Disinformazione online: in vista delle elezioni europee, le piattaforme si danno le regole. Tranne gli investitori pubblicitari, esclusi tutti gli stakeholder del sistema. Sono state consegnate oggi dai rappresentanti delle piattaforme online e dell’industria della pubblicità alla Commissaria per l’Economia e la società digitali Mariya Gabriel, le tabelle di marcia con le misure concrete per il codice di buone pratiche per combattere la disinformazione online, come concordato il 26 settembre. Le tabelle di marcia dovrebbero contenere azioni concrete definite dalle piattaforme per combattere la disinformazione in tutti gli Stati membri dell’UE, quali ad ad esempio, messaggi pubblicitari di natura politica più trasparenti, formazione per i gruppi politici e le autorità elettorali o maggiore cooperazione con i verificatori di fatti (ad oggi non è chiaro chi siano né se siano europei). Ossia il codice è principalmente mirato ad adottare delle buone prassi per contenuti sponsorizzati, anche di natura politica. La Commissione sosterrà l’attuazione delle tabelle di marcia prima delle elezioni europee di maggio 2019, nell’interesse evidente di proteggerle da campagne nocive.
Come già riportato in passato il codice, redatto dal “Working Group” formato dalle piattaforme online e gli investitori pubblicitari ha costruito a proprio uso e consumo delle regole e strumenti ideati dalle piattaforme e da loro controllati (si veda ALLEGATO con le buone pratiche di Facebook, Google e gli altri maggiori social). Risulta inoltre escluso in questa fase il secondo gruppo di lavoro del “Multistakeholder Forum”, il cosiddetto Sounding Board costituito da rappresentanti dei media, della società civile, dei controllori dei fatti e del mondo accademici che avrebbe dovuto fungere da cassa di risonanza, come suggerisce il nome, della società civile e dei media (lett. “cassa di risonanza”), stakeholder importanti. Il codice appare anche incurante delle linee guida (10 principi) stilate dal Gruppo di Esperti di alto livello, pubblicate nel Marzo 2018, che comprende per l’Italia, fra gli altri Gina Niera, Consigliera di CRTV, recepite nella Comunicazione dello scorso Aprile intitolata “Affrontare la disinformazione online: un approccio europeo”, in cui la Commissione ha stilato 9 obiettivi.
Nella nota ufficiale il Sounding Board, incaricato di valutare e adottare un parere sul Codice di condotta e sull’insieme degli indicatori chiave di prestazione concordati ha richiamato l’Unione Europea definisce l’autoregolamentazione come “un tipo di iniziativa volontaria che consente agli operatori economici, alle parti sociali, alle organizzazioni non governative o alle associazioni di adottare orientamenti comuni tra loro e per se stessi e sono responsabili dello sviluppo, del monitoraggio, del rispetto e dell’applicazione di tali orientamenti” e che “il Codice di buone pratiche presentato dal gruppo di lavoro non contiene un approccio comune, impegni chiari e significativi, obiettivi misurabili o KPI, quindi nessuna possibilità di monitorare il processo e nessuno strumento di conformità o applicazione: non è in alcun modo autoregolamentazione, nè pertanto è un codice di condotta”.
Il Sounding Board chiede alla Commissione europea e alla prevista revisione di terze parti di misurare se le intenzioni dichiarate nel cosiddetto Codice di condotta sono state attuate e di valutare se il codice risponde agli obiettivi stabiliti nella Comunicazione. Le elezioni europee potrebbero essere un case study, ma sulla base di valutazioni da ispettori indipendenti e ricercatori accademici.
Ugualmente critica la European Broadcasting union (EBU), che per voce del proprio direttore generale, Noel Curran ha parlato del codice come un’occasione persa e della necessità delle piattaforme di dimostrare maggiore trasparenza sia in termini di risorse che di sponsorizzazioni e anche in tema di algoritmi.
ALLEGATI
UE – Annex of Code Practice on Disinformation(2018)