L’Europa è stata per anni la terra di elezione per lo sviluppo commerciale di Facebook, anche grazie alla scelta di stabilire delle sedi in Irlanda (per godere di un favorevole regime fiscale). Ultimamente, però, il contesto tributario e legale sta cambiando anche nel paese di Joyce, tanto che è in corso un progressivo riavvicinamento del colosso statunitense alla madrepatria.
In generale, poi, tutto il vecchio continente pare voler imporre con forza il rispetto dei propri principi di tutela dei dati personali e di protezione dei consumatori. Si registra, insomma, una temperie assai poco favorevole per la posizione del social network per eccellenza.
Segno di tale mutato clima è anche la recente sanzione che l’AGCM ha irrogato a Facebook Ireland Ltd. e Facebook Inc., che in questi anni non hanno ottemperato ad un ordine dell’Autorità, omettendo di pubblicare in homepage e nella bacheca di ogni utente una dichiarazione rettificativa della frase “è gratis e lo sarà per sempre” (frase, quest’ultima, già cancellata).
Un breve riepilogo della vicenda pare necessario. L’AGCM aveva stigmatizzato l’uso della frase incriminata e aveva sanzionato Facebook per pratica commerciale scorretta e aggressiva, imponendo di inserire sulla propria pagina “di ingresso” una “rettifica”.
Con la sentenza del 10.1.2020, n. 260, il TAR Lazio aveva confermato la sanzione, affermando che “a fronte della tutela del dato personale quale espressione di un diritto della personalità dell’individuo, e come tale soggetto a specifiche e non rinunciabili forme di protezione, quali il diritto di revoca del consenso, di accesso, rettifica, oblio, sussiste pure un diverso campo di protezione del dato stesso, inteso quale possibile oggetto di una compravendita, posta in essere sia tra gli operatori del mercato che tra questi e i soggetti interessati” (per una più ampia disamina si rinvia a un precedente articolo).
Si affermava il principio (ormai pacifico) per il quale il dato personale è un bene che può essere sfruttato e usato: acquista, proprio in ragione di tale uso, un valore economico idoneo, dunque, a configurare l’esistenza di un rapporto di consumo tra il Professionista e l’utente.
Visto il pronunciamento favorevole, l’Autorità ha quindi proceduto, nella riunione del 21 gennaio 2020, ad avviare un procedimento di inottemperanza nei confronti di Facebook per non aver attuato quanto prescritto nel proprio provvedimento del 29 novembre 2018.
L’esito del procedimento ha portato l’Autorità ad accertare che non è mai stata pubblicata la dichiarazione rettificativa e non è cessata la pratica scorretta. In particolare, secondo il comunicato stampa emanato in data 17.2.2021, pur avendo eliminato il claim di gratuità in sede di registrazione alla piattaforma, Facebook non avrebbe ancora fornito un’immediata e chiara informazione sulla raccolta e sull’utilizzo a fini commerciali dei dati degli utenti (qui il comunicato).
Sembra di poter salutare la severità mostrata dall’AGCM come un passo ulteriore verso un auspicato level playing field tra operatori europei e statunitensi. La soggezione alle regole europee e al potere di intervento delle Autorità sarà infatti un elemento sempre più importante (in attesa di opportuni interventi legislativi) per consentire che tutte le imprese operanti sul suolo europeo rispettino gli stessi, alti, standard di protezione degli utenti.
Avv. Giuseppe Colaiacomo
Avvocato in Roma, esperto in materia di privacy e diritto del lavoro
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