Tutti i dettagli per la denuncia da presentare entro il 30 aprile. Nel frattempo la UE avvia una consultazione sul prelievo digitale. Dal 25 gennaio con un secondo provvedimento l’Agenzia delle entrate ha reso disponibile sul proprio sito il nuovo modello DST (Digital Services Tax, imposta sui servizi digitali) da utilizzare per comunicare all’Agenzia i dati relativi all’Imposta dovuta e versata per il 2020, completo di istruzioni per la compilazione, le specifiche tecniche per l’invio telematico contenute (allegato A). Con la stessa dichiarazione è inoltre possibile chiedere il rimborso, nel caso l’imposta sia stata pagata in eccesso, oppure riportare l’eventuale credito all’anno successivo.
Nel provvedimento sono indicate, fra l’altro le modalità di indicazione degli importi e di trasmissione dei dati della dichiarazione, che va presentato esclusivamente in via telematica e le norme relative alla protezione dei dati: l’Agenzia assume il ruolo di Titolare del trattamento dei dati in relazione all’intero processo per il tempo necessario per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali di accertamento (l’informativa, pubblicata sul sito internet dell’Agenzia è parte integrante della dichiarazione dell’imposta sui servizi digitali).
Questo provvedimento segue quello del 15 gennaio, applicativo della legge istitutiva articolo 1, commi da 35 a 50, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 ( “legge di bilancio 2019”), come modificato dall’articolo 1, comma 678, della legge n. 160/2019 (legge di bilancio 2020). Come già indicato il modello, che di norma dovrà essere presentato in via telematica entro il 31 marzo, per questo primo anno di applicazione potrà essere presentato entro il 30 aprile 2021.
Si ricorda che per la DST italiana sono tenuti alla presentazione del modello soggetti esercenti attività d’impresa che, nel corso dell’anno solare precedente a quello dell’imposizione, realizzano ovunque nel mondo, singolarmente o congiuntamente a livello di gruppo, un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni di euro e, nel medesimo periodo, sempre singolarmente o congiuntamente a livello di gruppo, un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni di euro nel territorio dello Stato. In caso di gruppo la società designata del gruppo assolve all’obbligo per ciascuna società designante. La DST si applica sui ricavi derivanti dalla fornitura dei seguenti servizi digitali: veicolazione su un’interfaccia digitale di pubblicità mirata agli utenti della medesima interfaccia; messa a disposizione di un’interfaccia digitale multilaterale che consente agli utenti di essere in contatto e interagire tra loro, anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi; trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall’utilizzo di un’interfaccia digitale.
Si ricorda che di recente la Commissione UE ha aperto due procedure sul tema della “digital levy” (prelievo digitale, si veda questo link):
- La Roadmap o Inception Impact Assessment pubblicato il 14 gennaio, aperto per commenti (liberi, position paper) con scadenza 11 febbraio;
- La Consultazione Pubblica, sullo stesso argomento pubblicata il 18 gennaio con quesiti specifici, con scadenza 14 Aprile.
Sembrerebbe trattarsi di proposta di prelievo nuova, rispetto alla proposta UE per la DST, a cui l’imposta italiana (come del resto la francese, già applicata o la spagnola) sono ampiamente ispirate, in integrazione ad essa: “nelle sue conclusioni del 21 luglio 2020, e in considerazione della necessità di sostenere la capacità di prestito e di rimborso dell’UE, il Consiglio europeo ha incaricato la Commissione di presentare proposte in materia di risorse proprie supplementari. Una di queste è il prelievo sul digitale. La nuova iniziativa contribuirà ad affrontare la questione dell’equità fiscale connessa alla digitalizzazione dell’economia, senza però interferire con i lavori in corso a livello di G20 e OCSE sulla riforma del quadro internazionale in materia di imposta sulle società”. L’iniziativa sarà concepita in maniera coerente con il pacchetto relativo alla legge sui servizi digitali e con la strategia digitale della Commissione per garantire un’economia digitale equa e competitiva (comunicazione “Plasmare il futuro digitale dell’Europa”).