Un primo giro di tavolo con presentazione della propria mission e offerta in un video per raccontare le nuove realtà delle radio, questa l’apertura dell’evento organizzato da CRTV e l’Università Cattolica, Master Fare Radio e Master Fare Tv (ALMED), nella parte dedicata agli editori radiofonici. Ma sono state le successive domande degli studenti, tante e sfidanti, che hanno arricchito il confronto con gli editori radio e rappresentato un momento “centrale” della giornata. Il tutto moderato magistralmente da Matteo di Palma, Conduttore Radio Italia e Docente Comunicazione radiofonica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dovendo cercare un fil rouge degli interventi, emerge che le radio sono già digitali (DAB e IP), multipiattaforma e social, ma con una forte connotazione di community intorno ai contenuti, gli eventi e il brand. Se gli editori radiofonici tutti, nazionali e locali, hanno raccontato storie simili di adozione delle nuove tecnologie, di lunga esperienza e passione di chi lavora in radio, le caratteristiche di ogni brand e del rapporto con il proprio pubblico sono diverse, e uniche. Le domande degli studenti si sono concentrate, tra l’altro, su radio e podcast, web radio, radio e nuove generazioni.
Fausto Amorese, Radio 24: passione per l’informazione, rapporto fiduciario con il proprio pubblico. “I percorsi di approfondimento con l’università sono un momento importante per crescere, il futuro della radio sono i giovani”. Fausto Amorese, Direttore Marketing e Advertising di Radio 24, ha esordito dicendo agli studenti in sala di essere in radio da 40 anni e di divertirsi ancora, per poi presentare rapidamente Radio 24, come radio di contenuti tra informazione, economia e finanza, con un posizionamento e un target preciso, e costituito principalmente da imprenditori, dirigenti, liberi professionisti. Si tratta quindi di un radio con audience più ridotte e profilate, e basata essenzialmente sul parlato, che ha fatto dei contenuti on demand in catch up e i podcast un punto di forza. Il direttore ha ricordato anche l’importanza per Radio 24 degli eventi sul territorio, diversi da quelli delle altre emittenti, perché occasioni di incontro con pubblici di riferimento e sponsor.
Annamaria Genzano, RTL 102.5: la radio dell’anticipazione: isofrequenza, radiovisione, DVB-I. “Siamo la radio del cambiamento, nello spirito, nel DNA dell’editore c’è sempre stata la voglia di cavalcare la tecnologia e sfruttare al meglio tutte le opportunità che essa offre” ha detto Anna Maria Genzano, Direttrice Relazioni interne, esterne e affari istituzionali RTL 102.5. Quando RTL è nata, fine anni 80, la prima innovazione è stata l’isofrequenza. “All’epoca per sintonizzarsi c’era la manopola e quando si cambiava regione bisognava andare e cercarsi la frequenza di trasmissione relativa: la scelta di pubblicizzare il brand 102.5 su tutto il territorio nazionale, anche se in alcune aree le frequenze erano differenti, ha anticipato la ricerca automatica con l’RDS degli anni ’90”. Negli anni 2000 è stata la volta della radiovisione: la discriminante per portare la radio sulla piattaforma TV è stata rappresentata dalla risorsa, le frequenze satellitari, la licenza per il simulcast radio TV è del 2000 (A-Channel, dal 2007 RTL). “Nel primo decennio degli anni 2000 siamo diventati multimediali e multipiattaforma, nel secondo, su internet, su cui avevamo già declinato alcuni contenuti, abbiamo dato accesso alla ns piattaforma online; inoltre abbiamo arricchito l’esperienza di radiovisione, con tutti e tre i canali, RTL, Radio Freccia e Radio Zeta su HBBTV e Dab, e di recente abbiamo avviato le sperimentazioni in DVB-I”.
Marco Lanzarone, Rai Radio: le sfide degli ultimi dieci anni della radio: giovani e contesto competitivo allargato. “La radio oltre la radio è un titolo illuminante per raccontare il percorso fatto. L’evoluzione è relativamente recente se paragonata ai 100 anni di storia della radio che si festeggeranno nel 2024”. Questo l’esordio di Marco Lanzarone, Direttore Radio Digitali Specializzate e Podcast Rai e quindi si è rivolto direttamente alla platea di studenti, “la generazione che tutti stiamo cercando” condividendo alcune risposte a un questionario di una ricerca che è stato alla base della nuova radio dedicata ai ragazzi della Rai, No Name, lanciata a dicembre, indicando che alla domanda “perché non ascolti la radio?” i giovani del panel avevano risposto: “non trasmette la musica che mi piace, preferisco selezionare in modo autonomo la musica da ascoltare, c’è troppa pubblicità, non mi piacciono gli speaker, parlano troppo, non ho una radio sempre a portata di mano ma l’ascolto in macchina. Per anticipare che questi sono alcuni degli spunti su cui hanno lavorato. I giovani sono l’indice anche di quanto la dieta mediatica è cambiata, una ulteriore sfida per gli editori radiofonici , che si trovano a competere in un mercato e con competitor molto più grandi.
Alberto Mazzocco, Associazione Radio Locali FRT. Digitale, opportunità e criticità. Anche il mondo delle radio locali è stato rappresentato nel panel. A livello di comparto ha parlato Alberto Mazzocco, presidente Associazione Radio FRT. “L’evoluzione digitale per le radio locali porterà dei mutamenti con vantaggi e criticità” ha detto “nel digitale molte radio raggiungeranno il limite dei 30 milioni (di popolazione coperta) sarà un evento storico, ma forse tali emittenti perderanno la loro connotazione locale. Per quelle più piccole, la possibilità di estendere la propria copertura fino all’ambito regionale invece sarà fondamentale per la loro esistenza dal punto di vista della sostenibilità economica. Quindi digitale (inteso come DAB) come grande opportunità, ma la vera sfida sarà mantenere la caratterizzazione locale,la vicinanza al territorio, ai suoi eventi, ad es. lo sport, alle sue impresee il patto fiduciario con il proprio pubblico”. Anche il digitale in senso più ampio (online) offrirà un’opportunità in più alle emittenti del territorio, poiché in ambito locale grandi piattaforme globali o Spotify non possono arrivare, ha aggiunto.
Massimiliano Montefusco, RDS: una entertainment company per immergersi nella fruizione in comunità. Open innovation, scambio intergenerazionale, presenza omnichannel su tutte le piattaforme e i device, engagement attivo attraverso eventi sul territorio e nuovi format: sono queste le parole chiave dell’innovazione in radio secondo di Massimiliano Montefusco, Generale manager RDS Radio Dimensione Suono. “La radio è crossmediale per sua natura, si può ascoltare e navigare allo stesso tempo. È importante l’approccio audio-orientented ma anche audiovisivo, i canali visivi amplificano l’esperienza di ascolto, così come i canali social e la televisione”. L’emittente RDS è una entertainment company proiettata verso il futuro, anzi immersa in esso, ha aggiunto “è un po’ come Vision Pro riesce a farti immergere nella tua fruizione ma in community con gli altri 2.
Marco Montrone, Radio Norba: le news, il talent e la comunicazione del territorio e delle PMI. “Abbiamo l’onore, l’onere e il privilegio di rappresentare una realtà locale. I numeri dell’Osservatorio CRTV indicano che la radio locale è un settore che ha un peso, quasi la metà degli occupati e degli ascolti” ha dichiarato Marco Montrone, presidente di Radio Norba. “Si tratta di una realtà molto differenziata, ma che porta con sé un carattere ancora più marcato dei tratti salienti del mezzo radiofonico, cioè l’empatia nel contatto con il pubblico e l’autorevolezza conservata negli anni. A livello locale si ha l’opportunità di non parlare ad una platea allargata come quella nazionale e si riesce a consolidare un rapporto speciale“. Si ha inoltre l’opportunità di offrire un’informazione puntuale e una palestra per i talent nel territorio – Norba ha fatto emergere Checco Zalone e Pio e Amedeo, per esempio – oltre ad un’importante opportunità commerciale: “l’Italia ancora oggi nonostante la globalizzazione, è un Paese che si regge sull’economia delle PMI che hanno sempre avuto nelle radio e le tv locali un alleato importante per la crescita del loro brand”.
Cesare Sordi, Radio Mediaset: al centro contenuti vari e di qualità, la tecnologia è un mezzo. “Siamo editori convinti dal 2016, nel mondo radiofonico cerchiamo di coprire i gusti degli ascoltatori, evitando sovrapposizioni con le altre emittenti, con un’offerta ampia, presenza su tutte le piattaforme, anche in Tv, app. L’offerta digitale che affianca le nostre emittenti si sostanzia in 180 web radio attraverso United Music, e su Radioplayer” ha detto Cesare Sordi, Direttore generale Radio Mediaset. “La tecnologia è nel DNA di RadioMediaset e il mezzo per farci ascoltare, essere presenti ovunque, interagire con il nostro pubblico. È una opportunità e una sfida – per non lasciare indietro nessuno – e al tempo stesso un rischio: non cavalcarla è restare fuori”.
Mario Volanti, Radio Italia: la scommessa sulla musica italiana, il live. “Il mio auspicio è che la radio oltre la radio sia la radio, perché è vero che a livello di tecnologie tutti abbiamo tutto (video, tv via satellite e etere, web, social, app…), però, la radio deve mantenere quelle cose che fanno la differenza”. Mario Volanti, presidente di Radio Italia, partendo dalla sua esperienza, ha raccontato: “41 anni fa ho sviluppato una mia idea: fare una radio dedicata solo alla musica italiana: perché mi piaceva, perché non ce ne erano di uguali. La ‘pazza idea’ sviluppata nel 1982 – “non andrai da nessuna parte” mi dicevano – , oggi è un modello per molte emittenti e ha offerto un’opportunità a tanti artisti italiani, solo negli ultimi 10 anni la musica italiana è diventata protagonista in tutte le classifiche (venduto, eventi, ascolti).” Musica italiana a musica live: “Nella sede di Cologno Monzese nel 2000 ho costruito un auditorium dove abbiamo fatto 700 live in 20 anni, dove hanno suonato tutti e in esclusiva. Gli investimenti, economici e di risorse sono stati enormi, ma anche le soddisfazioni”. Sulle nuove tecnologie ha aggiunto che servono, “ma sono le risorse umane che fanno la differenza”.

Come accennato in apertura, sulle domande degli studenti sono emersi aspetti altrettanto interessanti. Di seguito una selezione di alcuni.
Quale rapporto fra radio e podcast? Sui podcast è intervenuto Montefusco, RDS che ha esordito con un commento: contenuto audio e radio hanno metriche diverse e non è detto che ogni piattaforma sia conforme per ogni capacità distributiva. Dai recenti dati Audible/Nielsen 16,4 milioni di persone hanno ascoltato sia podcast e audiolibri almeno una volta al mese negli ultimi 12 mesi, la radio fa 35 milioni ascoltatori nel giorno medio, questi sono gli ordini di grandezza. E’ comunque un fenomeno all’attenzione delle radio, il podcast è in crescita (+53% rispetto allo scorso anno) e l’ascolto è soprattutto nelle fasce più giovani 18-24/25-34. Il podcast offre un’ opportunità di connessione con il contenuto radiofonico tradizionale, ma impone un’attenzione maniacale su storytelling e conformità al profilo. Sul tema è intervenuto anche Marco Lanzarone, Radio Rai che ha detto che radio e podcast sono profondamente diversi, utilizzando tre esempi. Il titolo, che nella radio è importante solo per la fidelizzazione, per il podcast è importantissimo, serve come base per la ricerca, e non a caso sono importanti pure il visual della copertina e la confezione. La successione delle puntate: nei podcast la prima puntata deve essere l’ultima, perché si deve rodare il contenuto, nella radio è esattamente il contrario, la prima puntata non ha importanza, il programma cresce con il pubblico. È una grammatica diversa, che si riscontra chiaramente nell’ultimo aspetto, la musica: in radio ci sono delle regole auree, non si deve parlare più di un certo numero di secondi, ogni radio e programma ha il suo, la musica serve a spezzare il flusso e dare ritmo. Nei podcast anzitutto non si può mettere musica edita, semplificando, per un problema di diritti; e poi se in radio ogni 60-90sec c’è la musica, che dà ritmo nella fruizione del podcast la musica interrompe l’emozione della storia e si tende a skipparla (es. radio Kids). Sul tema è intervenuto anche Amorese, Radio24, sullo specifico aspetto del podcaset e la concorrenza con una radio parlata: la radio è flusso, di parlato e musica, e chi fa la differenza è il conduttore – giornalista, DJ – e il rapporto che instaura con il proprio pubblico. Il broadcaster è editore, e crea degli appuntamenti con gli ascoltatori, non è una semplice piattaforma di distribuzione dei contenuti. Il digitale permette alla radio di far riascoltare i contenuti on demand, rende eterne le trasmissioni, il social li promuove, ma il conduttore resta il cuore pulsante. QUando la radio fa podcast li fa da editore; un indice importante è la durata di ascolto, che per un podcast di Radio 24 è in media di 47 minuti. L’esclusività, dei contenuti e dell’esperienza, è la chiave per declinare in chiave podcast anche una radio di flusso musicale, come Radio Italia, progetto su cui l’editore Volanti ha ammesso di stare lavorando, a livello di progetto.
Quali strategie per arginare la fuga dei giovani dalla radio verso le piattaforme? Le indagini di mercato hanno indicato che il nome Rai, premiante, per video o alcune fasce (es. Kid) non doveva apparire nel nome della radio per le nuove generazioni ha detto Lanzarone, Radio Rai. Una volta ottenuto di non avere Rai nel nome, lo abbiamo dichiarato: No Name Radio – il “powered by Rai” è piccolo, in secondo piano. Quindi abbiamo messo influencer (forse una scorciatoia), giovani conduttori, speaker, musica, eventi sul territorio, social. (RDS). Gli influencer non sono una scorciatoia, ma una scelta, per Montefusco, RDS, sono amici che parlano dalla cameretta, c’è un’ abitudine di ascolto. che ha aggiunto che l’approccio di RDS è prodotto che parte dalla Generazione Z per la Generazione Z, con una sperimentazione costante e coerente, per intercettare nuovi stili. Tutti gli editori si sono cimentati in offerte specifiche per le nuove generazioni, utilizzando talent e linguaggi e autorialità consone. La radio una volta agganciato, mantiene i nuovi pubblici, il problema è intercettarli, e in questo le piattaforme, i device, i social e i lingaggi (es. il gaming), e non ultimo, l’innesco di risorse giovani nei team che lavorano in radio, sono tutti strumenti importanti.
La radio come sceglie il social su cui andare? Le competenze sono un fattore fondamentale. RDS ha dichiarato di avere un team interno che analizzare i dati, perchè ogni media company deve essere una data company, utilizzare i dati con metriche predittive in un laboratorio permanente, per cercare la killer application del domani. RDS Next è diventato il primo canale radiofonico su Twitch e Tik Tok è stata una scelta specifica in un’ottica di palisnesto, on demand, visual, di mobilità, e forte interazione (influencer anche sui formati lineari) perché la generazione Z ha stili di vita diversi dalla generazione X e dai baby boomer.
La web radio come spazio per emergenti? La radio è un’altra cosa: c’è un broadcaster, editore, che ha investito in una rete, e offre un servizio di interesse generale ha sottolineato Annamaria Genzano.Essere un broadcaster significa che opera in regime di concessione di un bene dello Stato con i relativi oneri e doveri – fra cui la finalità di sviluppare la cultura sociale e offrire informazione certificata. Servono investimenti, ingenti, in reti e mantenimento. Per avere una autorizzazione a trasmettere bisogna essere una azienda, con almeno 15 dipendenti, capitale sociale, capitale per rete, rispettare le regole. Per fare una web radio non si pone il tema dei dipendenti, l’autorizzazione si richiede all’Agcom, costa 250 euro e poi bisogna fare solo un accordo con le collecting per i diritti musicali.
Eventi live sul territorio, gli investimenti generano ritorno? Gli investimenti sono grandi investimenti, ma permettono di contattare ascoltatori “attivi”, incontrare e sentire gli umori, dare visibilitò all’emittente e agli sponsor (RadioMediaset). Gli eventi musicali creati dalle radio hanno riportato la musica in TV (Radio Norba).
Le conclusioni. Mariagrazia Fanchi, Direttrice di Almed, Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, ha chiuso la mattinata dicendo che i temi sollevati sono tantissimi e ha cercato di trarre le fila di alcuni: l’evoluzione verso il DAB l’ha definita all’ultimo miglio, o forse il penultimo, gli sviluppi regolatori indicano un mercato, soprattutto a livello locale, che deve recuperare il tempo perduto, e il nodo della diffusione dei nuovi ricevitori richiede di mantenere l’FM,
La Fanchi ha apprezzato l’approccio imprenditoriale – di cui si parla poco in università, di più nei master – e sapere che esiste una rete di imprese rappresentata in un’associazione, è un segnale importante. Un’imprenditoria che ha una propria riconoscibilità, voce distintiva, immaginazione che ha distinto l’esperienza della giornata.
In chiusura ha elencato alcuni concetti/parole chiave: coinvolgimento, interazione, call to action, speaker come broker/attivatori di rete, riconoscibilità e capitale reputazionale, italianità, territorio, analisi dei dati, nuove metriche, sostenibilità e investimento, sostegno statale, comunità, cluster creativi, talent, creazione di occupazione, eventi e piazze, formazione, competenze, gestione della complessità, passione. Tutti concetti che caratterizzano la radio che va oltre la radio.
Sullo stesso tema, si consiglia anche il post pubblicato da Cattolicanews.it e i precedenti articoli sul sito.
				
															

