Disney ha perfezionato l’accordo di acquisizione della 21st Century Fox per il valore complessivo di 71,3 miliardi di dollari, pari a oltre 62 miliardi di euro. L’accordo chiude l’intesa siglata un anno e mezzo fa e che riguarda gli asset più preziosi della 21st Century Fox, ossia gli studi di produzione cinematografica e televisiva della Fox (Twentieth Century Fox, Fox Searchlight Pictures, Fox 2000 Pictures, Fox Family and Fox Animation, Twentieth Century Fox Television, FX Productions and Fox21); i canali FX Networks, National Geographic Partners, Fox Networks Group International, Star India. Questi asset si innestano all’interno del maggior conglomerato media globale con attività che spaziano dal cinema (Walt Disney Pictures, Disney Animation e Pixar, ma anche Marvel e Lucasfilm), alla televisione (i canali Disney e ESPN), l’editoria, il merchandising, e i parchi a tema.
Obiettivi strategici di medio-lungo termine sono costruire economie di scala e di scopo a livello globale, obiettivo immediato ottenere un posizionamento importante nel mercato dello streaming online. Come recita il comunicato: “Disney sarà in grado di offrire contenuti e opzioni di intrattenimento di alta qualità per soddisfare la crescente domanda dei consumatori; aumentare la sua impronta internazionale; ed espandere le sue offerte direct-to-consumer, che includono: ESPN + per gli appassionati di sport, l’attesissimo servizio di video-on-demand di streaming di Disney +, alla fine del 2019 e Hulu” (partecipazione azionaria congiunta di Disney 21st Century Fox). L’accordo prevede anche l’acquisizione delle partecipazioni di Fox in Tata Sky and Endemol Shine Group.
L’acquisizione risponde a una tendenza di consolidamento a livello globale a cavallo dei settori media, tlc e hi tech per competere con le multinazionali del web nella produzione e distribuzione dei contenuti su tutte le piattaforme. Di recente tali movimenti includono la fusione AT&T-Time Warner (2018), valore 85 miliardi di dollari ha unito un gruppo leader nella televisione pay americana (Direct TV), tlc mobili e contenuti (gli studi Warner, ma anche asset televisivi quali Il canale HBO e il network news CNN); e l’acquisizione di Sky da parte di Comcast (operatore via cavo per tlc e broadcasting, proprietario di NBC Universal, Universal Pictures e Dreamworks) per 65 miliardi di dollari. In itinere, secondo le indiscrezioni, anche la fusione CBS-Viacom, alla ricerca di economia di scala all’interno del settore dei contenuti di intrattenimento. Di certo in prima linea e nel breve periodo è in gioco il posizionamento nel segmento streaming – VOD, che vede competere Netflix, Amazon, Hulu, per citare i maggiori servizi già operanti.
Ma il futuro prossimo prefigura la discesa in campo anche di Apple nel settore news e intrattenimento. Si tratta di una sfida che si svolge soprattutto oltreoceano, dove l’Europa ad oggi figura come terra di conquista di operatori, mercati e pubblici: un dato che dovrebbe far riflettere legislatori e regolatori europei sui confini del mercato dell’audiovisivo e sul peso e il ruolo che vogliono far giocare ai campioni continentali.
I marchi del nuovo conglomerato: