“Ma non c’è smart tv senza accessibilità alla tv lineare sugli schermi connessi. L’offerta generalista rappresenta ancora il 90% dell’ascolto, sono necessarie ed urgenti regole che tutelino la libertà dell’utente”. In altre parole, non c’è “tv intelligente” senza televisione lineare: il tema della cosiddetta “prominence” è precedente a ogni strategia di sviluppo, poiché è a serio rischio il futuro di quel servizio di interesse generale che è la tv – offerta gratuita di informazione, cultura intrattenimento e comunicazione del territorio. E’ quanto espresso con forza da Maurizio Giunco, presidente dell’Associazione Tv Locali e vicepresidente di Confindustria Radio Televisioni, nell’ambito del convegno “Smart Tv Revolution: l’impatto della trasformazione tecnologica sul sistema televisivo” organizzato dal Corecom Lombardia a Milano venerdì 10 marzo presso il Palazzo Pirelli.
“Rischiamo di trovarci un televisore senza i tasti numerici, che porta l’utente nell’ambiente IP, il terreno degli OTT, dove la presenza delle tv generaliste viene marginalizzata. Invece – prosegue il presidente dell’Associazione Tv Locali e vicepresidente di Confindustria Radio Televisioni – bisogna tener conto del fatto che attualmente la televisione generalista occupa il 90% del tempo del telespettatore. Quindi, è necessario mettere l’utente in grado di poter scegliere quello che vuole vedere. È chiaro che se artatamente si mettono in commercio modelli che rendono marginale la tv generalista, la partita è chiusa“– ha detto Giunco – “Le televisioni locali hanno dimostrato di essere pronte ad ogni evoluzione tecnologica, ma non sarà facile la convivenza con gli OTT: mi riferisco ai grandi gruppi internazionali, che ora offrono anche pay tv e che, grazie alla loro potenza economica, hanno controllato lo sviluppo tecnologico del televisore. I broadcaster, ossia i produttori di programmi televisivi generalisti, nella battaglia per la visibilità sul loro terminale di elezione sono contrapposti agli ott. Fortunatamente” – ha concluso Maurizio Giunco – l’Italia si sta muovendo, anche su spinta delle associazioni, prima fra tutti CRTV, così come altre nazioni, in primis l’Inghilterra, che sta fissando regole stringenti su come devono essere sviluppate le schermate dell’ambiente smart tv“.
Nel corso del convegno sono stati presentati i dati di una ricerca, commissionata dal Corecom Lombardia al CeRTA, dal titolo “Switch off 2021. Regione Lombardia come laboratorio di innovazione”. Massimo Scaglioni (Direttore CeRTA), illustrando i risultati della ricerca, condotta tra maggio e giugno 2022, ha sottolineato come la Lombardia, con oltre il 70% di utenti in possesso di una Smart Tv, si confermi regione leader nel processo di cambiamento. “I dati mostrano una nuova fase che, ad ogni passo, implica importanti conseguenze che interessano l’intero settore audiovisivo: dall’implementazione delle infrastrutture per la connettività del Paese alla trasformazione del mercato audiovisivo, fino alle nuove metriche per fotografare come cambiano i consumi digitali tra gli italiani. In particolare” –ha dichiarato il presidente del Corecom Lombardia Marianna Sala – “i dati della Lombardia sottolineano il suo ruolo di regione traino in questo processo di innovazione tecnologica e delineano la fisionomia di un territorio sempre più multiscreen e digitale”.
Fra gli interventi Laura Aria (Commissario Agcom) si è soffermata sul tema della prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale, su cui è in corso una consultazione pubblica, e ha parlato di “tutele a vantaggio di tutte le fasce della popolazione, anche del pubblico meno tecnologico”. Andrea Imperiali, presidente Auditel, ha illustrato come sono cambiate le dotazioni tecnologiche nelle famiglie italiane negli ultimi 5 anni, Raffaele Pastore, direttore generale Upa, Fabrizio Angelini, amministratore delegato di Sensemakers, il punto di vista degli investitori pubblicitari. Al convegno hanno inoltre partecipato i presidenti dei Corecom (Comitato Regionale per le comunicazioni) di Sicilia, Lombardia, Campania, Veneto ed Emilia Romagna.