Siddi: il ruolo della Rai per l’identità culturale e nazionale. Si è svolta a Roma a Villa Medici il 26 e 27 Ottobre nell’ambito del festival Eurovisioni una due giorni di incontri dedicati principalmente al servizio pubblico “Patrimonio Culturale e Servizio pubblico: matrimonio d’amore e d’interesse?” ma articolata in dibattiti più ampi e relativi alla comunicazione politica, le normative UE del settore che verranno varate prima della fine della corrente legislatura.
L’intervento di Franco Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni, è stato a margine di una presentazione di Stefano Luppi, Rai, sull’evoluzione del Servizio Pubblico Radiotelevisivo a partire da un’analisi dei contenuti dei Contratti di Servizio che si sono affiancati alla concessione a partire dal 1996. Dopo aver richiamato l’importanza di tale strumento giuridico “impegnativo e importante perché rappresenta e dà voce alla realtà sociale” Siddi ha ricordato due aspetti importanti previsti nell’ultimo contratto di servizio: l’obbligo di programmazione previsto per le minoranza linguistiche italiane e straniere presenti in Italia e la previsione di un canale in lingua inglese, quest’ultimo “fondamentale per la promozione della cultura italiana ma anche perché indirizzato agli italiani nel mondo, un bacino importante di 6,5 milioni di elettori”. “La diffusione della cultura e dell’identità italiana, richiamata di recente anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’ambito delle manifestazioni della settimana della lingua italiana, è compito precipuo e qualificante del servizio pubblico radiotelevisivo” ha concluso il Presidente. La presentazione dei contenuti e degli obblighi previsti nel Contratto di Servizio è stata anche l’occasione per la Rai di sottolineare quanto realizzato, fra l’altro, a favore dei disabili con quasi l’85% del trasmesso sottotitolato o nel linguaggio dei segni, esteso anche alla programmazione in diretta.
Per la Rai si segnala anche l’intervento di Fabrizio Ferragni, Consigliere CRTV, che, fra l’altro, ha accennato al passaggio delicato, soprattutto per il servizio pubblico, che la televisione italiana si appresta a fare per il refarming della banda 700 e al prezioso ruolo svolto a tale riguardo da Confindustria Radio Televisioni “nell’inquadrare e dare una cornice di sistema a tale passaggio”, da ultimo nell’ambito del tavolo 4.0 istituito dal MISE.
Nel panel dedicato al pacchetto di riforma della direttiva SMAV Gina Nieri, Mediaset e Consigliere CRTV, non ha mancato di sottolineare la persistenza di asimmetrie normative a vantaggio degli operatori OTT, riprendendo l’intervento di apertura del Commissario Agcom Francesco Posteraro che aveva allargato il tema anche ad altre incongruità, quali ad esempio quelle fiscali. Pur apprezzando lo sforzo fatto dalla Commissione, “che peraltro nella prima bozza proposta era stata molto più equa e incisiva rispetto al level playing field”, due le richieste “contingenti e urgenti” formulate dalla Nieri: “rapida efficacia alle norme approvate e coordinamento della autorità antitrust e di settore per ristabilire gli equilibri economici falsati”. “Solo in Italia sono circa 3 miliardi di euro quelli generati dalla pubblicità online che non producono valore (fiscale, occupazionale) sul territorio. Le radio le televisioni italiane occupano 27.500 dipendenti diretti che salgono a 100.000 con l’indotto, gli OTT non arrivano complessivamente a 200 unità lavorative”. La Nieri si è espressa anche riguardo al tema della disinformazione online, forte anche della propria partecipazione al gruppo di Esperti UE sul tema: “Mark Zuckerberg può comunicare direttamente a oltre 2 miliardi di persone nel mondo senza alcun controllo. Non bastano gli annunci di impiegare 20.000 persone per il fact checking, occorre maggiore trasparenza sugli algoritmi, non a livello di brevetto, ma condividendo ad es. quali categorie sono state utilizzate per i filtri”. Non basta una autoregolazione, è necessaria una condivisione effettiva di regole e principi fra tutti gli stakehoder, “si tratta di difendere la cultura, il mercato e l’identità europea in questa guerra senza battaglie” ha aggiunto la Nieri, “è necessario alzare la soglia del livello di attenzione, anche oltre la UE, a livello G7 o G20: è necessario e urgente operare tempestivamente per non chiudere le stalle quando i buoi sono usciti”.
Sul tema della responsabilità editoriale, “confusa con il rapporto fiduciario, one to one, che le piattaforme hanno instaurato con i propri utenti” si è espresso anche Emilio Pucci, E-media, che ha parlato di una “svista epocale” di governi, legislatori e regolatori che non si sono accorti che “negli ultimi 10-15 anni nella sfera pubblica sono cresciuti soggetti che hanno effetti editoriali senza essere mai stati investiti delle funzioni e delle responsabilità che essa comporta, come avviene per gli editori tradizionali”. “Il dibattito si è concentrato sulla tecnologia, sul digital divide, sulla concentrazione del mercato” ha aggiunto Pucci “ma nel frattempo ci è sfuggita la sfera pubblica e ora rincorriamo temi, come quello della disinformazione o della violazione della privacy (il caso di Cambridge Anlaytica) che hanno impatti fondamentali sulla democrazia”.
Agcom sta lavorando in questo senso” ha detto il Commissario Agcom Antonio Martusciello, che ha aggiunto che “il rischio maggiore indotto dalla ‘democrazia partecipativa’ è la creazione di una sorta di campagna elettorale permanente, talvolta frutto di tecniche manipolative e propagandistiche come avvenuto nei recenti appuntamenti elettorali”. Una circostanza preoccupante considerando che Internet è il secondo mezzo (dopo la tv) per formare le scelte politico-elettorali, privilegiato da ben il 34% degli aventi diritto al voto, ha ricordato il Commissario, che ha concluso che “l’uso ambiguo delle tecnologie può produrre forme di partecipazione molto fragili: per questo motivo occorrono interventi legislativi nazionali e sovranazionali adeguati.”