Sono circa 1700 (1697) le radio digitali accessibili all’interno di 31 mercati nazionali UE ed extra: 2/3 (1133) sono radio commerciali, le radio pubbliche sono circa ¼ del totale (393), ben 1/3 (544) sono nuove offerte esclusivamente digitali. La crescita è dell’8,5%, sono 131 le nuove radio digitali accese nell’ultimo anno. Sono queste le principali rilevanze emerse all’interno del rapporto “Digital Radio 2020”, prodotto dal Market Intelligence Service-MIS della UER (Unione Europea Radiotelevisioni, anche nota come EBU, dall’acronimo inglese). La presentazione è avvenuta all’interno della conferenza internazionale “Digital Radio Summit 2020” organizzata a Ginevra il 12 Febbraio scorso. Rapporto e conferenza sono dedicati ogni anno a fare il punto sulla radio digitale radio digitale, intesa come DAB/DAB+.
Digital Radio 2020: varia, esclusiva, plurale. Il rapporto documenta un’offerta sempre più ricca e varia su DAB, per gran parte costituita da contenuti nuovi ed esclusivi e guidata dalla spinta delle emittenti commerciali. Fra gli altri dati di interesse del rapporto: la conferma che le radio digitali sono per larghissima parte espressione del territorio, le emittenti locali e regionali, complessivamente pesano per l’80% dell’offerta, un altro indice della pluralità espressa già oggi dal DAB; la crescita del numero di radio che trasmettono in digitale è dell’8,5%, un raddoppio dei tassi precedenti (era 4,2% 2019 su 2018). La maggior parte dei nuovi servizi sono locali ma, proporzionalmente, le stazioni nazionali offrono più servizi esclusivi: 91% dei servizi esclusivi digitali sono a livello nazionale, e la maggior parte, 69% del totale sono, nuovamente, commerciali.
A livello di tipologia di offerta la moltiplicazione delle stazioni DAB ha significato maggiore offerta di servizi soprattutto musicali: la musica rimane il genere principale (63% del totale) per quasi l’80% delle stazioni commerciali e comunque trasversale a tutti i programmi. L’offerta generalista è viceversa appannaggio principale delle emittenti pubbliche, che offrono un variegato mix di generi.
Il rapporto racconta anche il progressivo phasing out della tecnologia DAB a favore della più performante DAB+, utilizzata da oltre l’80% delle emittenti, con una notevole eccezione, il Regno Unito, dove l’adozione rapida e crescente presso il pubblico ha radicato la tecnologia più obsoleta, presente in oltre il 90% dell’offerta. In un momento successivo il rapporto ogni anno documenta anche il dettaglio, Paese per Paese, dello stato di adozione della nuova tecnologia attraverso il calcolo di una serie di indici comparabili (Digital radio toolkit): i mercati sono divisi fra leader (Norvegia, Finlandia, Danimarca, Svizzera), embracers (mercati in fase di adozione, Italia, Germania, Belgio Paesi Bassi), nuovi entranti e attendisti, come da mappa che segue
Si ricorda che la UER è l’organismo che riunisce principalmente, ma non esclusivamente, le emittenti radiotelevisive pubbliche in oltre 70 Paesi nel mondo: i dati del rapporto sono riferiti a 31 mercati (30 Paesi, il Belgio conta per due con le comunità valloni e fiamminghe) che ricomprendono oltre alla quasi totalità degli Stati Membri UE, alcuni Stati extra fra cui Svizzera, Turchia e alcuni Stati del Nord Africa. Si tratta di dati elaborazioni su base nazionale, il che significa che si riscontra qualche duplicazione per l’offerta linguistica (es. Germania, Austria e Trentino Alto Adige dove alcune stazioni radio travalicano i confini nazionali), duplicazione che tuttavia non si verifica per le radio locali/regionali all’interno di un singolo mercato nazionale.
UER, Digital Radio Summit 2020. Più ampio lo scopo della conferenza, di cui richiamiamo alcuni temi, risultanti dalla sintesi. Il dibattito ha analizzato il futuro digitale della radio attraverso le nuove piattaforme, tecnologie, hardware e software, che possano garantire la salienza e l’accessibilità dell’offerta radiofonica nell’ambiente digitale e connesso. Il ruolo della radio rimane fondamentale nel veicolare contenuti live, che siano eventi o programmi di flusso quotidiani ma il futuro ha molte facce: broadcast, soprattutto per i contenuti live e gli eventi, appunto, unicast, per offerte personalizzate e esperienze one-to-one; multicast, con l’utilizzo di memorie in locale presso i ricevitori per contenuti push; lo smartphone può giocare il ruolo di piattaforma per tutte le tecnologie e contenuti d’ascolto. Questi gli input di apertura dei lavori.
Ascolto in mobilità: centralità del cruscotto auto. Ma anche il cruscotto dell’auto ha il suo peso: negli Stati Uniti la “radio HD” è stabile, ma mostra una crescita rapidissima in Messico e Canada. Ci sono ricevitori in circa il 25% di tutte le auto, con una maggiore penetrazione nei principali mercati, ad es. 40% a New York. Da un sondaggio informale all’ultimo Salone dell’Auto di Los Angeles risulta come la radio HD sia presente nell’82% delle auto nuove: meno pulsanti di opzione fisici, meno manopole per sintonizzare, più cursore. Con la crescita degli assistenti vocali, al NAB (national Association of Broadcasters, USA) sta dialogando con Google e Amazon su come le emittenti possono essere coinvolte nella selezione della provenienza di un flusso. Dati sull’ascolto in auto vengono anche dal Regno Unito, dove cresce l’ascolto digitale in mobilità e il DAB è di serie nel 95% dei nuovi modelli. Nell’intervento della BBC Radioplayer, di cui il servizio pubblico britannico è co-proprietario, risulta il mezzo migliore per assicurare prominenza, attribuzione dei dati e sviluppo di lungo termine alla radiofonia. Il ruolo di Radioplayer, purché i broadcaster parlino con voce unica e chiara all’industria automotive, è stato richiamato anche in un intervento relativo al mercato tedesco, definito un complicato ecosistema dove tuttavia il DAB sta crescendo rapidamente.
Oltre il lineare. Interventi sulla fruizione non lineare della radio, hanno sottolineato il ruolo fondamentale di tecnologie che facilitino la ricerca e l’accesso di contenuti singoli, anche con soluzioni automatiche e controllate dalla voce per es. (VRT/BBC); si sono concentrati sull’importanza dei podcast, da vedere non solo come alternativa e minaccia al consumo lineare, ma come prodotto complementare (Paesi scandinavi). Su come preservare l’identità della radio, il contributo di Radioplayer: l’aggregatore si sta concentrando molto sulle auto che rappresentano circa ¼ dell’ascolto in Europa, attraverso una migliore progettazione dell’interfaccia utente; della definizione dell’identità dell’emittente, attraverso metadati forniti tramite l’API Worldwide Radioplayer; e della cosiddetta “identità distributiva”, broadcast e ibrida. Come noto in Italia l’aggregatore Radioplayer sarà gestito da Per (Player Editori Radio), società creata dalle emittenti radiofoniche nazionali e locali lanciata lo scorso. Avere una chiara visione della futura identità della radio nel cruscotto è un elemento chiave per il successo del DAB: CRTV si adopera affinché i sintonizzatori DAB siano garantiti su tutti i nuovi modelli e in generale affinchè l’accesso e la preminenza della radio sia garantita su tutti i terminali smart e connessi.