Dal Convegno Isimm
Contradditori, quando non “schizofrenici”, gli interventi della Corte UE sulla tutela del copyright nel nuovo ambiente digitale e le iniziative di consultazione della Commissione nell’ambito della strategia del Mercato Unico Digitale (DSM). È quanto emerso nel convegno “Informazione e creatività nell’ecosistema digitale. Quale approccio regolatorio per lo sviluppo?” organizzato da ISIMM lo scorso 13 giugno a Roma. Gli interventi accademici che si sono susseguiti appaiono concordi nel criticare, in particolare, l’ultima consultazione indetta dalla Commissione (scaduta il 15 giugno) sull’introduzione di un nuovo diritto connesso a favore degli editori di stampa quotidiana, periodica, libraria ma anche scientifica. Una consultazione di cui resta non chiaro l’oggetto, i soggetti coinvolti, gli interessati e gli impatti alla quale Confindustria Radio Televisioni ha deciso di non partecipare.
Il convegno tuttavia è stata un’occasione di dialogo tra esperti del settore, per definire un quadro interpretativo. Parte dalla ratio dei diritti connessi il Prof. Eugenio Prosperetti della Luiss – legati a un’opera creativa riprodotta su un supporto – che ha rilevato come il tema oggetto della consultazione sia viceversa tecnico, relativo ai “link” e agli “ snippets ” di contenuti informativi, e in particolare all’uso che ne viene fatto dagli aggregatori di notizie quali motori di ricerca e, sempre più, social. Tema che ripropone il problema del controllo della circolazione delle informazioni e della riconducibilità di queste alla fonte su cui si sono susseguite diverse sentenze della Corte UE.
Nella ricostruzione del quadro “schizofrenico” degli approcci UE e di alcuni Stati membri alla materia, il Prof. Roberto Caso, dell’Università di Trento cita al riguardo tre sentenze della Corte UE – il caso Svensson (legittimazione dei link per pagine accessibili), il caso Bestwater (C348/13, sul “ framing ”, la contestualizzazione della notizia CHK) e il caso Wathelet (C160/15, il link ad opere accessibili non costituisce atto di comunicazione al pubblico). E ricorda che la Risoluzione Reda, dal nome della deputata relatrice (Parlamento UE, 9/7/2015) che spinge sul riconoscimento del pubblico dominio, e richiede di non estendere ulteriormente la durata del diritto di autore e chiede il rafforzamento delle eccezioni e le limitazioni al diritto di autore per scopi di ricerca etc.
Richiama infine la visione della Commissione UE su come riformare il diritto d’autore (9/12/2015) che ha come obiettivi allargare l’accesso ai contenuti nella UE (portabilità), uniformare le eccezioni al diritto d’autore a livello UE, creare un mercato più favorevole per la creatività (remunerazione degli autori) e eliminare la pirateria. A livello di riforme del diritto di autore nazionali Caso ha ricordato come alcune abbiano provato ad includere norme a maggior tutela della circolazione delle informazioni online introducendo, il riconoscimento di un diritto connesso degli editori, irrinunciabile, per cui viene richiesta un’equa remunerazione (Spagna) e un diritto di esclusiva anche per gli snippets, cui gli editori possono rinunciare (Germania).
Come noto, però, in Spagna Google News ha chiuso il servizio, con impatti forti sui piccoli editori, in Germania, al braccio di ferro iniziale fra Google e gli editori, molti di essi hanno fatto marcia indietro e hanno ceduto gratuitamente i contenuti. Tali esperienze suggeriscono cautela nella creazione di un nuovo diritto in un ambiente già affollato, e un possibile uso distorto dell’istituto del diritto di autore che può portare a una alterazione della concorrenza. Come noto, soluzioni diverse e negoziali sono state adottate in Belgio, Francia, e ultimamente in Italia (FIEG) attraverso accordi commerciali con l’intermediario ampiamente dominante in ambiente digitale, Google.
Il moderatore, Prof.Zeno Zencovich, con riferimento alla seconda parte della consultazione UE, riferita alle pubblicazioni scientifiche, ha indicato come anche in quel settore esistano posizioni dominanti di colossi quali Elsevier e ha posto sul tavolo il problema di quale informazione e contenuti circoscrivere in un contesto digitale di informazione costante e pervasiva nel bilanciamento dei due interessi contrapposti: il ritorno degli investimenti e la condivisione della conoscenza. Un tema che si pone anche nella parte della consultazione che tratta dell’ “eccezione Panorama”, toccata nell’intervento del Prof. Giorgio Resta (Roma Tre) che ha sottolineato come il tema sia cruciale per l’Italia, dal momento che il patrimonio artistico e paesaggistico è un vero e proprio “asset”, come provato dal valore delle location promosse dalle Film Commission: ad oggi, ricorda Resta manca una base privatistica per l’esclusiva sui beni culturali. Silvia Scazzini (LUISS) ha fatto un’analisi del diritto da punto di vista della concorrenza e ha ricordato come la proposta di introdurre un nuovo diritto connesso nasca dalla constatazione della crisi dei tradizionali modelli di business informativi di fronte all’ascesa di nuovi intermediari online, soprattutto motori di ricerca e social, che sfruttano senza compensare contenuti con alti costi di produzione.
Sulla stessa linea le conclusioni al panel accademico ad opera del Prof. Alberto Gambino, dell’Università Europea di Roma: come remunerare l’informazione di qualità, che richiede professionalità, addetti, riconoscibilità e quindi alti investimenti e costi a fronte della concorrenza degli aggregatori search e social che hanno introdotto una corsa al ribasso che penalizza tutto il settore. Si rischia un appiattimento, secondo Gambino, peraltro già in atto, su uno stile “agenzia”, che riconfeziona le notizie senza valore aggiunto. Sul tema della (mancata) remunerazione dei contenuti nell’ambiente online Zeno Zencovich ricorda che essa passa non solo dalla fruizione gratuita e la pubblicità generata ma anche, e sempre più, dal mancato introito che deriva dalla raccolta e profilazione dei dati degli utenti.
Nel panel istituzionale e dell’industria la Dottoressa Rossana Rummo (Direttore Generale Biblioteche Istituti Culturali MIBACT), ha dichiarato di condividere l’obiettivo del DSM ma di non aver chiaro come si ijntenda raggiungerlo per le ampie aree di sovrapposizione delle norme UE poste in consultazione o revisione, le diverse realtà strutturali ed economiche nazionali, le diverse discipline del diritto d’autore. Al riguardo ha auspicato un approccio Paese sul tema del patrimonio dei beni culturali e dell’industria creativa.“Dobbiamo riequilibrare un mercato con un approccio regolatorio che crei le condizioni per cui chi produce cultura venga remunerato – afferma Rummo. “ La cultura è creatività ma anche economia. Circa 40 miliardi di euro l’anno è il valore dell’industria creativa in Italia. Dii tutte queste consultazioni sarà il caso di fare un punto unitario alla fine ”. Sostiene che il mercato possa intervenire più efficacemente della regolazione sulla materia Fabrizio Carotti di FIEG, forte del recente accordo dell’Associazione degli editori con Google. Secondo Carotti, il mercato, riesce a scongiurare il rischio di sussidio alle imprese e instaurare una cooperazione virtuosa, come auspicato dall’ AGCM. L’accordo appena stipulato da FIEG va nelle direzioni indicate negli interventi precedenti: remunerazione della qualità editoriale, remunerazione dall’utilizzo dei dati (Google Analytics), riconoscimento dell’importanza del diritto d’autore e predisposizione di uno strumento tecnologico per contrastare gli usi illegali. Quanto alla valorizzazione dei contenuti è prevista una “revenue share” per contenuti condivisi su Google Newstand e You Tube.
L’accordo prevede infine la formazione – 12 milioni nel triennio stanziati da Google per i piccoli editori – e la creazione di un Digital lab. Marzia Minozzi (Asstel-Confindustria Digitale), con riferimento alla filiera rappresentata (ITC, elettronica di consumo, TLC), vero e proprio ecosistema, ha detto di condividere in generale l’approccio del DSM per rilanciare la competitività dell’Europa. Per il copyright nell’ambiente digitale, però, ha aggiunto, è necessario un bilanciamento fra diversi diritti fondamentali fra cui rientra la libertà di impresa. Ha chiuso il convegno Mario Vergari, Audiconsum, che ha ribadito come i consumatori paghino i servizi con la cessione dei dati personali e ha sottolineato come le regole rincorrono la rapida evoluzione digitale e possono solo provare a “dirigere il traffico”. Vergari propugna una sfaccettatura del diritto d’autore per prodotto, un inserimento degli UGC (User Generated Content) fra i diritti tutelati, e di partire dalla disciplina del commercio elettronico, orientata al consumatore, uniformando le discipline nazionali