TLC e televisioni si sono confrontate venerdì 10 novembre nel convegno “Vent’anni dopo Passato, presente e futuro della convergenza nelle comunicazioni nei 20 anni del Capitolo Italiano dell’IIC” che si è svolto presso la Rai per il ventennale del “Capitolo Italiano” dell’IIC. Il convegno si è aperto con un videomessaggio di Enzo Cheli, incentrato sul ruolo dell’AGCOM, coevo del Capitolo italiano dell’IIC e prima autorità convergente in Europa. “La visione ad essa sottesa” secondo Cheli “ha resistito nel tempo, la sfida è ora nel rinforzarla garantendone al tempo stesso maggiore indipendenza a livello nazionale e mandato per agire sulla scena europea e internazionale, come richiesto dal mercato”.
Di convergenza si è nutrito il lavoro di IIC e del suo capitolo italiano la cui storia, attraverso gli snodi cruciali e le persone, sono stati ripercorsi dal Presidente, Augusto Preta. Sul podio si sono susseguiti interventi illustri di varia natura: visionario quello di Derrick De Kerkove che ha parlato, fra l’altro, di datacrazia e inconscio digitale; tecnico quello di Maurizio Decina, POLIMI, sulla connettività a banda ultralarga e le promesse del 5G; interpretativo quello di Robert Pepper, Facebook ma con un passato alla Federal Communication Commission USA, che ha parlato dei corsi e ricorsi dell’evoluzione regolatoria e della necessità attuale di intervenire con approcci flessibili e adattativi perché “one size does not fit all”. Fra gli ospiti anche Roberto Viola, Commissione UE, che ha parlato dell’approccio convergente e proconcorrenziale dell’ambizioso programma della Commissione UE sul DSM, i cui maggiori provvedimenti, copyright, AVMS, pacchetto telecom, disciplina delle piattaforme online sono prossimi alla conclusione. Per l’AGCOM, presenti il Presidente Angelo Marcello Cardani e i commissari Antonio Martusciello, Mario Morcellini, Antonio Nicita e Francesco Posteraro per la consegna del premio in memoria di Antonio Preto, Commissario recentemente scomparso, assegnato a Fabio Colasanti e Mario Libertini. Dopo l’intervento delle telco, rappresentate dai vertici di Vodafone, Tim, Open Fiber e Wind 3 sono intervenute le televisioni.
Discovery, Soldi: la ricetta per coltivare il “passionate fan”. Marinella Soldi, President & Managing Director S. Europe Discovery Networks, ha identificato in tre caratteristiche principali la ricetta della politica aziendale in Italia, “declinata sulla televisione free e pay, un modello di business che è stato apripista per altre realtà europee”: l’ascolto del consumatore, che sta cambiano per tipo di consumi – multischermo, connessi e soprattutto interattivi: da telespettatore passivo, a “passionate fan”; I contenuti che per Discovery mirano a coltivare queste passioni, dagli hobby, alla casa al food, allo sport, con Eurosport e l’acquisizione dei diritti per le prossime olimpiadi. Infine la ricerca della leadership attraverso le persone, uomini e donne “pronti a mettersi in gioco”: queste ultime in particolare rappresentano oltre il 60% dei dipendenti dell’azienda in Italia.
Viacom, Castellari: convergenza per orientare il consumatore verso i marchi. Dopo aver introdotto i marchi Viacom che vanno ben oltre i canali MTV – i vari “Nick”(Nickelodeon) e Comedy Central, e si declinano anche su free (Paramount, Vh1 e da ultimo Spike) Andrea Castellari, AD Viacom Italia, ha dichiarato: “il pubblico si sposta sempre più fra canali, siti, community. Convergenza significa pertanto orientarlo verso i propri marchi attraverso qualsiasi forma di contatto”. Anche Viacom ha scommesso sul DTT free, differenziando il proprio modello di business fra pagamento di contenuti e pubblicità e scommettendo sul DTT anche se sulla piattaforma “l’unica cosa certa sono i costi, regolatori e, da ultimo, il refarming della banda 700”.
Mediaset, Nieri: convergenza fra pari con norme light e autorità pragmatiche. Per Mediaset Gina Nieri, CDA Mediaset, ha illustrato come la sua azienda sta investendo sul futuro: declinazione del digitale su tutti i profili, free e pay, DTT, con streaming online e on demand, su tutti i terminali. Sono 47 milioni i fan dell’editore su Facebook. L’azienda ha anche investito nella piattaforma europea di programmatic advertising con Tf1 e Pro7, sulla radio, e si ora si appresta a investire sulla nuova tecnologia del DTT di seconda generazione (DVBT2-HEVC) che porterà l’alta definizione a tutti. Il core resta editoriale, news autorevoli e controllate, contenuti auto e coprodotti e acquistati alla produzione indipendente italiana ed europea: “noi ce la mettiamo tutta” dice Gina Nieri “ma cerchiamo regole eque per competere con gli OTT. Siamo consapevoli che non è facile estendere le regole a cui siamo sottoposti ai nuovi operatori: chiediamo allora un alleggerimento di quelle che per i broadcaster si sono stratificate nel tempo”. E che continuano ad aggiungersi come “una camicia di forza” per il settore. “Siamo in una condizione in cui facciamo business contro l’ambiente regolamentare che ci presiede” ha detto la Nieri. Il riferimento, poi esplicitato, è al “decreto quote” presentato dal Ministro Franceschini che inasprisce obblighi e sanzioni per i broadcaster nazionali”. “Se le grandi realtà hanno potuto essere tali è perché hanno potuto stare oltre le regole. Ci sarà un motivo se in Europa non ci sono aziende come Netflix e Google” ha aggiunto la Nieri. Bisogna agire tempestivamente, come più volte ha ribadito anche CRTV in tutte le sedi istituzionali, prima che il vantaggio competitivo (ma anche fiscale, e sui big data) diventi incolmabile.
Rai, Ciccotti: la mission inclusiva del servizio pubblico. Ha chiuso il tavolo dei broadcaster l’ospite Rai rappresentato da Stefano Ciccotti, Chief Technology Officer: per la Rai la priorità è “non lasciare nessuno indietro”. “Adesso nella transizione tecnologica imposta dall’Europa con il refarming della banda 700, dobbiamo capire quale è la legacy dell’MPEG2, la tecnologia DTT di prima generazione” ha continuato Cioccotti “ossia capire quanti sono i televisori che non saranno predisposti per ricevere la nuova tecnologia. Non solo nelle abitazioni, ma anche nei locali pubblici che per il servizio pubblico sono anche carceri, ospedali”. Bisogna garantire che la piattaforma DTT evolva verso tecnologie più efficienti e abilitanti ha proseguito: “per far questo la priorità è un quadro regolatorio certo, pianificazione del passaggio, stanziamento di risorse per sostenere la transizione.
Le conclusioni, ad opera di Antonello Giacomelli, Sottosegretario MISE alle Comunicazioni, si sono concentrate sulle telecom e quanto fatto per stimolare l’offerta di connessione, con il piano impostato nell’Agenda Digitale, che ha permesso all’Italia di risalire rapidamente le classifiche internazionali. Per il 5G “si è operato uno strappo, anticipando la sperimentazione non in piccole aree, come all’estero, ma in 5 aree metropolitane – Milano, Prato, l’Aquila, Bari e Matera – dove sono stati presentati progetti ‘bellissimi’.” “L’investimento politico finora è stato sull’innovazione e l’infrastrutturazione” ha aggiunto il Sottosegretario “ma molto resta da fare.” Sull’audiovisivo solo un cenno, all’obiettivo della legge cinema, che chiede di investire in un progetto comune. “Il mercato globalizzato chiede più politica e meno regole. E l’Europa come soggetto politico internazionale” ha concluso Giacomelli.