I servizi OTT rappresentano il 14,5% del mercato audiovisivo globale nel 2018 secondo le stime di IDATE, ma con tassi di crescita a due cifre, oltre il 14% su base annua per i prossimi tre anni, a fronte di tassi al di sotto del punto percentuale della tv lineare i pesi potrebbero essere ben differenti. L’ultima edizione dell’IDATE Digiword stima un fatturato globale del complesso dei “mercati TV e servizi video” di circa 116 miliardi nel 2022.
Cosa si intende per servizi video e chi c’è dietro? Il grosso della crescita sarà trainata dai grandi operatori OTT nelle previsioni IDATE, Netflix, Amazon, Google in prospettiva Apple, pronta a lanciare un nuovo servizio TV. Ma la TV non sta a guardare: il rapporto fa riferimento all’ondata di consolidamento nel settore, da ultimo le operazione Comcast/Sky o Disney/Fox operazioni volte potenzialmente a sfruttare la base abbonati e i cataloghi in nuovi servizi OTT. L’ingresso dei pesi massimi della Rete implica l’inasprimento della competizione sugli utenti (tempo e risorse): a fronte dell’aumento del consumo di contenuti video su terminali mobili i nuovi operatori controllano anche i device; e sui contenuti, oltre alla capacità di investimento, i nuovi competitor sono avvantaggiati da poter offrire contenuti audio video, audiolibri, ebooks, oltre agli audiovisivi (approccio multi-content).
Tutto perso per gli operatori tradizionali? Secondo il rapporto no, possono contare sulla brand recognition nel loro mercato, sulla conoscenza dell’audience, su contenuti locali di qualità; soprattutto gli operatori tradizionali non si devono sottrare alla sfida dell’OTT, ossia declinare i propri asset storici anche sulle nuove piattaforme e device. E’ quanto i nostri operatori fanno da tempo, con una ricchissima offerta on demand su rete, accesso agli archivi, contenuti extra. La brand recognition e il know how sull’audience e i contenuti e, aggiungiamo, sul talent e le professionalità. E’ quello che CRTV definisce radicamento nel territorio e nel tessuto industriale e occupazionale nazionale; presidio e volano della filiera; radicamento nella cultura e la società mezzo di promozione di identità e pluralità nazionale e locale.
Il rapporto stima un maggiore potenziale di crescita per i mercati televisivi tradizionali dei continenti “emergenti” Asia pacifico, America Latina, Africa, Medio Oriente: negli USA e in Europa il futuro è stagnante (0,8% sdi crescita su base annua per il prossimo quadriennio): ma gli USA hanno la potenza di fuoco delle grandi multinazionali dell’audiovisivo e dell’intrattenimento, e un importante mercato interno di primo sbocco, la lingua.
Dati che devono far riflettere il legislatore italiano ed europeo sulla posta in gioco se non si interviene, subito, con regole, norme e politiche industriali e procompetitive.