Dell’avventura imprenditoriale televisiva di Silvio Berlusconi si è sempre parlato in termini di “polo” (privato, duopolio) per descrivere la situazione che ha caratterizzato lo sviluppo del sistema televisivo italiano. Meno nota forse è la funzione di “polo di attrazione” che hanno rappresentato le imprese del gruppo Mediaset, ora MFE, nell’associazionismo di settore.
Per un breve excursus storico di “Sua Emittenza” – la definizione, una delle tante, è di Giampaolo Pansa – l’uomo che ha plasmato il mercato radiotelevisivo italiano si segnala un breve video con immagini di archivio che raccontano l’inizio dell’avventura editoriale di Silvio Berlusconi da TeleMilano 58 a Canale 5 , e la monografia TeleMilano58. Entrambi pubblicati da Link. Idee per la Televisioni, progetto editoriale dedicato alla televisione e ai media curato dal Marketing strategico di Mediaset.
FRT: le “radiotv libere” si autoregolano. Nel giugno 1984 nasce FRT, Federazione delle Radio e Televisioni da un nucleo di 5 TV nazionali – Canale 5, Italia 1 e Rete 4, Rete A e Videomusic – 75 tv locali e 30 radio, dall’unione di tre associazioni di settore: FIERTI, FIEL e FILE. Il polo che fa capo a Fininvest diventa aggregatore di queste nuove realtà. FRT firma il primo contratto collettivo nazionale del settore radiotelevisivo privato con i sindacati confederali nazionali, una grande innovazione. All’interno di FRT, la Fininvest sottoscrive con l’associazione TV locali una serie di accordi sulla ripartizione del mercato pubblicitario, impegnandosi sostanzialmente a non raccogliere pubblicità locale (area di diffusione inferiore al 25% del territorio) che in seguito si strutturerà in esclusiva della pubblicità areale alle emittenti locali, sempre per accordo. Nel 1984 FRT entra in Auditel con il 3% delle quote. È del 1986 la firma delle prime convenzioni SIAE, del 1989 di un codice di comportamento sulle interruzioni pubblicitarie nei film con Anica e l’adesione a IAP, con tutte le emittenti iscritte, al codice di autodisciplina pubblicitaria. Nel 1990 , anno della “Mammì”, le tre emittenti Telepiù aderiscono a FRT, e le tv locali rappresentate sono oltre 350. Se l’attività associativa si caratterizza sempre più per servizi e assistenza alle emittenti private (frequenze, per rilascio concessioni, diritto di cronaca per eventi calcistici, contributi, per citarne alcuni), è del 1993 la sottoscrizione del Codice di Autoregolamentazione TV e Minori, stipulato tra FRT e 21 associazione di utenti, consumatori, insegnanti e genitori interessate alla tutela dei diritti dell’infanzia. Il codice esplicita alcune regole cui devono attenersi le televisioni sottoscrittrici “al fine di assicurare il rispetto dei diritti e delle esigenze di un armonico sviluppo della personalità dei minori” (1984-2009. 25 anni di FRT). È questo un documento di primaria importanza, ai tempi l’unico del genere in Europa, che costituirà in nuce – codice e relativo comitato di attuazione, – quello che nel 2002 diventerà il Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori redatto e sottoscritto da emittenti pubbliche e private, nazionali e locali e della struttura di implementazione e attuazione, tuttora operativa. Il Codice, sottoscritto nel 2002 come atto di natura privata, è stato recepito in via legislativa dalla Legge di sistema 112/04, trasfusa nel Testo Unico (Decreto legislativo 177/05, e s.m.i.) e con la legificazione operata, è divenuto vincolante per tutte le emittenti, a prescindere dalla sottoscrizione dello stesso e dalla tipologia di piattaforma utilizzata (analogica, satellitare, digitale terrestre, Iptv). Anche la struttura, dal 2007 denominata Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori ha fatto tesoro della esperienza precedente. FRT nel 2013 confluirà in Confindustria Radio Televisioni.
L’associazione di scopo DGTVi: la TV fa sistema per il passaggio al digitale. Con la previsione del passaggio dall’analogico al digitale terrestre Mediaset e FRT si fanno promotori insieme a Rai e a tutti gli operatori nazionali coinvolti nel passaggio della creazione di una associazione di scopo: DGTVi. L’Italia comincia a trasmettere in via sperimentale con il digitale terrestre nel 2003 in Sardegna e in seguito in Valle d’Aosta (simulcast del segnale analogico digitale), i maggiori gruppi lanciano canali esclusivi per accelerare il passaggio al digitale terrestre degli utenti. Ma la transizione è un processo complesso che richiede coordinamento promozionale, logistico, programmazione dei passaggi sul territorio, accompagnamento dell’utenza con campagne informative sulla nuova tecnologia, sui nuovi apparati elettronici (appaiono i decoder anche per la televisione in chiaro), le nuove funzionalità (interattività), i nuovi servizi (es. offerta pay senza abbonamento con carta ricaricabile), le antenne. La cooperazione di sistema fra tv nazionali e locali, pubblica e private per un obiettivo condiviso mostra tutta la sua forza: il mercato via etere più grande in Europa traghetta con successo grandi e piccole emittenti al nuovo segnale digitale attraverso una seri di passaggi progressivi, switch over e switch off, questi ultimi completati nell’arco dei 4 anni (ottobre 2008 Sardegna, primi di luglio 2012 Palermo) senza lasciare indietro nessuno. Alcune operazioni costituiscono i fondamenti di una strategia comune di tutti gli operatori per la promozione del digitale terrestre, come ad esempio la scelta dello switch-off anticipato delle due regioni, Sardegna e Valle d’Aosta più isolate dal punto di vista interferenziale, e quindi la scelta di procedere ad una transizione al digitale che vede nella regionalizzazione il passaggio fondamentale. Un altro esempio è la gestione della bollinatura degli apparati, con test di conformità e interoperabilità da parte delle emittenti, per permettere a tutti di acquistare un prodotto consono al proprio consumo e portafoglio. Chi ha vissuto quegli anni ha il ricordo di una collaborazione di sistema “epica”, per problemi affrontati e capacità di risolverli, alla fine, sulla base di obiettivi condivisi. La collaborazione di sistema dell’emittenza TV ha anche avuto una risonanza e coordinamento importante con le filiere contigue dei produttori e dei distributori di terminali, anch’essa una best practice dell’associazione. DGTVi si è sciolta una volta concluso il passaggio dell’Italia al digitale terrestre, il suo lascito rimane, fra l’altro, nell’attività di bollinatura degli apparati portata avanti dall’operatore TIVU.
Confindustria Radio Televisioni: l’emittenza radio TV fa sistema per le sfide del digitale. Forti dell’esperienza vissuta e consapevoli delle sfide all’orizzonte – operatori e mercati ben più ampi del sistema radiotelevisivo italiano e complessità crescenti – il testimone dell’Associazionismo di settore è stato preso da Confindustria Radio Televisioni che ha inglobato FRT ed è nata dalle ceneri di DGTVi riunendo i precedenti operatori – radio e tv nazionali e locali, pubblica e private – ed aggiungendo ad essi la pay TV di Sky, satellitare. Nel frattempo, il mercato italiano ha visto il debutto di operatori stranieri in Italia, i gruppi Discovery, Viacom, Walt Disney, HSE, che beneficiano della ricchezza e varietà creata dalla digitalizzazione del maggiore mercato via etere europeo. CRTV è fondata nel giugno 2013, ed è operativa dall’ottobre seguente. Gli Associati ricomprendono oggi i maggiori operatori radiotelevisivi nazionali: Discovery Italia, Elemedia (GEDI), GMH, La7, Mediaset, Persidera, Prima Tv, Qvc Italia, Radio Italia, CN Media, RAI, Gruppo 24Ore, RDS – Radio Dimensione Suono, Rete Blu, RTL 102,500 Hit Radio, Sportcast, Tivù, Viacom International Media Network Italia, EI Towers. Eutelsat Italia è socio aggregato. Aderiscono a CRTV anche le maggiori emittenti locali, attraverso l’Associazione TV Locali, e l’Associazione Radio FRT, recita il nostro profilo. In CRTV sono rappresentate tutte le principali componenti del settore: emittenti radiotelevisive pubbliche e private, nazionali e locali, operatori di rete e di piattaforma. Si tratta di un comparto che nel complesso esprime ricavi per circa 9,8 miliardi di euro e una forza lavoro superiore a 90.000 addetti, di cui oltre 25.000 diretti. Obiettivo fondante di CRTV è la rappresentanza unitaria del settore radiotelevisivo sul piano istituzionale, legislativo e contrattuale (a quest’ultimo riguardo CRTV continua a rinnovare con CGIL SLC, FISTel-CISL e UILCOM il contratto collettivo nazionale per i dipendenti delle imprese radiotelevisive private). CRTV è socia di Auditel, è associata a IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), AER (Association of European Radios), Eurovisioni, FAPAV (Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali) e Osservatorio TuttiMedia. È presente con propri rappresentanti in diversi organismi, tra i quali: Comitato Media e Minori (MISE), Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore (MIBAC), Comitato per lo Sviluppo e la Tutela dell’Offerta Legale di Opere Digitali (AGCom) e International Telecommunication Union Radiocommunication (ITU-R). Partecipa al gruppo di lavoro istituito presso il Dipartimento delle Politiche europee per l’esame della proposta di Regolamento sul mercato unico per i servizi digitali. Collabora con tutti i Ministeri competenti, le Istituzioni Politiche e i Regolatori, nazionali e comunitari. È insomma un sindacato di impresa nazionale, ma con un forte presidio anche sui grandi temi europei e internazionali, che ora si accinge a celebrare i suoi primi dieci anni di vita, un decennio volto alla costruzione di una voce autorevole del sistema rappresentato. L’attività dell’Associazione è mirata a contribuire alla creazione e il mantenimento di regole eque e che permettano al comparto di crescere, innovare e continuare a svolgere l’importante ruolo che gli compete nel processo di ammodernamento del Paese, recita ancora il nostro profilo.
In CRTV convivono le anime delle associazioni che l’hanno preceduta e anche molte delle persone che hanno fatto la storia di questo comparto. L’associazionismo privato è forse l’anima più antica, ma l’impulso che da DGTVi in poi ha dato il servizio pubblico alle tematiche di sistema è fondamentale.
Il valore dell’imprenditorialità e della professionalità e la dedizione delle persone che sostanziano l’attività delle aziende è forse il lascito più importante che gli editori radiotelevisivi italiani devono trasmettere al futuro.