Si è tenuta mercoledì 28 settembre l’audizione di CRTV in merito all’indagine conoscitiva AGCom sulla “Informazione Locale” (Delibera n. 310/16/CONS del 21/6/2016).
Il documento di posizione associativa, articolato nei contributi dell’Associazione TV Locali e dell’Associazione Radio FRT aderenti a CRTV, illustrato in audizione e depositato agli atti, risponde all’invito dell’Autorità a fornire una ricognizione del comparto e fornisce un dettagliato spaccato dell’emittenza radiotelevisiva privata con particolare riferimento al quadro normativo e regolatorio. Quadro tuttora stringente in quanto nato nell’era analogica (basti pensare alla “par condicio” definita un “residuato bellico” proprio dall’Autorità) e che oggi più che mai mostra asimmetrie e contraddizioni rispetto alla “deregulation” di cui godono i nuovi operatori OTT, in una fase competitiva a forte discontinuità tecnologica e degli stili di consumo. Processi che non possono essere affidati al solo mercato (specie quando sottendono principi costituzionalmente garantiti come nel caso dell’informazione) e che anzi necessitano di un accompagnamento sia in termini di politiche economiche che di una nuova regolazione.
Ampio spazio è stato riservato allo stretto rapporto esistente tra emittenza locale, territori e rispetto del principio pluralistico, per cui la natura informativa è storicamente nel DNA di Tv e radio locali. Analogo spazio è stato riservato al tema del finanziamento e dei criteri di attribuzione dei contributi statali che, rimanendo insieme alla pubblicità un’importante fonte di sostentamento dell’emittenza locale, richiedono un profondo ripensamento. Si tratta – come ha auspicato recentemente anche la Corte dei Conti – di accantonare l’approccio “a pioggia” che paradossalmente non ha premiato le emittenti informative più strutturate e impegnate (per le TV si parla di 180.000 ore annue di informazione diffuse dalle prime 100 aziende) e che soffrono nell’attuale congiuntura economica anche della mancata rendicontazione degli impieghi e per l’endemico ritardo nelle erogazioni. Si tratta quindi di privilegiare criteri più selettivi quali il numero medio di dipendenti e giornalisti a tempo indeterminato, criteri di solidità patrimoniale e del costo del personale, la rilevazione degli ascolti in ogni Regione, obblighi più stringenti in tema di autoproduzione di programmi informativi, e ciò al fine di garantire e incrementare la qualità totale di un servizio “di pubblico interesse” come quello informativo di prossimità.
Il documento contiene poi le rilevazioni più aggiornate dell’Ufficio Studi e Ricerche di CRTV delle principali dimensioni e dinamiche economiche del comparto televisivo e radiofonico locale. In particolare contiene dati estratti dell’edizione 2016 dello “Studio Economico del Settore Radiofonico in Italia” realizzato da CRTV in collaborazione con l’ “Osservatorio Nazionale delle Imprese Radiofoniche Private CGIL SLC- FISTel CISL – UILCOM” basato sull’analisi dei bilanci depositati dagli operatori presso le Camere di Commercio/Cerved, recentemente pubblicato sul sito di CRTV.