Siddi: il lavoro creativo deve essere remunerato. “Non esiste una generale esenzione di responsabilità per l’online, e il lavoro intellettuale e la filiera che lo sostengono devono avere un giusto corrispettivo” ha dichiarato il Presidente di CRTV Franco Siddi.
Oggi si voterà la revisione della direttiva copyright che intende estendere la tutela (e la remunerazione) del diritto di autore alla Rete: un principio di equità, un atto dovuto per restituire agli aventi diritto (autori, distributori, editori) parte del valore creato dalla distribuzione online, un passo necessario per costruire regole certe per il Mercato Unico Digitale Europeo. Un voto decisivo, come reclamato a più voci da tutte le associazioni dell’industria creativa, da ultimo anche dal Festival del Cinema di Venezia.
Come noto lo scorso luglio, a seguito di una campagna massiccia online e per pochi voti non è stato data alla commissione del Parlamento UE competente il mandato per negoziare il testo di all’interno del cosiddetto “trilogo” (Commissione, Consiglio, Parlamento), e quindi portare a termine la riforma come delineata. Oggi si voterà su un testo frutto del lavoro di mediazione del relatore Axel Voss, ma anche su altri emendamenti: il rischio è di inficiare la portata della riforma o di riaprire l’iter approvativo e rimandare a tempo indefinito, con la legislatura europea che volge al termine. Si tratta di riforma necessaria e urgente: l’attuale normativa ha quasi 20 anni ed è stata concepita per un mercato completamente diverso, agli albori della digitalizzazione, e c’è un tema, cruciale di “value gap”, di recupero del valore per l’industria creativa e per l’intera filiera audiovisiva, e concorrenziale. Recupero del value gap agli aventi diritto, level playing field fra tutti gli operatori, e predisposizione di un contesto normativo a prova di futuro devono ispirare le nuova normativa in tema di copyright: così si era espressa CRTV allineandosi alle posizioni di altre associazioni europee in una lettera ai Parlamentari Europei nazionali alla vigilia del voto del luglio scorso. Ora ribadiamo con forza l’importanza di tale riforma per uno sviluppo equo e pluralistico dell’industria dei contenuti nel mercato digitale, globale, connesso. E per recuperare all’Europa dei 27, blocco continentale importante, il ruolo che le spetta come mercato e come modello normativo di riferimento.
Costa: un voto a tutela della creatività e del pluralismo. Non a caso in un accorato appello Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura dell’Europarlamento ieri ha ribadito “La direttiva non interviene sugli utenti né ne limita i diritti, ma intende regolare i rapporti tra i server provider come le grandi piattaforme sociali e i detentori dei diritti d’autore dei contenuti on line, prevedendo la tutela dei loro diritti e il riconoscimento della giusta remunerazione di autori e giornalisti. Si stabilisce finalmente in tutta Europa che le piattaforme digitali quando non si limitano ad ospitare e facilitare la circolazione di contenuti caricati dagli utenti, ma li classificano, li organizzano, offrendoli e raccogliendo quote di pubblicità, compiono un atto di comunicazione al pubblico e quindi sono responsabili nel garantire il riconoscimento e l’equa remunerazione del diritto d’autore. Un esempio per tutti: tre anni fa Spotify, che ha 150 milioni di utenti, ha restituito come royalties ai produttori di contenuti 1 miliardo e 200 milioni di dollari, Youtube con 900 milioni di utenti restituisce 650 milioni”.
L’onorevole ha ricordato inoltre che non rientrano nel campo della direttiva le piattaforme senza scopo commerciale (es. Wikipedia), né sono vietati link e hyperlink, così come sono state ampliate le eccezioni per i contenuti educativi e di ricerca per scuole, università, istituti di ricerca e istituti di tutela del patrimonio culturale.