I numeri del business criminale, impatto sull’industria, rischi per l’utente. Si sta svolgendo in questi giorni una maxi operazione di blocco e smantellamento di un fiorente business di IPTV illegale. Coordinato dall’Italia, il blitz internazionale è il risultato di un’indagine avviata nel 2017, e conferma la sofisticazione della violazione del copyright online con impatti gravi, attuali e in prospettiva, per industria e utenti.
L’indagine, diretta dal Procuratore della Repubblica di Napoli, dott. Giovanni Melillo e coordinata dal Procuratore Aggiunto, dott. Vincenzo Piscitelli e dal sostituto procuratore Dott.ssa Valeria Sico ha consentito di individuare e disattivare la piattaforma internazionale di IPTV (Internet Protocol Television) collegata alla piattaforma Xtream Codes. I nomi in codice associati all’indagine e all’operazione sono Black IPTV e Eclissi. Richiamiamo gli estremi di questa operazione.
LE FORZE IN CAMPO. 100 militari del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e dei reparti territoriali della Guardia di Finanza messi in campo in Italia. Il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni ha condotto l’indagine tecnico informatica sulla diffusione dei segnali. Otto gli ordini europei di indagine emessi dalla Procura di Napoli che, tramite l’Agenzia Europea per il coordinamento investigativo e la cooperazione giudiziaria ’Eurojust’ e l’Europool sono stati eseguiti simultaneamente la mattina del 18 settembre
ESTERO. 5 i Paesi – Olanda, Francia, Grecia, Germania e Bulgaria – coinvolti nella lunga indagine coordinando la rispettive polizie giudiziarie con l’ausilio dei militari del Nucleo Speciale , 3 le aziende e 5 le persone fisiche indagate.
ITALIA. 25 gli obiettivi delle perquisizioni sul territorio nazionale prevalentemente in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia volte a smantellare le centrali adibite alla divulgazione abusiva del segnale ricevuto e ad aggredire i proventi illecitamente conseguiti dall’organizzazione. La base dell’organizzazione in Italia è Napoli, con collegamenti a Roma, Taranto, Avellino, Caserta, Cosenza, Messina, Vicenza, Bari, Palermo. La ‘testa’ dell’organizzazione è stata arrestata a Salonicco: Christos Papaoikonomu, inventore e gestore della piattaforma X Stream Codes, è stato trovato in possesso di oltre 110 mila euro in contanti, criptovalute e numerose centrali. La piattaforma, che fornisce l’interfaccia per la gestione degli abbonamenti, è ideata da due cittadini greci riuniti in una società di diritto bulgaro.
INDAGATI E PRIME AZIONI. 25 i soggetti, tra cui due greci, ideatori della piattaforma a carico dei quali è stata condotta l’indagine. Associazione a delinquere finalizzata alla riproduzione e commercializzazione illecita di IPTV con la circostanza aggravata del reato trasnazionale il reato ascrivibile. 80 siti internet e di 183 server oscurati dedicati alla riproduzione e diffusione dei flussi audiovisivi illegali.197 rapporti finanziari sequestrati tra account paypal, postepay e conti corrente bancari.
I NUMERI DELL’OFFERTA ILLEGALE. 12 euro al mese il prezzo di rivendita all’utente finale che consente di vedere tutti i principali palinsesti TV con un unico abbonamento. 60 milioni di Euro annui il giro d’affari stimato dell’organizzazione; solo in Italia più di un terzo del totale, poiché il giro d’affari stimato è di oltre 2 milioni di euro al mese. Almeno 4 le piattaforme “piratate” – Sky; DAZN; Mediaset; Netflix.
UTENTI. Oltre 5 milioni di utenti stimati solo in Italia, fra privati, locali pubblici e reseller minori. 700.000 utenti online al momento dell’oscuramento ora passibili di multa o reclusione da sei mesi a 3 anni e la multa fino a 25.000 Euro per i fruitori del servizio illegale.
LA STRUTTURA COMMERCIALE: RETE, MULTILEVEL, SOCIAL. L’aspetto più interessante emerso da questa indagine è l’organizzazione internazionale, piramidale, multilevel, messa a punto per commercializzare l’offerta illegale. Semplificando, si distinguono 4 livelli: il primo, quello della “sorgente”, ossia l’acquisizione di abbonamenti per via legale e la gestione del segnale, decriptaggio della trasmissione (satellite e streaming) e riconversione in un nuovo sistema criptato da veicolare online. Il secondo livello è quello distributivo, attraverso la predisposizione di server in diversi Paesi per ragioni di prossimità e ripartizione del rischio di intercettazione da parte delle indagini nazionali. Il terzo livello è quello del “pannello”, ossia dell’interfaccia di gestione degli abbonamenti, software ideato e distribuito dalla società Xtream Codes su due livelli “base” per rivendita di abbonamenti base appunto, a clienti finali o reseller minori; oppure “multi level”, predisposta per la distribuzione a più utenze, non solo private, per la riscossione di provvigioni in un’ottica multilevel marketing. Infine il livello di “reseller” direttamente al cliente o attraverso intermediario (multilevel). Sembra di capire che l’accesso ai contenuti inoltre sia anch’esso su più livelli a secondo della varietà di offerta da proporre e clienti da proporre. Altro elemento importante della rete è il device presso l’utente finale, il cosiddetto “pezzotto”, ossia decoder aperto su cui installare il software per le decrittazione una volta acquistato l’abbonamento, acquistable online di maggiori siti di e-commerce. La sofisticazione della struttura e la sua imitazione della situazione reale, trapelata anche dalla notizia dell’esistenza di una sorta di servizio assistenza clienti, una chat dove vengono scambiati messaggi sul sistema Iptv, i crediti , previo pagamento, e informazioni sullo stato dei lavori sui vari server, con oltre 200 partecipanti.
IMPATTI SU INDUSTRIA E SISTEMA ITALIA. Sull’argomento degli impatti sull’industria audiovisiva, e sul sistema Paese, mancati ricavi e occupazione, la ricerca Fapav, documenta ogni anno con dovizia di dati gli andamenti. Anche il presidente di CRTV, Franco SIDDI, ha stigmatizzato le nuove sofisticazioni della IPTV, “pirateria industriale”. Richiamiamo dall’intervento in occasione del convegno Fapav dedicato all’IPTV illegale: “ E’ evidente che siamo in un nuovo stadio della pirateria che sottintende una frode organizzata ai danni di:
- utenti, a volte inconsapevoli dell’illegalità del servizio, di certo della reale identità della controparte che fornisce il servizio con tutti i rischi legati alla sicurezza e alla gestione dei dati;
- imprese editoriali che investono in contenuti, e non possono ricavare da questi la dovuta riferibilità e salienza del brand con il proprio pubblico e gli investitori pubblicitari;
- investitori pubblicitari, anch’essi esposti ai rischi collegati ad una gestione di business fraudolenta.
Molti dei contenuti acquistati, prodotti, coprodotti o diffusi dai nostri associati vengono condivisi online senza la necessaria contestualizzazione e riferibilità in violazione del copyright e dei diritti connessi della filiera creativa sottesa alla produzione di contenuti protetti dal diritto d’autore. La mancata riferibilità reca inoltre pregiudizio all’associazione della comunicazione pubblicitaria a brand affidabili. Rileva anche il fatto che contenuti nocivi o non adatti riproposti al di fuori del contesto originario possono anche raggiungere pubblici non adatti (es. minori). Le violazioni di cui sono vittime i broadcaster si configurano infine, nel caso delle IPTV in pratiche commerciali scorrette. La crescita di dispositivi di streaming illegali è una nuova minaccia per la pay TV e le altre industrie di contenuti e mina gli incentivi per le aziende a migliorare i servizi o offrire una maggiore selezione di contenuti in più mercati”. Ma è utile soffermarsi, in chiusura sui rischi per l’utente.
I RISCHI PER L’UTENTE: RECLUSIONE, MULTA, MALWARE. In occasione di questa retata la stampa ha riportato con grande risonanza il fatto che gli utenti dell’IPTV illegale risultano anch’essi perseguibili. Si tratta di reato penale punibile con reclusione o multa. La base legale è l’art. 171 octies della Legge sulla protezione del diritto d’autore (633/1941) che punisce «chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato con la reclusione da sei mesi a tre anni» e multe da 2.500 a 25mila euro. Inoltre di recente la Corte di Cassazione (Aprile 2018) si è pronunciata contro l’archiviazione delle posizioni degli utenti di una IPTV illegale: nonostante la «tenuità del fatto», pertanto, si va a processo. Emergono inoltre, vista la complessità delle organizzazioni che erogano servizi illegali di IPTV, che si tratta di associazioni a delinquere con diversi temi legati alla sicurezza informatica: l’utente collegandosi per la fruizione del servizio espone il proprio computer a moltiplicazione di click inconsapevoli, malware, spy-bot o, peggio, estrazione ed uso di dati sensibili, uso del pc come “zombie” in operazioni di hackeraggio, per citarne alcuni. La diffusione di questa nuova forma di pirateria spesso introduce nel mercato dispositivi non a norma con tutti i rischi legati alla sicurezza (es. normativa antincendio); e porta ad utilizzi – di banda “fantasma”, con costi extra soprattutto lato utenti.
LE DIVERSE VIE: TUTELA AMMINISTRATIVA, GIUDIZIALE, REMUNERAZIONE EQUA DEL COPYRIGHT. Sul perseguire l’utente più o meno consapevole della fruizione illegale, si discute molto, anche a valle dell’esperienza francese al riguardo. Si è parlato in più occasioni della necessità di coinvolgere le telecom, nell’azione dissuasiva di utilizzi illegali, con interventi crescenti (richiami, sospensione del servizio). Di certo bisogna lavorare su tutti gli strumenti a disposizione, che sono, oltre agli interventi di polizia: la giurisprudenza in materia, che sta delineando degli aspetti cruciali per la disciplina del copyright online; la via amministrativa, intrapresa dal nostro regolamento AGCOM, che è diventato un modello all’estero; e, soprattutto una attenta disciplina degli aspetti della remunerazione del copyright online negli utilizzi online: una sfida questa legata al recepimento della direttiva copyright, il cui lavoro, a livello UE e nazionale, si sta avviando in questi giorni.