Rapporto Agcom. La televisione resta la principale fonte di informazione per i cittadini italiani (90,%). Ma il consumo di informazione è sempre più crossmediale (riguarda i ¾ della popolazione italiana) e online – si consolida il ruolo di internet, secondo mezzo informativo (con il 70%), seguito dalla radio (66%) e i quotidiani (60%). Soprattutto, crescono le occasioni di accesso a contenuti informativi in rete, con un aumento dell’esposizione informativa e della pluralità delle fonti da un lato; ma anche della concentrazione delle piattaforme (social, search, portali) che aggregano e distribuiscono i contenuti su base di selezioni algoritmiche dall’altro.
Fonti, queste ultime, non trasparenti (per natura e provenienza), e che inducono a una esposizione selettiva e polarizzata soprattutto per quanto riguarda le opinioni politiche. Nell’era dell’informazione polverizzata e personalizzata il rapporto individua anche un rischio di esclusione e marginalizzazione nell’accesso all’informazione. E una maggiore dipendenza dei minori dall’informazione online, che ha un ruolo di primo piano, quando non esclusivo nella loro dieta mediatica.
Questa in estrema sintesi la fotografia scattata dal Rapporto sul Consumo di informazione presentato ieri da AGCOM e basato su una ricerca effettuata con GFK sulla popolazione maggiore di 14 anni. Una fotografia luci ed ombre: a fronte di un 80% della popolazione 14+, che si informa giornalmente, un dato incoraggiante, un 5% non si informa affatto; per quanto riguarda i minori (14-17 anni), circa il 13% non si informa, oltre il 60% di quelli che utilizzano un solo mezzo di informazione ricorrono a internet, anche se la maggioranza, circa il 70% utilizza 2 o più mezzi, con un ruolo importante della Tv.
La televisione in definitiva si conferma il mezzo con maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso sia per importanza e affidabilità percepite. Internet cresce nel consumo, ma la percezione dell’affidabilità delle notizie reperite online è sempre inferiore ai mezzi tradizionali. La diffusione di dispositivi ha aumentato l’esposizione a contenuti informativi ma l’overload e la frammentazione dell’informazione ingenera minore approfondimento e senso critico.
La rete ha aumentato la pluralità delle fonti “che si differenziano per tipologia di editore (tradizionale, nativo digitale) fase nella catena produttiva e distributiva nell’ecosistema informativo (editori, blog, piattaforme), modalità di diffusione (editoriale e algoritmica), reputazione del marchio”; “ma le piattaforme costituiscono dei veri a propri gatekeeper per l’accesso all’informazione”, recita l’executive summary. Gli italiani infatti accedono all’informazione online prevalentemente attraverso fonti c.d. algoritmiche, in particolare social network e motori di ricerca (54% della popolazione).
Il rapporto ha anche analizzato l’informazione politica e il ruolo di internet al riguardo e in particolare il peso delle fonti algoritmiche e web, più limitato rispetto all’informazione generale ma comunque rilevanti: dati che devono far riflettere sull’attualità della par condicio applicata all’informazione radiotelevisiva.
La personalizzazione dell’informazione su Internet tende inoltre a polarizzare le posizioni: gli individui più schierati ricorrono in maniera più ampia alla Rete come mezzo di comunicazione per informarsi sulle scelte politico-elettorali, acuendo le dinamiche di esposizione selettiva, confirmation bias e estremizzazione del dibattito. La socializzazione online infine facilita la viralizzazione di tali contenuti (gli utenti più schierati sono spesso quelli socialmente più attivi).
Nel dibattito in sala, presenti, fra gli altri, il Presidente AGCOM Angelo Cardani, e i commissari Antonio Nicita e Mario Morcellini, si sono susseguiti interventi sul ruolo del fact checking, sulle politiche che possano educare a un consumo critico e consapevole, sulla concentrazione dell’intermediazione ad opera delle piattaforme online, sul ruolo che politica, e le istituzioni in genere, debbono svolgere nel gestire questo cambiamento epocale: per educare a una fruizione informativa più inclusiva e equilibrata che limiti (o meglio evidenzi, segnali) le derive in tema di disinformazione, hate speech, sicurezza, privacy, per citare alcuni dei temi più sensibili.
La ricerca si colloca nell’ambito dell’attività che l’Autorità sta svolgendo sul tema dell’informazione e delle piattaforme online, che ha previsto di recente la creazione di un Tavolo Tecnico sulla garanzia del pluralismo e la correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali, volto a porre le basi per una autoregolazione del nuovo ecosistema informativo. CRTV, presidierà i diversi gruppi di lavoro che sono stati costituiti – classificazione e rilevazione dei fenomeni di disinformazione; monitoraggio dei flussi economici pubblicitari volti al finanziamento dei contenuti fake; fact-checking; media e digital literacy; campagne informative.
L’Associazione offrirà il proprio contributo forte della offerta informativa – professionale, consolidata e autorevole, ma ancora altamente regolata, è il caso ad es. della par condicio – del settore radiotelevisivo che rappresenta.
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