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Confindustria, Gualtieri: le misure “espansive” del NaDef

8 Ottobre 2019

Roberto Gualtieri

Taglio del costo del lavoro, conferma ammortamenti e superammortamenti per innovazione e tecnologie, inserimento della manovra italiana all’interno dello scenario politico ed economico internazionale e della “interfaccia UE”: la presentazione del Rapporto di previsione dell’economia italiana di Confindustria è stata l’occasione per il Ministro Gualtieri per illustrare alcuni aspetti “espansivi” del NaDef, ma anche per fare alcune necessarie contestualizzazioni. All’evento di presentazione del rapporto, a Roma presso la sede di Confindustria, sono seguiti i commenti di Marco Buti DG per gli Affari Economici e Finanziari alla Commissione UE su tempistica, vincoli e criticità dell’attività UE relativa all’analisi delle manovre di bilancio del Stati dell’area Euro (patto di stabilità); e di Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata che ha allargato lo sguardo, fra l’altro, a interventi economici extra manovra (es. la riforma della giustizia amministrativa che rende meno appetibile il Paese per gli investitori esteri).

Il Ministro Gualtieri ha sottolineato i punti di convergenza con l’analisi di Confindustria sugli  aspetti positivi e negativi della situazione italiana, fra i primi un’inaspettata resilienza del nostro sistema industriale alla politica dei dazi; ma anche le distonie, come ad es. il fatto di essere ormai “datato” nelle previsioni alla luce del NaDef: lo scenario migliore delineato dal Rapporto (chiuso con le informazioni al 2 ottobre 2019) prevede il congelamento della clausola di salvaguardia dell’IVA attraverso un finanziamento totalmente in deficit, con impatti sulle proiezioni (stagnazione o recessione), mentre invece tale finanziamento, è solo parzialmente in deficit e pensato in modo da instaurare un processo di riduzione del rapporto deficit/Pil. Il Ministro ha parlato di una manovra che nelle ambizioni vuole essere sostenibile ed inclusiva, basata sulla leva fiscale, sugli investimenti (pubblici e privati) e un patto di coesione sociale e che potrà dispiegare appieno i propri effetti qualora proiettata su un’ottica almeno triennale. Sul contesto UE e internazionale Gualtieri legge rischi (legati alla situazione politica ed economica globale), ma anche opportunità: oltre alla citata resilienza dell’industria italiana, anche il Green New Deal quale progetto fondante della nuova Commissione, e la manovra monetaria espansiva appena varata dalla BEI. Per quanto riguarda gli interventi di maggiore interesse per il settore di nostra rappresentanza, il Ministro ha citato la riduzione del costo del lavoro, con effetti attesi sui consumi e sulle imprese, e la riconferma di ammortamenti e superammortamenti per innovazione e tecnologia. Sul tema del costo del lavoro il Ministro ha dimostrato interesse alle analisi, incluse le valutazioni di impatto, contenute nel Rapporto.

Il Rapporto, maggiori rilevanze. Venendo al Rapporto, senza entrare nel dettaglio, ci soffermiamo su alcuni dati dell’analisi generale Paese, e sugli impatti attesi e possibili delle manovre di riduzione del costo del lavoro, per terminare con una tabella relativa al paniere di spesa delle famiglie italiane divise per decili di reddito, indicativo dell’andamento dei consumi e dell’eventuale impatto di aumenti dell’IVA loro rimodulazioni per limitare gli impatti sociali. Il tema degli interventi sull’IVA, scongiurato per un altro anno, è infatti centrale nel recupero del rapporto deficit/Pil e nel rapporto con la UE (clausola di salvaguardia).

Situazione Italia, aspetti negativi e positivi. Nell’analisi del Centro Studi Confindustria fra i fattori che hanno frenato nel corso di quest’anno l’economia italiana (e continueranno presumibilmente a pesare negativamente sulla crescita vengono individuati): il minor apporto ai consumi delle famiglie da parte del Reddito di cittadinanza (meno domande pervenute rispetto alle attese); il rallentamento dell’economia in Germania, più profondo e duraturo di quanto atteso, specie nel settore automotive; la fiducia in Italia su livelli molto ridotti, spingendo imprese e famiglie a una gestione più parsimoniosa dei propri bilanci.

Fra gli aspetti positivi: la percezione di un approccio diverso nei confronti dell’Europa e la conseguente flessione dei tassi sul debito sovrano che agevola il credito e contiene la spesa pubblica per interessi; l’inversione di rotta, da giugno, nella politica monetaria decisa dalla Banca Centrale Europea, dato l’aumento dei rischi al ribasso per l’economia e l’analoga virata monetaria in USA (la FED taglia i tassi di interesse e la BCE riparte con gli acquisti di titoli pubblici e privati).

Tra il 9 agosto e il 4 settembre lo spread italiano è calato di 100 punti base, mentre ad esempio quello spagnolo e francese solo di 10 punti (Grafico B).

Da ultimo l’elevata capacità di adattamento delle imprese localizzate in Italia ai mutati scenari internazionali, che continua a sostenere l’export a valori più alti della dinamica della domanda mondiale. A fronte di un’espansione decisamente più contenuta del commercio mondiale (a causa della tensioni protezionistiche es. fra USA e Cin)a e della “incertezza geoeconomica”, (Regno Unito della Brexit, Iran, Venezuela, Libia, Argentina) l’export italiano è aumentato sfruttando la finestra aperta dalle politiche dei dazi e dalle incertezze appunto (es. anticipi di acquisti dal Regno Unito). Ha contribuito inoltre la specializzazione geografica delle industrie italiane, la loro relativa bassa presenza nei mercati extra UE e la loro maggiore flessibilità (dovuta, fra l’altro alle dimensioni, soprattutto PMI): una finestra di opportunità che il ministro ha chiamato “resilienza”, che però è bene ricordarlo , è congiunturale.

Coincidenza sugli sgravi per ammortamenti tecnologie digitali. Il sostegno agli investimenti privati, dando continuità alle misure fiscali che si sono rivelate efficaci, come il rifinanziamento dell’iper-ammortamento per le spese d’acquisto di beni strumentali incorporanti tecnologie digitali è il primo intervento sostenuto da Confindustria, e avallato dal Ministro.

Sugli Investimenti pubblici potrebbero avere un effetto positivo le modifiche contenute nella Legge di bilancio per il 2019 in materia di finanza locale e le misure previste dal DL Crescita e dal DL Sblocca cantieri, sulle quali però non ci sono ancora evidenze. Per quanto riguarda la finanza pubblica il deficit tendenziale per il 2020 che, anche senza aumento IVA, rimarrà sotto la soglia del 3 per cento del PIL. Rispetto a quanto stimato dal CSC Il nuovo Governo, nella NaDEF, assume un quadro meno favorevole per il 2019 e più favorevole per il 2020.

Diminuzione del costo del lavoro.  L’avvio di una riforma fiscale – nella direzione di un alleggerimento del carico fiscale, specie quello che grava sul lavoro, significherebbe sia mettere più soldi in tasca ai lavoratori, favorendo l’offerta di lavoro e i consumi, sia ridurre il costo del lavoro per le imprese, per aumentare la competitività e la domanda di lavoro.

Dati gli attuali stringenti vincoli di bilancio pubblico, ma vista l’urgenza di misure che massimizzino le prospettive di crescita del Paese, un’opzione percorribile per Confindustria è quella di un intervento mirato e graduale, declinato su più fronti: un accorpamento delle aliquote IRPEF sui primi scaglioni, con conseguente rafforzamento dei redditi medi, soprattutto quelli da lavoro dipendente; un intervento mirato sui redditi da lavoro dipendente per aumentare il netto in busta paga anche ai lavoratori con redditi tanto bassi da non pagare tasse, con l’introduzione di una vera imposta negativa che preveda trasferimenti anche agli incapienti se lavoratori dipendenti.


Dati gli attuali stringenti vincoli di bilancio pubblico, ma vista l’urgenza di misure che massimizzino le prospettive di crescita del Paese, un’opzione percorribile per Confindustria è quella di un intervento mirato e graduale, declinato su più fronti: un accorpamento delle aliquote IRPEF sui primi scaglioni, con conseguente rafforzamento dei redditi medi, soprattutto quelli da lavoro dipendente; un intervento mirato sui redditi da lavoro dipendente per aumentare il netto in busta paga anche ai lavoratori con redditi tanto bassi da non pagare tasse, con l’introduzione di una vera imposta negativa che preveda trasferimenti anche agli incapienti se lavoratori dipendenti.

riforma fiscale

Aumentando il netto in busta paga ai lavoratori con redditi bassi ci si può aspettare un ampio impulso sui consumi (perché essi tendono ad avere una propensione al consumo superiore alla media) e sull’incentivo a lavorare (anche per individui con basse prospettive salariali e per i secondary earners, in primo luogo le donne sposate). CSC auspica anche il rafforzamento degli attuali incentivi fiscali sui premi di risultato e l’ampliamento degli attuali incentivi all’inserimento lavorativo dei giovani (sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo indeterminato e sull’apprendistato).

I consumi delle famiglie e gli interventi sull’IVA. E veniamo all’altro elemento centrale della domanda interna e delle politiche di rilancio dell’economia, i consumi delle famiglie. Come noto essi sono centrali anche per le politiche di investimento pubblicitario sui mezzi.

Dal Rapporto risulta come nel paniere di spesa delle famiglie i prodotti alimentari e le bevande analcoliche hanno in media il peso maggiore (23% del totale), seguiti dalle spese per abitazione (consumi domestici e affitti) con il 14,4%, il trasporto privato con l’11,5%, l’abbigliamento e le calzature (8,2%), mentre i servizi ricettivi e di ristorazione si attestano al 7,4 %. Guardando tuttavia alla distribuzione dei consumi per decili di reddito risulta che gli alimentari pesano quasi il 34 per cento del paniere nelle famiglie del primo decile, solo il 14 per cento di quelle con redditi più elevati; al contrario, per queste ultime i beni durevoli rappresentano il 17 per cento della spesa, rispetto al 2 per cento per le famiglie a più basso reddito.

Un aumento di un punto percentuale sia dell’aliquota IVA ordinaria che della ridotta (ma non della minima) colpirebbe oltre il 76 per cento dei beni consumati dalle famiglie. Assumendo una completa traslazione dell’aumento IVA sui prezzi, la spesa media per le famiglie per CSC crescerebbe di circa 169 euro l’anno. A parità di paniere di spesa, dunque, interventi di aumenti generalizzati delle aliquote IVA, sulla falsariga di quanto stabilito dalle clausole di salvaguardia, permetterebbero di incassare gettito per le casse dello Stato ma avrebbero effetti negativi sia sulla crescita dell’economia che dal punto di vista distributivo: le famiglie nel primo decile di reddito destinano oltre il 18 per cento del proprio reddito disponibile al pagamento di IVA e accise, le famiglie con redditi più alti (nell’ultimo decile) circa il 12 per cento.

In Italia l’anello debole è, oggi ancor più, la domanda interna, consumi e investimenti privati, per cui è fondamentale ristabilire la fiducia. “Il 2020 potrebbe rappresentare un anno di svolta per l’economia italiana a patto che il dividendo dei tassi di interesse ai minimi storici venga utilizzato per ricreare il clima di fiducia, rilanciare gli investimenti privati, avviare la riduzione del peso fiscale sui lavoratori e porre il debito pubblico su un sentiero decrescente. In attesa di un rasserenamento dello scenario geoeconomico internazionale”, conclude Confindustria.

 

 

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Tags | Confindustria, costo lavoro, economia italiana, Gualtieri, MEF, misure fiscali, PIL, PMI
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