Un’occasione persa per approvare norme a prova di futuro e pro-competitive. Il Consiglio UE ha adottato la nuova direttiva SMAV (testo in inglese). Nella sessione del 6 novembre le revisione della direttiva 13/2010 che è passata con il voto contrario di Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Finlandia e Irlanda e l’astensione del Regno Unito.
Nel comunicato stampa relativo al voto il Consiglio si dichiara che “la televisione tradizionale e nuovi servizi quali il VOD si troveranno a competere in condizioni di parità” si apprezza che “anche le piattaforme per la condivisione di video saranno per la prima volta soggette a norme che garantiranno una migliore protezione degli spettatori, e in particolare dei minori, da contenuti violenti o dannosi o dall’incitamento all’odio”, specificando che “le nuove norme mirano ad aumentare la diversità culturale e a promuovere i contenuti europei introducendo una percentuale di almeno 30% di contenuti europei nel catalogo dei fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta”. Come ribadito in tutte le sedi istituzionali da Confindustria Radio Televisioni in realtà la revisione ha fallito nell’introdurre una effettiva parità di condizioni con i nuovi soggetti dell’audiovisivo le multinazionali del web e di conseguenza nel promuovere la diversità culturale europea. Si veda al riguardo la tabella che segue ricavata da dati dell’Osservatorio dell’Audiovisivo Europeo dalla quale risulta chiaramente che i maggiori gruppi globali per fatturato AV provengano da settori esterni all’AV, esterni alla UE e siano spesso multinazionali del web (Apple, Microsoft, Netflix, Google o parti di grandi conglomerati integrati). Entrambi le tipologie di società contribuiscono ben poco all’erario nei paesi UE in cui generano ricavi (per la smaterializzazione degli asset e delle attività, i trasferimenti infragruppo, la selezione di sedi e attività in Paesi a fiscalità agevolata). Dalla tabelle risulta inoltre come i ricavi di tali operatori crescano a tassi molto più alti (spesso a 3 cifre) degli operatori AV tradizionali.
I maggiori gruppi globali per fatturato AV
Elaborazione CRTV su dati Osservatorio AV Europeo, Annual Yearbook 2017, Consiglio d’Europa
- Includes NBC Universal as of 2011. Includes video revenues of cable systems and advertising. Excludes theme parks.
- Includes DirecTV as of 2015. Ongoing merger with Time Warner, pending competition authorities approval.
- Includes mainly the revenues of iTunes Store. Change of definition from 2011.
- Year ended 30th June; gaming, apps, advertising include some non audiovisual related revenues.
- Year ended June year n+1. Integrates Sky Italia and Sky Deutschland as of 2014.
- Merged with Time Warner cable in 2016. Includes video revenues of cable systems.
- Estimates of YouTube revenues.
Le nuove multinazionali del web continuano ad operare in una esenzione di responsabilità pressoché totale sui contenuti veicolati, si vedano al riguardo le quote di produzione, estese solo ai servizi VOD, ma anche l’esclusione di forme di responsabilità alle piattaforme social se non per i contenuti nocivi. La revisione della direttiva SMAV ha perso l’occasione di creare norma a prova di futuro anche per quanto riguarda l’alleggerimento di vincoli e oneri in capo agli operatori tradizionali
Con il voto del Consiglio si entra nella fase finale del processo legislativo che si concluderà con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. La nuova direttiva entrerà in vigore il ventesimo giorno dopo tale pubblicazione, gli Stati membri avranno 21 mesi per recepirla nella legislazione nazionale.