La fine dello star system nell’era “biomediatica”. Secondo il Rapporto la personalizzazione dei consumi in un contesto comunicativo inflazionato, lo scardinamento delle gerarchie tradizionali dei mezzi e dei percorsi di accesso alle informazioni segnano inequivocabilmente l’ingresso in quella che viene definita l’“era biomediatica”, era in cui i media tendono a diventare indistinguibili dalle esistenze delle persone che li utilizzano. Il risultato più evidente è la corrosione dell’immaginario collettivo e la perdita di fascinazione degli “eroi”, intesi come modelli proiettivi, “non più star ma meteore in un perpetuo casting personale di massa”.
Radio e TV centrali nel sistema “meticcio” dei media. Dal Rapporto risulta una centralità diversa dei media audiovisivi nel contesto digitale e connesso, una centralità ibrida (“meticcia”) spinta dalla personalizzazione dei consumi e della comunicazione: si tratta di una ibridazione naturale, senza soluzione di continuità, feconda in un sistema in rapida evoluzione.
Nel 2018 la televisione registra una leggera flessione di telespettatori: la tv digitale terrestre e la tv satellitare tuttavia restano centralissime, attestandosi, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani. Entrambe cedono il 2,3% di pubblico nell’ultimo anno. Ma il calo delle loro forme di diffusione più tradizionali si deve leggere nel contesto internet: ad es. web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno). “L’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno dei cambiamenti più rilevanti del 2018: in un anno gli italiani che guardano i programmi delle piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30” recita il comunicato. Analogamente per la radio, che nonostante rimanga analogica nella sua diffusione, è ampiamente digitale e social nei consumi e all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media: complessivamente i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani. La radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), l’autoradio 2,5 rispetto allo scorso anno con il 67,7% di utenza; ma la flessione è compensata dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet via pc (17% degli italiani) e soprattutto smartphone (20,7%, +1,6% rispetto allo scorso anno).
Il calo dell’editoria cartacea. In questa ibridazione perdono salienza i mezzi via stampa, soprattutto quotidiani e libri (un po’ meno i periodici), il cui calo appare assolutamente non compensato dalle versioni online o elettroniche (e-book), in crescita ma residuali. Un trend quest’ultimo legato non tanto alle nuove piattaforme, utilizzate ampiamente dall’editoria, ma ai germi di una trasformazione comunicativa che privilegia i messaggi brevi e audiovisivi alla complessità del testo scritto. Un valore, questo della gestione del pensiero articolato e complesso, che forse rischiamo di perdere. E’ quanto sembra trasparire dal commento sociologico ai risultati del rapporto nella parte in cui si fa riferimento alla necessità di sottoporsi ad una dieta mediatica variata, per attivare capacità (e facoltà critiche) diverse.
Internet e social, chi scende e chi sale. Per quanto riguarda Internet gli italiani che lo utilizzano salgono al 78,4% (+3,2% rispetto allo scorso anno), via smartphone sono il 73,8% (+4,2%). 72,5% sono utenti dei social network (era 67,3% lo scorso anno). Più della metà della popolazione usa i due social network più popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Sale Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (55,2% tra i giovani), scende Twitter (al 12,3%). Aumentano gli utenti di WhatsApp: il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30.
Il divario generazionale. Nel sistema della comunicazione digitale allargato ad internet permane tuttavia una cesura generazionale: tra gli under 30 la quota di utenti di internet supera il 90%, 42,5% tra gli over 65; per quanto riguarda i social: più del 70% dei giovani è iscritto a Facebook e usa YouTube, contro circa il 20% degli anziani. Quasi il 47% dei giovani guarda la web tv, contro appena il 9,5% dei secondi. Oltre il 35% dei giovani ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, solo il 4% degli anziani. Più della metà dei giovani consulta i siti web di informazione, appena un quinto degli anziani.
Centralità di Radio e TV nell’informazione. Il rapporto, probabilmente a valle del clamore generato dai casi di fake news e di violazioni della privacy dei cittadini a fini elettorali (caso Cambridge Analytica) registra rispetto allo scorso anno un aumento della fiducia accordata all’informazione radiofonica e televisiva: i tg rafforzano la loro funzione, la loro utenza passa dal 60,6% del 2017 al 65% del 2018, sono numerosi gli utenti delle tv all news (22,6%) e dei giornali radio (20%), mentre è in calo la Rete – nell’ultimo anno Facebook ha subito una battuta d’arresto -9,1% di utenza a scopi informativi, ma il calo colpisce anche Twitetr, -3% e i motori di ricerca -7,8%, anche fra gli under 30. Una conferma importante la televisione, telegiornali e canali all news e la radio rimangono soprattutto i luoghi dell’informazione dove si continua anche nella età giovane a mantenere un’affezione e un’attenzione. Nella comunicazione politica viceversa gli italiani si dividono tra fautori e detrattori in merito al ruolo svolto dai social network, in parti quasi uguali: il 47% ha un atteggiamento positivo – il 16,8% ritiene che svolgano una funzione preziosa di comunicazione senza filtri fra politici e cittadini, cui si aggiunge il 30,3% che pensa che siano utili. Dall’altra parte il 23,7% crede che siano inutili “le notizie importanti si trovano sui giornali e in tv, il resto è gossip”, il 29,2% è convinto che siano dannosi, perché favoriscono il populismo.
Spesa delle famiglie. Il Rapporto documenta anche che il valore dei consumi complessivi delle famiglie non è ancora tornato ai livelli pre-crisi (-2,7% nel 2017 rispetto al 2007), ma che la spesa per smartphone è più che triplicata nel decennio (+221,6%), quella per computer è aumentata del 54,7%. I servizi di telefonia si sono riassestati in basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-10,4% nel periodo 2007-2017), in crollo la spesa per libri e giornali.
ALLEGATI
Sintesi – Censis 15 Rapporto sulla Comunicazione