Il rapporto del Parlamento britannico su Cambridge Analytica (e non solo). E’ stata pubblicata il 18 febbraio la Relazione finale sulla disinformazione e le Fake News del Parlamento britannico, un rapporto di oltre 100 pagine, che chiude un anno di indagini “prima, durante e dopo Cambridge Analytica” (si v. in chiusura) con esiti molto netti: Facebook ha intenzionalmente e consapevolmente violato la privacy dei dati e le leggi anti-concorrenza e ha permesso che si manipolassero le informazioni a scopi politico-elettorali. Il verdetto contro il social network è severo: “molte delle prove che abbiamo esaminato durante la nostra inchiesta si sono concentrate sulle pratiche commerciali di Facebook prima, durante e dopo lo scandalo della violazione dei dati di Cambridge Analytica. Riteniamo che nelle prove fornite al comitato Facebook abbia cercato deliberatamente di frustrare il nostro lavoro, dando risposte incomplete, ingenue e talvolta fuorvianti alle nostre domande. Anche se Mark Zuckerberg non crede di essere responsabile nei confronti del Parlamento del Regno Unito, lo è rispetto ai miliardi di utenti di Facebook in tutto il mondo. Si tratta di problemi che le principali società tecnologiche conoscono bene, ma che non risolvono. La sfida per l’anno a venire è iniziare a affrontarli; non possiamo ritardare ancora” così il parlamentare Damian Collins, presidente della Commissione Digitale, Cultura, Media e Sport DCMS.
Il Regno Unito della Brexit (peraltro uno dei temi oggetto delle campagne di disinformazione sotto indagine) significativamente produce un rapporto che va al cuore delle discussioni che in questi giorni si stanno svolgendo a livello di Unione Europea: in tema di riforma del copyright, dove si richiede di estendere alcune delle regole del mondo reale alla rete; ma anche sulle norme di equità e trasparenza che si stanno delineando, forse anch’esse in tempo per la fine dell’attuale legislatura, nei rapporti fra le grandi piattaforme e i piccoli business; o per la cosiddetta web tax, per la quale viceversa la UE non trova l’unanimità, e molti Stati Membri procedono indipendentemente. Tutti interventi necessari ed urgenti, come sottolinea il Rapporto del quale riportiamo le maggiori rilevanze politiche, poichè richiamano molte delle tematiche che CRTV ha reiterato in tutte le sedi: necessità di tutela della privacy, della equa concorrenza, adozione di norme condivise, trasparenti ed eque anche per le piattaforme online in tema di comunicazione in periodo elettorale, fiscalità, di regimi di responsabilità, per citarne alcune. I media tradizionali sono le prime aziende che vengono danneggiate dal “far west” della Rete, come lo ha definito il nostro Presidente Franco Siddi, far west che ha permesso la crescita dei grandi monopoli incontrollati. Fra i grandi danneggiati anche gli utenti, e, fra essi, quelli più deboli (es. i minori) che barattano i propri dati personali, inconsapevoli del loro valore, in cambio di servizi “gratuiti”, come sottolinea il Rapporto.
Supplemento di indagine e regolazione indipendente dei social media. La Commissione richiede supplementi di indagine sul social network per le interferenza russe nella politica britannica, e l’impatto della disinformazione e della manipolazione degli elettori sulle elezioni passate, incluso il referendum nel Regno Unito nel 2016. Il Rapporto ripropone quindi una raccomandazione contenuta nel Rapporto intermedio: delineare chiare responsabilità legali per le società tecnologiche per contenuti dannosi o illegali sui propri siti attraverso un Codice Etico obbligatorio, stabilito per legge, per definire il “contenuto dannoso”; e istituire un regolatore indipendente, responsabile del monitoraggio delle società tecnologiche, sostenuto da poteri statutari per avviare azioni legali contro le aziende in violazione del codice ed erogare multe e sanzioni.
Fine dell’ era della autoregolamentazione inadeguata. La richiesta di intervento, generata dall’indagine sul social media per eccellenza, Facebook, si estende anche alle piattaforme online “Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale negli equilibri di potere tra le piattaforme e le persone. L’era della autoregolamentazione inadeguata deve finire. I diritti dei cittadini devono essere stabiliti in uno statuto, che richieda alle società tecnologiche di aderire a un codice di condotta approvato sotto forma di testo legislativo dal Parlamento. Il rapporto richiede inoltre:
- di riformare le attuali leggi e regole sulle comunicazioni elettorali e sul coinvolgimento dall’estero nelle elezioni del Regno Unito: “I nostri regolamenti elettorali sono irrimediabilmente obsoleti per l’era di Internet. Abbiamo bisogno di riforme affinché i principi di trasparenza delle comunicazioni politiche si applichino anche online, come accade nel mondo reale”. Una richiesta che deve far riflettere anche in Italia, dove lo strumento della par condicio, obsoleto e applicato asimmetricamente ai soli media tradizionali, richiede una profonda revisione, come più volte sostenuto da CRTV;
- responsabilità per i contenuti veicolati con l’obbligo di rimuovere fonti comprovate di disinformazione e contenuti dannosi: “le società di social media non possono nascondersi dietro la pretesa di essere semplicemente una piattaforma e sostenere che non hanno alcuna responsabilità”.
La “Relazione finale” chiede che proposte di azione concrete siano inserite in un prossimo Libro bianco “per creare un sistema normativo per i contenuti online, efficace come quello per i contenuti offline”: e reitera la propria raccomandazione affinché il nuovo regolamento sia finanziato da una tassa sulle società tecnologiche operanti nel Regno Unito. Anche questi, riteniamo, spunti di interesse.
Sull’indagine. Annunciata nel settembre 2017, l’ Indagine sulla Disinformazione e le “notizie false” ha previsto 23 sessioni di prove orali, di cui una a Washington, ha ricevuto più di 170 osservazioni scritte e ha raccolto prove da 73 persone. Il rapporto intermedio sulla disinformazione e le “notizie false” è stato pubblicato nel luglio 2018. I rappresentanti di 8 paesi sono stati invitati a unirsi al comitato DCMS per creare un “Grande comitato internazionale”, la cui sessione inaugurale si è tenuta nel novembre 2018.