Le ultime note relative all’andamento dell’economia italiana, pubblicate da Confindustria e ISTAT, mostrano un quadro nazionale ancora debole, sostenuto da scelte di politica economica definite incerte. E tuttavia il contesto domestico si colloca all’interno di una congiuntura internazionale di rallentamento, che interessa un numero crescente di Paesi, Europa inclusa.
Secondo le stime preliminari, il PIL [1] nel primo trimestre dell’anno ha interrotto la contrazione degli ultimi due trimestri 2018, registrando una variazione positiva del +0,2% rispetto al periodo precedente, grazie al contributo della produzione industriale (+1,1% nel primo trimestre 2019) e alla domanda estera netta. Anche il fatturato complessivo è risalito (+0,2% a febbraio), ma calano gli ordini industriali (-2,7%), soprattutto quelli esteri. La situazione rimane pertanto fragile e fa presagire un secondo trimestre 2019 probabilmente in flessione.
Le vendite di beni sono scese a febbraio (1,2% in volume), dopo la performance positiva di gennaio, ma l’andamento complessivo resta abbastanza piatto, con una contrazione dell’export verso i paesi extra-UE e in alcuni UE. In generale, incide l’indebolimento degli scambi mondiali (incognite sulla Brexit), anche a causa delle conseguenze delle politiche protezionistiche (tensioni USA-Cina). I mercati finanziari restano calmi, ma il credito è in diminuzione e il petrolio diventa più caro.
La produzione di beni di consumo e le vendite al dettaglio hanno registrato un rimbalzo nei primi due mesi del 2019. In aprile, per il terzo mese consecutivo, diminuisce la fiducia delle famiglie, sia sul clima economico sia su quello personale.
Documento di economia e finanza 2019. Il DEF 2019 espone l’analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all’anno 2018 e le previsioni tendenziali per l’anno in corso (2019) e per il periodo 2020-2022. Le previsioni riflettono i segnali di rallentamento dell’economia italiana, in un contesto di debolezza economica internazionale.
Il Governo sembra consapevole della difficile fase congiunturale e rivede le stime del dicembre scorso: +0,1% la crescita tendenziale per il 2019 (da +1,0) e +0,6% per il 2020 (da +1,1), in linea con le stime degli altri previsori. Negli anni successivi, il DEF prevede che il tasso di crescita reale progredisca gradualmente allo 0,7% nel 2021 e 0,9% nel 2022, mantenendosi per tutto il periodo previsto al disotto del profilo tracciato precedentemente.
Le stime tendenziali incorporano le misure previste dalla Legge di Bilancio per il 2019, come il Reddito di cittadinanza (che secondo il DEF dovrebbe fornire uno stimolo ai consumi delle famiglie meno abbienti, caratterizzati da una propensione al consumo più elevata della media) e le misure pensionistiche del D.L. n. 4/2019 (“Quota 100”). Inoltre, la lettura della previsione tendenziale tiene conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio per il 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonché un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020. Lo scenario programmatico sconta infine gli effetti del DL “Crescita” e del DL “Sblocca cantieri”. Il primo reintroduce il super-ammortamento e riforma la mini-IRES, misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali). Il secondo, in vigore dal 19 aprile u.s., risponde alla necessità di rilanciare gli investimenti in opere pubbliche, per contrastare il rallentamento dell’economia (misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privati).
Nelle stime del Governo, l’applicazione di entrambi i decreti avrebbe un impatto positivo sulla dinamica del PIL, pari a 0,1 punti percentuali nel 2019, 0,2 p.p. nel 2020 e 0,1 p.p. nel 2021. Solo nell’ultimo anno della previsione (2022), la crescita del PIL risulterebbe inferiore a quella tendenziale per 0,1 p.p., in ragione di un obiettivo di deficit più importante.
DEF: PNR e Comunicazioni. La terza Sezione del DEF, il Programma Nazionale di riforma (PNR), in stretta relazione con quanto previsto nel Programma di Stabilità, definisce gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita, produttività, occupazione e sostenibilità delle finanze pubbliche, in coerenza con gli indirizzi formulati dalle istituzioni europee nell’ambito del semestre Europeo.
All’interno di esso, per quanto riguarda il settore delle Comunicazioni, il Governo intende concludere la predisposizione delle Strategie Nazionali per l’Intelligenza Artificiale e per la Blockchain, proseguendo inoltre le sperimentazioni sull’utilizzo di queste tecnologie. Si ribadisce inoltre l’intendimento di partecipare attivamente al programma ‘Europa Digitale’, che si indirizzerà all’intelligenza artificiale, alla sicurezza informatica, alle competenze digitali, alla digitalizzazione dell’Amministrazione pubblica e ai supercomputer. Il Documento attribuisce poi un ruolo rilevante, nell’ambito delle politiche per l’innovazione, alla Strategia nazionale per Banda Ultra Larga e allo sviluppo della tecnologia 5G, indicando l’esigenza di una semplificazione della governance del settore.
Documento di economia e finanza
Il Documento di economia e Finanza (DEF) costituisce il principale strumento di programmazione della politica economica del Governo. Traccia in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del patto di Stabilità e Crescita europeo e per il conseguimento dei relativi obiettivi di sviluppo, occupazione, riduzione del rapporto debito-PIL. Il DEF si articola in tre sezioni: Programma di stabilità, Analisi e Tendenze della Finanza pubblica, Programma Nazionale di riforma. |
Eurozona. Nel primo trimestre 2019 lo scenario nell’Eurozona è rimasto debole, in linea con i ritmi modesti della seconda metà del 2018. La fiducia delle imprese continua a diminuire, per valutazioni pessimistiche su produzione e ordini. La debolezza nell’industria dovrebbe prolungarsi al secondo trimestre. Il rinvio della Brexit allunga l’incertezza, che ha già prodotto effetti negativi in UK su fiducia e sterlina.
I tassi a breve rimarranno fermi a zero almeno per tutto il 2019 e, per frenare quelli a lungo termine, la BCE dovrebbe continuare ben oltre a comprare titoli pubblici e privati con le somme incassate da quelli in scadenza. Anche per questo, il cambio dell’euro resta debole ($1,13 in aprile), offrendo un sostegno all’export. La decisa risalita del petrolio ($71 dollari al barile in aprile, $58 a dicembre), però, assorbe di nuovo risorse di famiglie e imprese, alimentando l’inflazione nell’Eurozona.
All’interno del sito di CRTV le note economiche predisposte da ISTAT, Confindustria e Banca d’Italia, su cui si base questo resoconto. Nella sezione dedicata ai Dati Macroeconomici sono pubblicate anche note di contesto periodiche prodotte da tali enti.
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[1] PIL in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato.