Resilienza del settore radioTV sul lavoro. Essere sostenute nella ripresa dagli effetti della pandemia da Covid 19, facilitando l’accesso alla liquidità e al credito, alleggerendo la fiscalità almeno rinviando le scadenze al 2021, prolungando gli ammortizzatori sociali e studiando misure per rilanciare la domanda: è quanto richiedono le imprese associate in Confindustria attraverso la IV edizione dell’indagine degli effetti della pandemia per le imprese italiane, curata dall’Ufficio Studi. Nonostante tutti i parametri (fatturato, ore lavorate, dipendenti inattivi e ricorso ad ammortizzatori sociali) risultino in miglioramento rispetto ad aprile, primo mese di riapertura dopo il lockdown, i dati permangono in area negativa, soprattutto rispetto allo scorso anno, e c’è grande variabilità a livello regionale e settoriale. Dall’indagine risulta anche che il settore dei servizi di informazione e comunicazione è particolarmente resiliente nonostante gli impatti restino significativi.
Fatturato meglio, ma ben al di sotto del 2019. I dati indicano che per quanto riguarda il fatturato delle imprese, si dimezza la perdita rispetto al picco negativo di aprile (-48,4%), ma la performance è di molto inferiore al giugno 2019 (-24,5%). Analoghi i risultati in termini di ore lavorate -17,6% (da -46,3%): si tratta di una media Paese, alcune regioni restano molto al di sotto della media per esempio a sorpresa la Toscana, -37,7% il fatturato e -27,9% le ore lavorate.
Riaprono le aziende. Continua ad aumentare il numero di aziende aperte: l’85,2% delle imprese intervistate ha riaperto totalmente (in maggio erano il 73,8%), il 12,9% lo ha fatto solo in parte (da 20,3%), le aziende ancora chiuse sono l’1,6% (da 5,9%).
Dipendenti: molti ancora inattivi, regioni e settori in maggiore difficoltà. I dipendenti inattivi si attestano al 17,7%, in riduzione rispetto al 28,5% registrato nell’indagine precedente. L’utilizzo del telelavoro è diminuito, attestandosi al 19,2% dei dipendenti totali delle aziende intervistate (da 29,2%). Il picco di dipendenti inattivi, 48,1%, si registra in Campania e nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione (87,7%). Stentano nella ripresa anche il comparto tessile (19,5%) e quello della carta (23,9%) su una media del settore manifatturiero del 10,4% di lavoratori inattivi. In netto calo, ma sempre elevato, il numero dei dipendenti per cui si potrebbe ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.): il 13,0% in luglio, da 37,6% previsti in maggio. Anche in questo caso si rilevano variazioni regionali importanti con picchi del 30,9% in Piemonte e del 23,0% in Toscana.
Costi fra aumenti (sanificazione) e riduzioni. L’applicazione dei protocolli sanitari ha fatto sì che ci sia stato un aumento dei costi mensili sostenuti in media per lavoratore, pari a ben 125 euro, secondo le stime di Confindustria: si tratta di un dato medio, leggermente più alto il costo per le aziende micro (126 euro), ben 137 euro per dipendente per le grandi. La riduzione dei costi fissi è invece la strategia messa in atto più frequentemente dalle imprese (scelta dal 23,5%), seguita dall’ampliamento dei target di mercato (17,9%), un aspetto che indica iniziativa.
I dati del ”settore radiotv (cod. Ateco J)”. Il settore Servizi di informazione e comunicazione all’interno del quale rientrano le imprese rappresentate in CRTV – ma anche ad es. servizi di tlc che possono falsare alcuni indicatori – indica dati fuori dalla media per quasi tutti i parametri: sintomo, riteniamo, di particolare resilienza e flessibilità. Approccio resiliente, flessibile e attento alla sicurezza dei lavoratori risultavano anche in una nostra ricognizione interna all’inizio del lockdown. Per quanto riguarda il fatturato il dato è -20,4% in giugno (era 28,2% nella precedente rilevazione), -15,4% le ore lavorate (era -25,5%). Altissimo il ricorso allo smart working, che perdura: 70,3% (era 77,9%), 24,1% i lavoratori in sede (era 14,6%), solo 5,6% gli inattivi (era 7,5%). Dati tanto più significativi se si considerano insieme a quelli relativi agli ammortizzatori sociali (si prevede possa riguardare il 4,9% degli occupati, era 13,5%) e se si considera che si tratta di imprese che tutte hanno garantito la piena continuità del servizio.
Nota metodologica. Curata dall’Ufficio Studi di Confindustria, l’indagine si basa su una serie di interviste a un campione di imprese italiane ed è sostanzialmente qualitativa – “i risultati presentati in questa indagine sono basati su dati raccolti fino al 19 luglio 2020, le statistiche riportate in merito ai danni subiti dalle aziende in termini di fatturato e ore lavorate all’intero mese di giugno”. Come indicato da Confindustria “Il campione non può considerarsi statisticamente rappresentativo della popolazione delle imprese italiane ma è indicativo di come venga percepito l’impatto del Covid-19 su scala territoriale e settoriale. Sono 109 le imprese del settore J (servizi di informazione e comunicazione) intervistate in questa edizione, 124 nella precedente.
ALLEGATO
IV edizione dell’indagine degli effetti della pandemia per le imprese italiane