Dubbi sulla sostenibilità di debito, costi e crescita. In una seduta debole per i listini americani, il colosso della tv in streaming guadagna oltre l’8%, per poi chiudere a +5,29%, spinto dal boom dei nuovi abbonati e dall’utile sopra le attese.
Netflix chiude il terzo trimestre con 7 milioni di abbonati in più a livello globale, di cui 5,9 milioni a livello internazionale e 1,1 negli Stati Uniti, una cifra che sopravanza i 5 milioni previsti dalla società e dagli analisti. Complessivamente a settembre, Netflix conta su 137 milioni di abbonati nel mondo, utile di 403 milioni di dollari, più che triplicato rispetto allo scorso anno, ricavi a 4 miliardi di dollari in crescita +34%, in linea con le attese. La borsa premia i risultati, ma alcuni osservatori puntano il dito sull’elevato debito della società, 8,3 miliardi di dollari, in aumento del 28% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno Alcuni fondi ridimensionano il peso del titolo pur mantenendo un certo ottimismo di fondo.
Ma sotto osservazione a parere di alcuni analisti, fra cui la britannica Ampere, non è solo il debito ma in generale la sostenibilità di un modello di business basato sulla crescita: di abbonati, quando la base è vicina alla saturazione nel mercato domestico e nei maggiori mercati occidentali; di acquisizione di contenuti originali, in un contesto competitivo in cui Amazon da un lato ma anche i grandi gruppi media, Comcast in testa, dopo le recenti acquisizioni, muovono le loro pedine nel mercato globale. Il tutto a fronte di un modello di abbonamento low cost e incentrato sul pubblico giovane, che tuttavia secondo una recente ricerca Ofcom è il meno fedele.
Dal punto di vista associativo non possiamo non rimarcare che Netflix, al pari di altre grandi multinazionali della Rete, gode inoltre di un grande vantaggio competitivo rispetto agli operatori europei, basato sui benefici fiscali (la sede legale europea è in Olanda); sui vantaggi competitivi offerti dal modello OTT (basato sull’utilizzo intensivo di una rete pagata da altri, 15% il traffico generato da Netflix a livello globale secondo le ultime stime di Sandivine, primo per traffico in US, secondo in EMEA, terzo nel resto del mondo); sul contatto diretto con il proprio pubblico (interazione e profilazione); sulla vacatio normativa che permane per l’ambiente Internet. Tutti temi di stringente attualità su cui l’Europa si deve interrogare, specie in presenza di operatori così disruptive del modello di business dei media tradizionali che generano bel altro valore (economico, fiscale, occupazionale) nei territori in cui operano.