La proposta della Commissione
La Commissione UE ha presentato una proposta di decisione volta a coordinare a livello UE l’uso della banda di frequenza UHF (Ultra-High Frequency, ossia la banda 470-790 MHz), utilizzata oggi integralmente dalla televisione per i servizi di mobile broadband. Pur richiedendo al broadcasting di liberare la banda 700MHz entro il 30 giugno 2020, la decisione riserva l’uso prioritario ai servizi audiovisivi su piattaforma terrestre per la banda sub 700Mhz, fornendo “certezza sull’accesso allo spettro e l’ulteriore sviluppo della televisione digitale terrestre quale piattaforma principale per la trasmissione terrestre dei servizi di media audiovisivi al grande pubblico” (art.4). In linea con quanto deciso nell’ultima Conferenza ITU del novembre 2015.
La proposta infatti prevede:
- per la banda dei 700 MHz (694-790 MHz): un calendario comune per renderla disponibile per l’uso da parte dei servizi a banda larga senza fili;
per la banda al di sotto dei 700 MHz (470-694 MHz): priorità a lungo termine per la distribuzione di servizi di media audiovisivi al grande pubblico, con un approccio flessibile all’uso dello spettro a seconda del diverso grado di diffusione della televisione digitale terrestre (DTT) nei vari Stati membri. E propone che tutti gli Stati membri:
- Entro il 30 giugno 2017 adottino e rendano pubblico il piano di transizione per liberare la banda a 700 MHz.
- Entro la fine del 2017 concludano gli accordi di coordinamento transfrontaliero.
Entro il 30 giugno 2020 autorizzino l’uso della banda dei 700 MHz per la banda larga mobile.
L’articolato.La decisione è strutturata in 8 articoli. Si richiamano i più rilevanti per il settore TV.
L’articolo 1 fissa le scadenze comuni vincolanti per gli Stati: · gli accordi di coordinamento transfrontaliero entro la fine del 2017; · disponibilità della banda 700 MHz per l’utilizzo effettivo da parte dei servizi di comunicazione elettronica a banda larga entro la metà del 2020. L’articolo 4 riguarda l’utilizzo a lungo termine della banda di frequenza al di sotto dei 700 MHz preservato sul lungo termine per la distribuzione di servizi di media audiovisivi a un pubblico di massa (o al grande pubblico).. L’articolo 4 consente di utilizzare la banda di frequenza al di sotto dei 700 MHz anche per altre tecnologie o servizi di comunicazione elettronica unicamente in modalità downlink only (ossia dalla rete ai terminali riceventi quali apparecchi televisivi o tablet). L’articolo 5 impone a ciascuno Stato membro di adottare e comunicare agli altri paesi dell’Unione la rispettiva “tabella di marcia nazionale” per la ridestinazione dell’intera banda UHFentro il 30 giugno 2017.. L’articolo 6 prevede che la Commissione proceda entro il 1 gennaio 2025, in cooperazione con gli Stati membri, ad un riesame dell’uso dello spettro nella banda di frequenza al di sotto dei 700 MHz. Tale riesame deve tener conto degli aspetti sociali economici, culturali e tecnologici dell’uso della banda conformemente agli artt. 1 e 4. Valuta l’eventuale necessità di modificare l’uso della banda sub 700Mhz, tenendo conto del riesame previsto nel corso WRC 2023 dell’ITU. |
Impatto sulla TV. Entro il 2020 la banda 700Mhz dovrà essere liberate dai broadcaster che la occupano nei vari Stati Membri.
Come ben noto, in Italia lo spettro radio in banda UHF è intensamente utilizzato dalla radiodiffusione televisiva. Conseguentemente la transizione verso l’allocazione della porzione di spettro a 700 MHz ai servizi mobili sarà molto più impattante sul mercato radiotelevisivo nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.
In particolare dovranno trovare collocazione a tre multiplex di Mediaset e uno a testa di Persidera, Prima TV, Rete Capri e Cairo Editore (alcune regioni) oltre ad alcune tv locali. Si tratta del 30% di banda attualmente destinata al digitale terrestre.
Inoltre l’Italia confina radioelettricamente con 14 Paesi UE e con tutto il Nord-Africa, cosa che complica ancora di più una transizione coordinata con termini così ravvicinati.
La transizione al sistema di compressione e trasmissione più efficiente, il DVBT-2/HEVC, dovrà garantire la ricollocazione dei servizi esistenti nella banda al di sotto dei 700MHz.
Lato utente la migrazione richiederà l’aggiornamento dei terminali tramite set top box appositi o televisori di nuova generazione. Al riguardo si ricorda che già dal 1 luglio 2016 i terminali radiotelevisivi venduti ai distributori al dettaglio in Italia dovranno integrare un sintonizzatore digitale per la ricezione dei programmi in tecnologia DVBT-2 “con tutte le codifiche approvate nell’ambito dell’Unione Internazionale della Telecomunicazioni (ITU)”e dal 1 Gennaio 2017 potranno essere venduti al pubblico solo terminali con queste caratteristiche.
CRTV si è battuta a suo tempo per far inserire nella norma, recepita nel c.d. Decreto Millepropoghe (Legge 27 febbraio 2015, n. 11) facesse riferimento a standard condivisi “future proof “, approvati dall’ITU, come HEVC.
Costi della migrazione. Nella relazione introduttiva all’articolato si fa riferimento a uno studio indipendente realizzato per la Commissione sui costi delle transizioni, l’impatto della copertura di servizi a banda larga e gli aspetti socioculturali connessi alla riconfigurazione dello spettro ad uso tv nella banda sotto i 700Mhz. Secondo lo studio liberare la banda a 700 MHz nel 2020 e passare alla tecnologia di trasmissione terrestre della prossima generazione costerebbe da 1,2 a 4,4 miliardi di euro. A sostenere buona parte di questi costi sarebbero gli utenti finali, che si troverebbero a dover aggiornare le apparecchiature di ricezione prima della fine del normale ciclo di rinnovo.
L’adattamento delle reti DTT, volta a supportare la stessa quantità di contenuti a capacità ridotta di spettro dovrebbe avere un costo di circa 890 milioni di euro. Tale importo includerebbe i costi sostenuti dai titolari dei diritti d’uso che dovrebbero essere modificati prima della scadenza del periodo per il quale sono stati concessi.
Secondo il gruppo Politica dello Spettro Radio (RSPG), i diritti d’uso sono stati concessi in 14 Stati membri a tempo indeterminato o per un periodo che va oltre il 2020. Qualora gli Stati membri prevedano misure intese a limitare tali costi, esse dovranno rispettare il principio della neutralità della tecnologia,la prassi della Commissione per gli aiuti di Stato, e la giurisprudenza in materia degli organi giurisdizionali dell’UE.
Decisione, non direttiva. La misura scelta, la decisione, è intesa a creare obblighi per gli Stati membri, ma non ad avere effetti direttamente applicabili per i soggetti privati all’interno degli stessi, La Commissione confida nella rapida adozione della proposta da parte del Parlamento europeo e degli Stati membri, in modo che la transizione sia prevedibile e avvenga in tempo utile. La decisione entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Ratio. Far fronte alla crescente domanda di spettro per la banda larga senza fili, garantire un’ampia copertura internet a banda larga anche in zone rurali, promozione di nuovi servizi attraverso il 5G. Sono questi gli obiettivi che si prefigge la Commissione secondo la quale entro il 2020 il traffico internet mobile aumenterà di otto volte rispetto a quello attuale. La scommessa è soprattutto sul 5G, che permetterà alla UE di fornire connessioni ad alta velocità (100 Mb/s) e alta qualità (stabilità del servizio) recuperando il ritardo rispetto ad altre aree del mondo (es. Corea e USA) dove la penetrazione del 4G è già avanzata. Standard, tecnologie e terminali 5G dovrebbero essere disponibili appunto nel 2020, quando l’area armonizzata europea potrebbe avere disponibili complessivamente (includendo la banda 700MHz) circa 1100 MHz, permettendo alla UE di diventare leader nella nuova tecnologia.
La proposta si inserisce nell’ambito della strategia per il Mercato Unico Digitale (DSM). Due Stati membri (Francia e Germania) hanno già autorizzato l’uso della banda dei 700 MHz per i servizi mobili e indetto un’asta per la loro allocazione; altri (Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito) hanno delineato piani per ridestinare ad altri usi la banda dei 700 MHz nei prossimi anni. Il Regno Unito ha stanziato 600 milioni di sterline per liberare le frequenze.
Critiche all’accelerazione europea sul riordino dello spettro a favore del 5G arrivano da Gina Nieri, componente del Consiglio di Presidenza e del Consiglio Generale di CRTV. “La proposta della Commissione europea – ha detto– è un favore alle telecomunicazioni e incarna i nostri peggiori timori” in quanto nel documento che scandisce i tempi delle nuove destinazioni d’uso della banda 700 Mhz e sub 700 “non si parla di quella flessibilità su cui invece si basava il rapporto Lamy che era stato accolto da Ginevra”. Secondo il Lamy, spiega la Nieri, fino al 2030 non sarebbero state previste modifiche “nella destinazione d’uso della sub 700”. “Non capiamo cosa abbia portato la Commissione a cambiare le carte in tavola. Se per quanto riguarda la transizione della banda 700 Mhz si auspica un’armonizzazione per tutti gli Stati, non capisco perché per la gestione della banda sub 700 Mhz si punti a un approccio “flessibile” per cui ogni Paese potrà decidere per proprio conto”, ha aggiunto.
In foto: Gina Nieri