Nella seduta di giovedì 9 aprile 2020, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Andrea Martella ha fornito chiarimenti sull’Unità di monitoraggio per le fake news sul COVID-19 istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in risposta a un’interpellanza urgente. Torniamo su questa notizia per segnalare, tra l’altro, che l’unità di monitoraggio si è riunita l’8 aprile e ha diffuso una nota con cui ha ribadito che il suo contributo sarà quello di supportare le istituzioni attraverso proposte, analisi e strumenti che facilitino la diffusione di informazioni scientificamente affidabili sull’emergenza sanitaria; e che “come da provvedimento istitutivo, l’obiettivo non è in nessun modo quello di esercitare censure o limitare la libertà di espressione o il diritto dei cittadini a informarsi. E, quindi, non è intenzione assegnare patenti di veridicità alle notizie”. L’unità si è resa necessaria per contenere quella che Martella ha definito l’infodemia che si sviluppa soprattutto in Rete e sui social, anche ad opera dei moderni strumenti di intelligenza artificiale (cosiddetto deepfake). Si ricordano anche le evidenze analoghe, diffusione virale delle notizie false in rete e ruolo di contenimento svolto dall’informazione diffusa dai media tradizionali, anche online, diffusi dall’ Osservatorio AGCOM dedicato al tema. Riportiamo qualche estratto di interesse.
Favorire l’individuazione di fonti istituzionali e accreditate. L’unità di monitoraggio, che è chiamata a rendere maggiormente riconoscibili in rete i contenuti autentici, riconducibili a fonti ufficiali e istituzionali, distinguendoli da quelli fuorvianti e privi di certificati ancoraggi a verità scientifiche, può agevolare il godimento del diritto individuale ad una adeguata informazione. Gli interventi di contrasto alle fake news competono, per diversi profili di competenza, alla Polizia postale, alla giustizia ordinaria, al Copasir e all’Agcom, che ha già istituito quattro tavoli tematici per affrontare l’emergenza COVID-19, fra cui il tavolo permanente su big data e piattaforme on line. La neoistituita unità di monitoraggio non ha alcun potere di vigilanza e tanto meno sanzionatorio o inibitorio, è semplicemente quella di un gruppo di lavoro chiamato a focalizzare il fenomeno delle fake news e a fornire strumenti conoscitivi ai cittadini utenti del web, rafforzando il diritto ad essere informati e favorendo l’individuazione delle fonti istituzionali e accreditate.
Mandato: temporaneo e di supporto alla informazione istituzionale. In riferimento al mandato attribuito all’Unità di monitoraggio, è opportuno ribadire che la stessa riveste un carattere temporaneo, giustificato dalla fase emergenziale e che, come è esplicitamente riportato nelle motivazioni del decreto di istituzione: l’ambito di attività è circoscritto alle tematiche afferenti la diffusione del contagio da COVID-19: la finalità è specificamente rivolta a contenere il pericolo che la diffusione di disinformazione e di contenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti possa indebolire le misure di contenimento del contagio virale ed accentuare la difficoltà della gestione emergenziale. I compiti attribuiti si riferiscono sostanzialmente all’analisi del fenomeno e alla promozione di campagne di adeguata informazione istituzionale, all’interlocuzione con i diversi soggetti del web, con i principali motori di ricerca e piattaforme sociali, in aperta sinergia con gli altri soggetti istituzionali che hanno avviato iniziative complementari.
Target: fake e deepfake virali. l’informazione nell’ambiente digitale si propaga ad una velocità elevatissima, raggiungendo milioni di persone in pochissimo tempo. D’altra parte, l’informazione prodotta nei media tradizionali è maggiormente assoggettata alla verifica delle fonti rispetto ai parametri dell’attendibilità e della veridicità dei contenuti. Ai fini del contenimento del contagio da COVID-19, la problematicità della questione si declina nell’evidenza dimostrata che una fake news si diffonde molto più velocemente rispetto a una notizia veritiera e che, come è ampliamente noto, le fake news possono essere generate da software in grado di creare automaticamente profili falsi e di rilanciare contenuti mirati in maniera passiva. In proposito, il sottosegretario chiarisce che l’espressione letterale utilizzata nel decreto si riferisce implicitamente al fenomeno appena richiamato delle fake news generate dai sistemi di intelligenza artificiale, i cosiddetti deepfake citati nelle stesse premesse dell’interpellanza.
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infodemia s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. Una cura contro l’«infodemia». È quel che si sta preoccupando di trovare l’Organizzazione mondiale della sanità allertando sull’ondata di fake news che il coronavirus di Wuhan sembra essersi portato con sé in molti altri Paesi del mondo, oltre alla Cina. Con il neologismo infodemia l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha voluto, in questi giorni in cui la paura del Coronavirus impazza, sottolineare che forse il maggiore pericolo della società globale nell’era dei social media è la deformazione della realtà nel rimbombo degli echi e dei commenti della comunità globale su fatti reali o spesso inventati. (Leonardo Becchetti, Avvenire.it, 5 febbraio 2020, Opinioni). Dall’ingl. infodemic, a sua volta composto dai s. info(rmation) (‘informazione’) ed (epi)demic (‘epidemia’). In inglese infodemic è una parola d’autore, coniata da David J. Rothkopf, il quale ne ha trattato in un articolo comparso nel quotidiano «Washington Post», When the Buzz Bites Back (11 maggio 2003) in occasione della pandemia SARS. Infodemic ricorre nei documenti ufficiali dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Dal vocabolario Treccani – Neologismi (2020)