Si è chiuso il 10 maggio il tavolo tecnico del Ministero della Giustizia sulla tutela dei diritti dei minori in rete. Costituito da membri del Ministero e da varie Autorità, il Tavolo ha iniziato a lavorare il 7 settembre 2021, tramite la raccolta di dati, l’ascolto diretto di alcuni stakeholders e un questionario conoscitivo sull’attività degli utenti minorenni, somministrato alle principali piattaforme (Google, Meta e Tik Tok), e ha prodotto in conclusione una relazione programmatica.
Presupposto alla base del lavoro è stata la consapevolezza che l’accesso a Internet sia, anche per i più giovani, un diritto e un’opportunità, ma al tempo stesso che, i dati degli utenti più giovani, che spesso navigano la Rete senza la supervisione degli adulti, debbano essere rigorosamente protetti.
La crescita esponenziale dell’esposizione ai rischi per i minori online. Fra le evidenze emerse dal lavoro, la crescita delle interazioni in rete di utenti giovani e giovanissimi con il contributo anche della pandemia. Si parla di aumento esponenziale dell’esposizione ai rischi: +250%, negli ultimi 5 anni, di casi di minori che commettono reati online, tra cui la pedo pornografia, +130% di casi di pedofilia con abbassamento dell’età dell’adescamento; oltre a casi di estorsioni sessuali nella fascia d’età compresa fino a 13. L’Associazione Prometeo Onlus ha lanciato un allarme sul fenomeno, in crescita, del consumo precoce della pornografia on line, che interessa, a livello globale, il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni e in Italia il 44% dei ragazzi fra i 14 e 17 anni.
Regolazione ed educazione. Fra le criticità individuate spiccano regolamentazione e educazione, volta a rendere consapevoli i minori per proteggere la loro identità digitale e il ruolo dei genitori che dovrebbero contribuire a controllare i dati, limitare l’uso dei servizi digitali , pur rispettando il diritto anche per il minore di accedere alla rete, porre attenzione alla reputazione del minore su internet.
La relazione propone quattro principali nuclei d’intervento:
- Age verification e uso consapevole delle nuove tecnologie della rete. Il GDPR, stabilisce la validità del consenso al trattamento di dati personali del minore ai 16 anni, lo Stato italiano ha abbassato la soglia ai 14 anni, ma “contando evidentemente su un attento controllo da parte dei gestori sul rispetto di tale limite”, controllo che, alla luce dei dati di cui sopra, si rivela insufficiente indica il rapporto. Il tavolo propone di chiarire che i minori di anni 16 non hanno la capacità giuridica necessaria per stipulare contratti e richiede che le piattaforme aumentino il livello di controllo dell’età in fase di adesione ai servizi.
- Baby influencer: per questa nuova forma di marketing i minori sono spesso assistiti dai genitori o agenzie, che li sovraespongono, il tavolo suggerisce l’adozione di una norma più stringente, come nell’esperienza francese, e un vincolo di destinazione sui compensi percepiti dal minorenne (c’è attenzione a questo aspetto anche in Regno Unito, ndr). Inoltre, viene richiamato il diritto all’oblio, e l’estensione del diritto dell’ultraquattordicenne, previsto nella L. 71/17 recante disposizioni a tutela del minore per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (richiedere alla piattaforma digitale la rimozione di contenuti ritenuti lesivi della personalità).
- Campagne di comunicazione e sensibilizzazione: con azioni tempestive, maggior coordinamento tra le istituzioni e ampliamento delle fasce di target delle iniziative, da un lato, e una maggior segmentazione dall’altro.
- Una nuova governance per il coordinamento degli attori istituzionali attraverso l’istituzione di una Unità di coordinamento in materia di tutela dei diritti dei minori online, composta da rappresentanti delle Autorità di regolazione.
Articolo tratto da privacyitalia.eu