“Un ruolo fondamentale e insostituibile è stato svolto da radio e televisioni, nazionali e locali e dal servizio pubblico in questa lunga fase di emergenza. Stiamo parlando di un servizio di preminente interesse generale, costituzionalmente garantito, mediante l’offerta di un’informazione costante qualificata e verificata e di una programmazione culturale e di intrattenimento per la sua funzione sociale in grado di diffondere senso civico e anche un minimo di distrazione e rasserenamento”. Così ha esordito Franco Siddi, Presidente di CRTV all’audizione sull’impatto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 nei settori beni e attività culturali, che si è svolta presso la Commissione VII, Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato, che si è svolta in remoto (vedeoconferenza). Il Presidente ha ricordato come il pubblico radiotelevisivo ha riconosciuto e premiato tale ruolo con ascolti, permanenza e continuità di ascolti. Non ugualmente gli investitori pubblicitari, anch’essi colpiti dalle misure di contenimento del virus, che hanno tagliato sensibilmente la pubblicità, risorsa fondamentale del settore. Gli impatti di questo periodo, come del resto per altri settori, si ripercuoteranno anche nei prossimi mesi. Siddi ha sollecitato ai referenti istituzionali un’attenzione particolare al settore che preveda misure specifiche di sostegno nell’immediato, ma anche di politiche alleggerimento degli oneri regolamentari, burocratici e amministrativi che gravano sul settore, in un’ottica di semplificazione e rilancio dello stesso nel medio-lungo periodo. Tali misure sono tanto più necessarie nell’attuale contesto competitivo dove il settore soffre della concorrenza delle grande piattaforme online su risorse, attenzione degli utenti, riferibilità e remunerazione dei contenuti, dati, una concorrenza che avvantaggia le grandi multinazionali del web, che beneficiano di una carenza normativa e regolamentare a danno delle industrie nazionali. Tali misure sono tanto più necessarie e urgenti nella contingenza della crisi economica globale che ha ulteriormente avvantaggiato le multinazionali del Web. Si tratta di promuovere il rilancio e lo sviluppo di un settore, quello radiotelevisivo che è centrale per l’intera filiera industria audiovisiva e culturale nazionale. Questi in sintesi i contenuti nei 6 minuti concessi all’intervento.
Radio e TV pilastri nella quotidianità del lockdown. Il ruolo centrale di radio e TV è stato riconosciuto e confermato anche dall’ISTAT con la pubblicazione di una ricerca del 5 giugno scorso, dalla quale è emerso chiaramente che l’attività di tempo libero che ha coinvolto il maggior numero di cittadini riguarda l’uso della TV e della radio (93,6%) che, nella fase 1 del lockdown sono definiti dall’istituto “grandi pilastri” attorno ai quali è stata scandita scandito la quotidianità del lockdown. Si tratta in realtà di una conferma del ruolo che tradizionalmente i media hanno svolto e che in questa fase hanno avuto modo di mostrare anche nelle molte declinazioni online e social, che si affiancano, arricchendola alla fruizione tradizionale: contenuti on demand, extra, podcast per la radio, l’offerta DaD della Rai, il potenziamento di quella per bambini per citarne alcuni.
L’impatto del lockdown: ascolti in crescita, pubblicità in picchiata. Nel periodo che va dal 9 marzo – 3 maggio 2020 (lockdown COVID-19), la televisione ha guadagnato in media 3,8 milioni di ascoltatori nell’intera giornata, l’ascolto medio della televisione è cresciuto del 37,1% rispetto al medesimo periodo del 2019 (Fonte AUDITEL). Nonostante questo, il mercato tv ha registrato una contrazione degli investimenti pubblicitari quasi speculare, – 30,9% nel mese di marzo (-110,6 milioni di euro) tuttavia a livello di investimenti pubblicitari, rispetto a marzo 2019 e del 45,5% (-142,2 mln di euro) in aprile 2020 (Fonte NIELSEN). La Televisione nei primi due mesi dell’anno aveva registrato un risultato positivo +2,0% rispetto al primo bimestre 2019.
L’emergenza sanitaria ha fortemente condizionato le abitudini dei radioascoltatori, a partire dagli effetti immediati sugli ascolti in mobilità (il 67% della popolazione ha utilizzato meno l’auto, il 30% della popolazione non si è recato più al lavoro fuori casa (fonte GFK/TER). Gli ascolti in mobilità pesano per oltre il 60% del totale, l’impatto sugli ascolti delle radio nel lockdown è stato pertanto forte -17% l’ascolto medio: tuttavia tale calo è stato compensato dalla crescita graduale del tempo medio di ascolto (+11% negli ultimi 7 giorni di monitoraggio), in nuove fasce giornaliere e su tutti i terminali di accesso alla radio, aumentati in varietà e modalità di fruizione. La radio è stata resiliente, l’81% degli ascoltatori della radio prima del lockdown hanno continuato ad ascoltarla anche dopo; a questo si è aggiunto un 2,4% di nuovi contatti, anche in nuovi target, spesso giovani. A livello di investimenti pubblicitari (Fonte NIELSEN), il mercato radio ha registrato una contrazione del 41,6% nel mese di marzo (-16,2 milioni di euro) rispetto a marzo 2018 e una debacle, -77,8% (-29,2 mln di euro) in aprile 2020. I primi due mesi del 2020 avevano visto un aumento di 2 cifre degli investimenti pubblicitari sulla radio, mezzo cresciuto per 5 anni consecutivi.
“Confindustria Radio TV ha portato all’attenzione del Presidente del Consiglio le problematiche del settore, sottolineando in particolare il servizio essenziale per la comunità svolto dal sistema radiotelevisivo con responsabilità professionale. Il Presidente del Consiglio in più occasioni, anche di recente, ha riconosciuto il sacrificio e il valore dell’attività di tutti i media soprattutto in questa fase. E’ necessario che dai riconoscimenti si passi alle azioni: radio e tv tale attività possono svolgerla in quanto imprese economiche organizzate secondo principi industriali e commerciali, al pari di tutte le altre aziende operanti nei settori produttivi, purché sia dato loro spazio per crescere, innovare, competere” ha concluso il presidente Siddi.