Primi risultati dall’autodichiarazione delle grandi piattaforme online, l’elaborazione di CRTV. Il 17 febbraio è scaduto il termine per le piattaforme online per pubblicare per la prima volta i numeri dei propri utenti nell’UE. D’ora in poi tale numero andrà comunicato e aggiornato almeno una volta ogni sei mesi. Scopo di questa adempienza è determinare se le piattaforme e i motori di ricerca possono essere definite piattaforme online molto grandi (VLOP, nell’acronimo inglese) o motori di ricerca online molto grandi (VLOSE) ai sensi del DSA. Al riguardo è stata definita una soglia, rientrano fra i grandi (e sono pertanto sottoposti ad una serie di obblighi, fra cui, appunto, la trasparenza), quelli che raggiungono più del 10% della popolazione dell’UE ossia 45 milioni di utenti. Si tratta del primo step applicativo da quando la legge sui servizi digitali DSA è entrata in vigore (il 16 novembre scorso).
Si ricorda che questo primo adempimento richiede che informazioni sulla media mensile dei destinatari attivi del servizio offertao dalle piattaforme nell’Unione, calcolata come media degli ultimi 6 mesi, siano pubblicate dalle stesse in una sezione accessibile al pubblico delle loro interfacce online. Non tutte le piattaforme rilevanti hanno pubblicato tali dati sul proprio sito e appaiono delle incongruenze nell’identificazione degli utenti rilevanti ai sensi dell’art. 24.2 del regolamento. Al riguardo, su domande di chiarimento da parte degli operatori, la Commissione ha recentemente pubblicato le linee guida (non vincolanti, “non costituisce interpretazione autorevole e non pregiudica successive decisione e posizioni della Commissione“, si recita nell’incipit, il riferimento in particolare è a successivi atti delegati da produrre, ndr) in tutte le lingue dell’UE.
Tali linee guida dovrebbero aiutare le aziende che potenzialmente rientrano nell’ambito della DSA a ottemperare a tale obbligo. Da esse ricaviamo che:
- norme rilevanti per definire il ” destinatario attivo di una piattaforma/motore di ricerca online – che nell’acronimo inglese è stato definito AMARS (Average Monthly Acte Recipients of Services) – sono le lettere p) e q) dellart. 3 del DSA e il considerando 77 dello stesso;
- tale obbligo vale (discretamente, si v. il caso di Google) per ogni piattaforma gestita che superi la soglia minima identificata dei 45 milioni di utenti;
- si tratta di una operazione trasparenza diretta al pubblico, senza obbligo di comunicazione alla Commissione, che tuttavia ne raccomanda la segnalazione spontanea, soprattutto nel primo periodo di applicazione.
Piattaforme e motori di ricerca di grandi dimensioni saranno poi soggetti a obblighi aggiuntivi, come ad es. l’esecuzione di una valutazione del rischio e l’adozione di misure di mitigazione del rischio corrispondenti.
CRTV ha provato a raccogliere, sulla scorta delle informazioni accessibili sui siti delle grandi piattaforme online/motori di ricerca autodichiaratesi e dei siti specializzati, i primi dati. Per il momento si sono autodesignati piattaforme rilevanti ai fini dell’applicazione degli obblighi del DSA 18 piattaforme, riconducibili a 5 categorie.
DSA, destinatari attivi dei servizi di VLOPs e VOLSEs Autodichiarazioni del 17 feb 2023 (media mensile ultimi 6 mesi)Fonte: elaborazioni CRTV su siti delle piattaforme o altre fonti, ove l'informazione sui siti non appaia facilmente accessibile
Dalle prime risultanze (dati e commenti accesibili alla data di pubbcazione) appare evidente che il “destinatario attivo” non corrisponde, come categoria, alle metriche normalmente utilizzate dalle piattaforme, con operatori che si sono semplicemente autodesignati VLOP/VLOSE (>45 milioni) senza indicare cifre e riservandosi di fornirle in un secondo tempo. E che alcune specifiche – come il log-in/log-out di Linkedin o il signed-in/signed-out di Google Play (peraltro non inserito nelle VLOPS ) – sono dirimenti per il raggiungimento della soglia minima o la valutazione dei numeri effettivi (per es. Google Search supera la soglia dei 500 milioni contando i signed out, si v. il documento informativo di Google).
Ciò premesso il primo social media europeo è YouTube (401,7 milioni), seguito da Facebook (255 milioni); Instagram (250 milioni), TikTok (125 milioni), Twitter (100,9 milioni). Sotto la soglia dei 100 milioni Snapchat (96,8 milioni) e LinkedIn (42 milioni di loggati e 122 milioni di log-out). Pinterest si autodichiara sopra la soglia dei 45 milioni di utenti, ma non specifica il numero esatto.
A livello di motori di ricerca, si tratta di due, Google (332 milioni) e Bing (107 milioni). A livello di App Store rilevano Google (274,6 milioni) e Apple, che si autodichiara solo per la piattaforma iOS al di sopra dei 45 milioni di destinatari attivi, al di sotto di tale soglia per le altre (iPadOS App Store, macOS App Store, tvOS App Store, watchOS App Store, Apple Books e-books, podcast paid subscriptions): dalla lista, e soprattutto dall’ultima voce, rileva una categoria importante, quella dei servizi su abbonamento (es. Spotify o Netflix) che non risultano al moento rappresentate.
I marketplace risultano la categoria più reticente a rilasciare/elaborare i dati: Amazon (non divulgato), Booking (non divulgato), AliExpress (non divulgato): solo Google Shopping esprime una cifra (74,9 milioni).
Fra gli “altri” si segnalano Google Maps (278,6 milioni) e Wikipedia (151 milioni). Aziende come Dailymotion, Airbnb, Spotify e PornHub hanno dichiarato di non soddisfare i criteri, ma questo dovrà essere verificato dalla Commissione.
Il tema della designazione e dei criteri in/out è cruciale per rendere effettivi gli obblighi. In definitiva, si è quasi compiuto un primo passo, importante, ma la strada per l’applicazione effettiva è ancora lunga.