La professionalità è presente anche nell’informazione online, con giornalisti presenti nei siti web e testate (native digitali) registrate, soprattutto in alcuni ambiti, quali sport e informazione generale. L’editoria online è una realtà ricca di siti autonomi e indipendenti, che si finanziano principalmente con la pubblicità. L’informazione online mostra interesse ad avere forme di contatto (e, entro certi limiti, di rappresentazione) con l’Ordine dei Giornalisti, anche alla luce dell’approvazione delle recenti norme sull’equo compenso per gli editori, che renderebbe le nuove realtà editoriali native digitali più forti nelle relazioni con le piattaforme.
È quanto emerge da “Digito ergo sum. La professione giornalistica nell’era digitale” convegno organizzato dall’Ordine dei Giornalisti, a Roma, presso l’Auditorium della biblioteca nazionale, evento che si è aperto con la presentazione di un’indagine demoscopica sulle testate online commissionata dall’OdG e condotta dall’Università Statale di Milano. Fra gli argomenti affrontati in aula anche la sfida posta alla professione da nuovi strumenti quali ChatGPT.
La ricerca ha offerto un’interessante ricognizione dell’informazione online e spunti per le riflessioni successive. Qualche numero:
- Quanti. L’ universo stimato dall’indaginr (da fonti varie) è di oltre 1300 siti web di informazione presenti in Italia: hanno risposto al sondaggio circa 400 (30% del totale).
- Professionisti. L’85% ha almeno 1 giornalista iscritto all’ordine, 40% più di un giornalista, 12% nessuno.
- Ambiti tematici. L’indagine divide quelli che chiama “web magazine” (ad escludere are forme, quali ad es. i blog) in cinque grandi tematiche: sport; cronaca e informazione; turismo e tempo libero; economia e tecnologie; cultura e spettacolo. La maggiore “professionalizzazione certificata” (iscritti all’albo) è nei settori sport e cronaca e informazione, la minore in economia e tecnologia e cultura e spettacolo. In questi ultimi due ambiti il numero più alto di reporter non iscritti (tema critico per economia e tecnologia, per la necessità di specializzazione e trasparenza.
- Autonomia e risorse. Il 55% dei siti web monitorati sono realtà autonome e indipendenti; il 63% fa conto sulla pubblicità commerciale il 23% su volontari (soprattutto cultura), seguono la vendita di servizi di comunicazione (22%), pubblicità istituzionale (14%), donazioni (14%), abbonamenti, che pesano solo per il 4%.
- Mission. Il 58% sposa l’affermazione di voler fare informazione corretta sui propri temi. Per il 61% dei siti l’attività principale è il giornalismo; per il 18% la divulgazione. Fra i siti senza giornalisti è più prevalente l’obiettivo della divulgazione di contenuti di cui si è autori (siti culturali più di quelli di informazione).
- Struttura e governance editoriale. In quasi due terzi dei siti ci sono fino a cinque collaboratori (63% dei casi). L’83,9% dei siti ha un responsabile che dà l’autorizzazione alla pubblicazione dei contenuti, mentre nel 16,1% dei casi gli autori sono autonomi.
- Ordine. Il 72% delle testate con giornalisti è interessato a un contatto con l’Ordine dei Giornalisti, ma anche fra i siti web senza professionisti, la maggioranza (60%) conferma l’interesse al contatto, creando un percorso per iscrizione all’Ordine (circa il 28%) e la creazione di un Albo per i creatori di siti web (40%).
- Futuro della carta stampata. Per il 19% dei siti di informazione i giornali sono destinati a scomparire entro qualche anno; per il 24% resteranno autorevoli, per la maggioranza (56%) con un ruolo di approfondimento.
Negli interventi successivi si è parlato della necessità, anche per le testate tradizionali, di declinare un’informazione e divulgazione autorevole su tutte le piattaforme digitali, capillarmente, anche sui social, e di formare professionisti dell’informazione, singolarmente e nelle redazioni, che possano rispondere rapidamente alle evoluzioni dell’ambiente digitale, in atteggiamento di start up permanente.
È una sfida, quella della declinazione digital e social, su tutte le piattaforme, che le redazioni radiotelevisive hanno colto da tempo.
La necessità è tanto più urgente perché l’informazione è sempre più fruita online sui terminali mobili: è questo un trend molto diffuso fra tutte le generazioni, ed è la norma per le nuove generazioni, con problematiche riferite anche alle modalità di informazione (es. formati corti, rendering, video con taglio verticale).
Il digitale può essere preso come una minaccia, ma anche come un’opportunità: l’esempio dalla cronaca recente è ChatGPT, modello di intelligenza artificiale non supervisionato per l’elaborazione dei testi: tecnologia che di certo pone, per cominciare, problemi economici (sostituibilità dei professionisti?), etici e deontologici (non riconducibilità alle fonti, deresponsabilizzazione), ma che può anche essere vista come uno strumento per facilitare l’informazione di “servizio” e liberare tempo e risorse per l’approfondimento. A livello di “mercato”, ChatGPT (attualmente si parla di versione .3 del modello) pone ulteriori questioni, per l’accessibilità (app scaricabile gratuitamente), che rende l'”apprendimento del modello” esponenzialmente più forte all’allargarsi dei fruitori, e l’investimento e i progetti di Microsoft al riguardo (utilizzazione sul motore di ricerca Bing, e come software con word/excel).
Cosa è ChatGPT. ChatGPT (Generative Pre-trained Transformer) è solo uno dei modelli di elaborazione del linguaggio naturale (NLP, natural language processing) utilizzati dai grandi operatori internet (Google, Alibaba, per citarne due), per il riconoscimento della voce umana e la sua trasformazione in testo (si v. articolo) attraverso, si suppone, sistemi di assistenti vocali.
ChatGPT è una tecnologia di linguaggio naturale sviluppata da OpenAI che utilizza il modello di linguaggio GPT-3 (Generative Pre-trained Transformer 3) per fornire risposte alle domande degli utenti in modo simile a come lo farebbe un essere umano: una delle caratteristiche più interessanti di ChatGPT è la sua capacità di mantenere una conversazione fluida e naturale con gli utenti, è cioè disegnata per rendere possibile a tutti l’accesso all’intelligenza artificiale. Si tratta di una application, accessibile gratis online da chiunque abbia una connessione . Per utilizzare ChatGPT, gli utenti devono inserire una domanda o una richiesta in una finestra di chat e premere invio. Il modello GPT-3 analizza la domanda e genera una risposta basata sulla sua comprensione del linguaggio e del contesto. Nei primi cinque giorni di vita è stata adoperata da oltre un milione di utenti unici, che con l’utilizzo stanno addestrando ulteriormente il modello NPL. Funziona come una conversazione digitale scritta, chiunque può fare una qualsiasi domanda ricevendo la risposta nell’arco di pochi secondi. Lanciata lo scorso 30 novembre dalla start up OpenAI di San Francisco, su cui ha intenzione di investire Microsoft in un accordo (puro investimento e eventuale acquisto di una partecipazione successivamente). Ad oggi risulta che ChatGPT è il modello NLP più addestrato al mondo, sviluppato su 175 miliardi di parametri e 45 TB di testo provenienti da tutta l’internet conosciuta.
La città di NY ne ha vietato l’uso nelle scuole. Nel nostro settore è dei giorni scorsi l’ utilizzo in un programma Rai. Il servizio pubblico ha appena fatto un approfondimento sul tema dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in un libro “Algoritmi di Servizio Pubblico. Sistemi di raccomandazione ed engagement per le nuove piattaforme multimediali pubbliche” a cura di Rai Ufficio Studi (qui la scheda informativa).