuti con la certezza che vengono applicati standard equivalenti indipendentemente da come essi guardano la televisione. Esiste una consultazione al riguardo (agosto 2021) “intesa a livellare il campo di gioco tra le emittenti tradizionali e i servizi di streaming di video on demand”. Andando a vedere i dettagli della consultazione, tuttavia, si dichiara l’intento di allineare, soprattutto per i temi relativi alla disinformazione, la normativa dei servizi streaming a quella delle emittenti radiotelevisive, andando oltre il dettato minimo proposto all’interno della nuova SMAV.
- Rimozione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE dal diritto radiotelevisivo. A seguito del recepimento della direttiva sui servizi audiovisivi e media, la legislazione del Regno Unito fa attualmente riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. È intenzione del governo sostituire la definizione della UE nel Communications Act 2003 con un riferimento specifico al Regno Unito “per le preoccupazioni sull’effetto “chilling” che tale riferimento ha sulla libertà di espressione”.
- Offrire un sistema normativo innovativo leader a livello mondiale per il calcio. Il governo, in linea di principio, ha accettato la richiesta di prevedere un nuovo regolatore indipendente per il calcio inglese. Il nuovo regime introdurrebbe un nuovo sistema di regolamentazione per garantire la sostenibilità del calcio inglese a lungo termine tutelando al tempo stesso gli interessi dei tifosi.
Digital (pag. 40-41). Nel capitolo “economia digitale” del documento si parla di creare un hub favorevole all’innovazione basata sull’utilizzo dei dati e l’intelligenza artificiale. Si forniscono dei dati: “l’economia digitale del Regno Unito è fiorente, con 26 miliardi di sterline investiti nel 2021, il 35% dell’investimento totale in tecnologia in tutta Europa. Anche il numero di “unicorni tecnologici” del Regno Unito è cresciuto in modo significativo lo scorso anno, vedendo altre 29 società valutate oltre $ 1 miliardo”. E si indicano dei partner preferenziali “Oltre 83 miliardi di sterline di esportazioni del Regno Unito verso i nostri paesi prioritari per il 2022, Stati Uniti, Australia, il Dubai International Finance Centre, la Repubblica di Corea, Singapore e la Columbia parnership sostenute dai flussi di dati”. Si reclama un approccio pro-innovazione “più agile e più leggero di quello adottato dall’UE”. E si fa riferimento al Piano per il Regolamento digitale posto a consultazione la scorsa estate dove si propone un regime pro-concorrenziale. Un regime, anch’esso, volto a rappresentare un approccio “più flessibile e mirato rispetto a quello in essere adottato dall’UE con obblighi su misura per le singole aziende e attività”. Anche in questo caso, si ricorda che CRTV aveva raccontato la creazione di una unità di lavoro dedicata (DMU) alla regolazione dell’ambiente digital presso la Competition Market Authority che si allineava alle normative più avanzate in materia (es. regime australiano).