La radio è un’impresa, gli editori raccolgono la sfida del mercato allargato. Con i contributi associativi a cura di Rosario Donato Direttore Generale, e di Andrea Veronese, Responsabile Ufficio Studi si conclude la nostra narrazione dell’evento “La radio oltre la radio. Le sfide del digitale fra prominence, pluralismo e nuove metriche”, organizzato da Confindustria Radio Televisioni con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Almed, Master Fare Radio e Master Fare TV.
L’intervento di Rosario Donato si è aperto con l’illustrazione dell’iniziativa di di portare la radio nelle Università, che è giunta al suo terzo appuntamento di un percorso che toccherà altri atenei italiani nei prossimi mesi. Obiettivo dell’iniziativa è quella di portare il mondo dell’impresa radiofonica a contatto con quanti si formano per lavorarci; raccontare le peculiarità dell’impresa editoriale in questo settore, attraverso le testimonianze dirette degli editori, e degli organismi che lo regolano.

“Portare la radio nelle università è un impegno non facile, per gli aspetti organizzativi, ma che dà molta soddisfazione, perché offre l’opportunità di mettere a confronto il mondo delle imprese con un interlocutore importante, i giovani, che rappresentano un mondo molto vicino alla radio.” ha detto Donato “È l’occasione per raccontare loro che la radio è un’impresa modernissima, un’ impresa che investe – in reti, tecnologie, risorse, talent… – e che lo fa da 100 anni, con passione. Più si parla della radio e delle sue difficoltà, più aumenta l’interesse al mezzo, che ha nell’approccio editoriale all’attività di impresa il proprio punto di forza e la caratteristica fondamentale.

Dopo aver illustrato l’attività associativa e l’ambito di rappresentanza, che per la radio coinvolge tutte le radio nazionali e le maggiori radio locali commerciali, il Direttore ha commentato la lunga storia della radio, illustrata graficamente nella cronologia, soffermandosi sugli anni ‘70, “il momento della radio libere, antenne che inondavano di musica da tutti gli angoli di Italia, rendendola accessibile, perché i costi di acquisto dei dischi erano proibitivi per i giovani ed era difficile trovarla: le radio ci hanno fatto conoscere la musica, ci hanno insegnato il valore della selezione e della programmazione in un palinsesto, c’era che ti spiegava cosa c’era dietro quel brano, c’era una narrazione che rendeva la musica accessibile e portava in altri mondi. Oggi le library sono disponibili e accessibili, ma questa narrazione rimane ancora prerogativa principale della radio” ha detto, aggiungendo “La radio è voce narrante, e ha fatto di quello che è un difetto, la mancanza del video, un pregio”. Donato ha quindi introdotto il progetto dell’Osservatorio Radio di CRTV, mappatura unica del settore radiofonico e del suo posizionamento nel più ampio contesto digitale.

L’intervento di Andrea Veronese ha fornito un quadro di sistema della radio attuale e del contesto (di mercato, tecnologico, di consumi, produttivo e distributivo) con cui si confronta, un’anticipazione dell’Osservatorio Radio, la cui prima edizione è di prossima pubblicazione.
La relazione ha preso le mosse dalla constatazione che il mercato radiofonico negli ultimi dieci anni è cambiato profondamente, con movimenti di consolidamento e polarizzazione all’interno, e l’estensione del contesto competitivo all’ecosistema digitale. Un contesto disintermediato, con nuovi competitor globali, ma anche con opportunità di crescita e innovazione, che si sono indirizzate per la radio prevalentemente sugli investimenti tecnologici in produzione e distribuzione. Nel quadro di mutamento di contesto rientrano anche le nuove modalità di consumo, la convivenza di più tecnologie distributive, una diversa esperienza di ascolto basata sulla personalizzazione e arricchita anche da nuovi canali, fra cui il video per es. , nonché dalla moltiplicazione dei punti di accesso, tutti i terminali smart (tv, speaker, phone). Questi ultimi offrono opportunità ma anche criticità, che nascono dalla disintermediazione, che pone il problema, regolatorio e di mercato dei terminali, di come garantire il mantenimento della dovuta prominence (che di declina anche in accessibility e discoverability) della radio su tutti i terminali smart, come citato in precedenza; ma anche il problema dell’ascolto principe, quello in automobile, minacciato dalle dashboard digitali, che rischiano di bypassare recenti interventi regolatori al riguardo (UE, codice delle Comunicazioni elettroniche, obbligo di dotare le autoradio di ricevitori DAB). Rischi, ma anche opportunità, come ad es. quella rappresentata dalla creazione dell’aggregatore delle radio italiane Radioplayer fra le soluzioni (peraltro iniziativa internazionale).
Rimandando alle slide per i dettagli del quadro di contesto e i dati di mercato, illustrati nella presentazione, di seguito ci concentriamo sulla fotografia dell’esistente a livello di numero di imprese radiofoniche, loro declinazioni ibride e stato dell’arte del DAB.
Quante sono le radio oggi in Italia. Il mondo delle radio nazionali conta 13 società di capitali, per 21 marchi complessivi in FM: 5 di servizio pubblico, 15 di natura commerciale e una di natura comunitaria. Negli ultimi anni con l’avvento del DAB sono state attivate 20 emittenti native. Completano il quadro dell’offerta degli operatori nazionali 14 canali visual radio sulle piattaforme DTT e SAT, e oltre 100 webradio.

Il comparto locale risulta essere una realtà fortemente parcellizzata, composta principalmente da piccole e “micro” imprese, a cui si aggiungono una serie di gruppi attivi anche in ambito commerciale, principalmente concentrati nel nord Italia – ma nel sud spicca, ad esempio, il Gruppo Norba tra radio e tv, e ADN – con importanti marchi interregionali- superstation (Multiradio, Sphera, Klasse Uno, Number One). Secondo Agcom (R.O.C), a marzo 2023, l’insieme delle emittenti radiofoniche locali (dab e fm) è rappresentato complessivamente da poco più di 900 editori per circa 1.660 programmi di cui oltre 1.200 (76%) a carattere commerciale sono, quelli a carattere comunitario circa 400 (24%). Partendo dal dato delle autorizzazioni DAB rilasciate dal MISE (2019) oltre 1.100 di cui il 60% fa riferimento a emittenti a natura commerciale. Negli ultimi anni l’emittenza radiofonica locale ha sofferto delle diverse crisi economiche che si sono alternate: molte società sono assorbite e/o acquistate, diversi marchi sono ceduti o cessato le trasmissioni anche se alcuni editori hanno lanciato nuovi progetti (Radio WoW, Giornale Radio, Radio Easy Rock). In questi anni le frequenze FM hanno continuato a rappresentare un importante asset economico di scambio.
La radio è già ibrida e multicanale. Lo sviluppo del digitale e la proliferazione dei dispositivi di accesso hanno ampliato le potenzialità di un mezzo che oggi è ibrido e omnicanale, presente su tutte le piattaforme distributive (FM, DAB+, online) con un’offerta che spazia dalla diretta live ai contenuti on demand, trovando una propria connotazione anche in ambito video grazie alla visual radio e ai social. Per quanto riguarda gli eventi live (i.e. Party Like a Deejay, Radio Italia Live – Il concerto, Battiti Live, RDS Summer Festival, Radio Zeta Future Hits Live), tornati in gran numero dopo l’emergenza pandemica (11 milioni di individui nel 2022 secondo FCP-Assoradio), valorizzano il rapporto con il territorio mettendo in contatto brand e pubblico, oltre a cogliere opportunità commerciali (sponsor) e di cross-promotion (televisione). La presenza social, principalmente Facebook e Instagram, amplifica l’interazione con il pubblico facilitando la costruzione della community (80% degli ascoltatori radio utilizza i social).

Di seguito una mappatura di tali declinazioni broadcasting e broadband della radio.

L’opportunità DAB+, dove siamo. Il 2022 è stato un anno molto importante per il settore. Dopo circa 20 anni, l’Agcom ha approvato il piano di assegnazione delle frequenze per la radio digitale DAB+, creando così condizioni per lo sviluppo della radiofonia digitale. In precedenza, due leggi di bilancio successive (2018 e 2019) avevano introdotto profonde modifiche al quadro normativo di riferimento con l’introduzione dell’obbligo di dotare tutti i ricevitori radiofonici venduti (indoor + automotive) a partire dal 1° gennaio 2020 di un’interfaccia DAB.
Secondo il registro del catasto nazionale delle frequenze (Agcom), a marzo 2023, si contano 680 impianti complessivi di cui il 61% fa capo ai tre operatori nazionali (RAI, EuroDAB, Dab Italia) mentre a livello locale sono 26 gli operatori locali (39% del totale impianti) presenti in 14 regioni. La copertura è pari all’88% della popolazione, 95% relativamente alle principali arterie stradali (6.500 Km).

Secondo gli ultimi dati diffusi, sono 11 milioni i ricevitori venduti (indoor + automotive) con una penetrazione che non supera il 15% delle abitazioni (indoor). Un valore simile a quello registrato in Francia (5,5 milioni di ricevitori venduti e una incidenza indoor del 14%), ma ancora nettamente inferiore a Paesi come Regno Unito (50 milioni circa di ricevitori venduti e una incidenza nelle abitazioni del 70%) e Germania (24 milioni e 34%). La piattaforma DAB+ veicola complessivamente oltre 500 programmi radio fra nazionali e locali, su tutto il territorio.
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