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Confindustria sugli effetti della Pandemia sulle imprese italiane, IV edizione

27 Luglio 2020

Resilienza del settore radioTV sul lavoro. Essere sostenute nella ripresa dagli effetti della pandemia da Covid 19, facilitando l’accesso alla liquidità e al credito, alleggerendo la fiscalità almeno rinviando le scadenze al 2021, prolungando gli ammortizzatori sociali e studiando misure per rilanciare la domanda: è quanto richiedono le imprese associate in Confindustria attraverso la IV edizione dell’indagine degli effetti della pandemia per le imprese italiane, curata dall’Ufficio Studi. Nonostante tutti i parametri (fatturato, ore lavorate, dipendenti inattivi e ricorso ad ammortizzatori sociali) risultino in miglioramento rispetto ad aprile, primo mese di riapertura dopo il lockdown, i dati permangono in area negativa, soprattutto rispetto allo scorso anno, e c’è grande variabilità a livello regionale e settoriale. Dall’indagine risulta anche che il settore dei servizi di informazione e comunicazione è particolarmente resiliente nonostante  gli impatti restino significativi.

Fatturato meglio, ma ben al di sotto del 2019. I dati indicano che per quanto riguarda il fatturato delle imprese, si dimezza la perdita rispetto al picco negativo di aprile (-48,4%), ma la performance è di molto inferiore al giugno 2019 (-24,5%). Analoghi i risultati in termini di ore lavorate -17,6% (da -46,3%): si tratta di una media Paese, alcune regioni restano molto al di sotto della media per esempio a sorpresa la Toscana, -37,7% il fatturato e -27,9%  le ore lavorate.

Riaprono le aziende. Continua ad aumentare il numero di aziende aperte: l’85,2% delle imprese intervistate ha riaperto totalmente (in maggio erano il 73,8%), il 12,9% lo ha fatto solo in parte (da 20,3%), le aziende ancora chiuse sono l’1,6% (da 5,9%).

Dipendenti: molti ancora inattivi, regioni e settori in maggiore difficoltà. I dipendenti inattivi si attestano al 17,7%, in riduzione rispetto al 28,5% registrato nell’indagine precedente. L’utilizzo del telelavoro è diminuito, attestandosi al 19,2% dei dipendenti totali delle aziende intervistate (da 29,2%). Il picco di dipendenti inattivi, 48,1%,  si registra in Campania e nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione (87,7%). Stentano nella ripresa anche il comparto tessile (19,5%) e quello della carta (23,9%) su una media del settore manifatturiero del 10,4% di lavoratori inattivi. In netto calo, ma sempre  elevato, il numero dei dipendenti per cui si potrebbe ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.): il 13,0% in luglio, da 37,6% previsti in maggio. Anche in questo caso si rilevano variazioni regionali importanti con picchi del 30,9% in Piemonte e del 23,0% in Toscana.

Costi fra aumenti (sanificazione) e riduzioni. L’applicazione dei protocolli sanitari ha fatto sì che ci sia stato un aumento dei costi mensili sostenuti in media per lavoratore, pari a ben 125 euro, secondo le stime di Confindustria: si tratta di un dato medio, leggermente più alto il costo per le aziende micro (126 euro), ben 137 euro per dipendente per le grandi.  La riduzione dei costi fissi è invece la strategia messa in atto più frequentemente dalle imprese (scelta dal 23,5%), seguita dall’ampliamento dei target di mercato (17,9%), un aspetto che indica iniziativa.

I dati del ”settore radiotv (cod. Ateco J)”. Il settore Servizi di informazione e comunicazione all’interno del quale  rientrano le imprese rappresentate in CRTV – ma anche ad es. servizi di tlc che possono falsare alcuni indicatori – indica dati fuori dalla media per quasi tutti i parametri: sintomo, riteniamo,  di particolare resilienza e flessibilità. Approccio resiliente, flessibile e attento alla sicurezza dei lavoratori risultavano anche in una nostra ricognizione interna all’inizio del lockdown. Per quanto riguarda il fatturato il dato è -20,4% in giugno (era 28,2% nella precedente rilevazione), -15,4% le ore lavorate (era -25,5%). Altissimo il ricorso allo smart working, che perdura: 70,3% (era 77,9%), 24,1% i lavoratori in sede (era 14,6%), solo 5,6% gli inattivi (era 7,5%). Dati tanto più significativi se si considerano insieme a quelli relativi agli ammortizzatori sociali (si prevede possa riguardare il 4,9% degli occupati, era 13,5%) e se si considera che si tratta di imprese che tutte hanno garantito la piena continuità del servizio.

Nota metodologica. Curata dall’Ufficio Studi di Confindustria, l’indagine si basa su una serie di interviste a un campione di imprese italiane ed è sostanzialmente qualitativa – “i risultati presentati in questa indagine sono basati su dati raccolti fino al 19 luglio 2020, le statistiche riportate in merito ai danni subiti dalle aziende in termini di fatturato e ore lavorate all’intero mese di giugno”. Come indicato da Confindustria “Il campione non può considerarsi statisticamente rappresentativo della popolazione delle imprese italiane ma è indicativo di come venga percepito l’impatto del Covid-19 su scala territoriale e settoriale. Sono 109 le imprese del settore J (servizi di informazione e comunicazione) intervistate in questa edizione, 124 nella precedente.


ALLEGATO

IV edizione dell’indagine degli effetti della pandemia per le imprese italiane

 

 

 

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Tags | ammortizzatori sociali, Confindustria, Confindustria Radio Televisioni, Covid 19, radiotv
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