Tre recenti focus pubblicati dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo – un rapporto su Covid-19 e audiovisivo, lo stato dell’arte del recepimento della SMAV in vari Paesi europei e dati e trend sulla produzione di fiction di alta gamma – analizzano, dati alla mano, temi direttamente e indirettamente legati all’emergenza Covid-19. Dalle evidenze risulta che, a fronte di un rischio di impatto di sistema della crisi da Covid-19 che potrebbe minare lo sviluppo e la diversità del prodotto europeo, mancano misure di sostegno organiche al settore audiovisivo
Il Rapporto The European audiovisual industry in the time of COVID-19 è una mappatura delle diverse iniziative intraprese da governi, istituzioni, anche culturali, e dell’industria per traghettare il settore fuori dalla crisi indotta dalla pandemia. Il rapporto si nutre di uno strumento il Covid-19 Traker creato dall’Osservatorio, che monitora e classifica le iniziative di sostegno/contenimento degli impatti del Covid-19 generali e di settore, che continuerà ad essere aggiornato.
Il rapporto analizza le azioni partendo dal livello internazionale e sovranazionale, ricomprendendo anche le iniziative di organizzazioni internazionali, soprattutto per contenere gli effetti della disinformazione online, per poi scendere al livello nazionale, dove risulta la varietà delle misure prese, fino a quelle dell’industria, dove per il settore televisivo si dà atto delle iniziative intraprese dalle maggiori organizzazioni europee EBU (emittenza pubblica) pubblico e ACT (TV commerciale).
Covid: a fronte del rischio di una crisi di sistema mancano misure organiche a sostegno dell’industria. Il rapporto si apre constatando il rischio di un impatto sistemico, ossia di filiera, sulla produzione e distribuzione di contenuti AV europei, filiera dove rimane centrale il ruolo della televisione. L’impatto, congiunturale (si spera), del Covid-19 avviene su un sistema già strutturalmente “fragile”: ma le azioni intraprese a livello nazionale e sovranazionale documentate nel rapporto a nostro parere rimangono insufficienti e poco organiche e su questo si dovrà lavorare a livello nazionale e sovranazionale di coordinamento UE.
Nelle pagine iniziali si commenta: “nel contesto del fragile equilibrio del settore audiovisivo europeo, tutti i segmenti di mercato, con l’esclusione dello SVOD, appaiono vulnerabili”. I cinema sono a rischio soprattutto nello sfruttamento dei film d’essai e indipendenti. Secondo alcuni analisti la sala si concentrerà sui blockbuster, principalmente di origine USA, ma anche UE, e il cinema indipendente europeo farà sempre maggior affidamento sulla distribuzione SVOD.
Questa tendenza potrebbe essere aggravata dalle emittenti che potranno investire meno nei film e nella fiction, continua il Rapporto. Infatti, la pubblicità televisiva, a fronte di ascolti record, ha registrato contrazioni superiori al 50% in tutti i mercati nei mesi del lockdown. La pubblicità su Internet anche ha subito un rallentamento, ma si riprenderà meglio e prima: il settore televisivo potrà subire una grave perdita di entrate, con riflessi sull’intero settore audiovisivo, poiché i principali attori della pubblicità online investono solo marginalmente nei contenuti europei.
Meno risorse pubblicitarie sono affluite alla televisione e a rischio sono anche gli abbonamenti TV: il COVID-19, infatti, constata il rapporto, ha introdotto molti consumatori ai servizi SVOD, a danno degli abbonamenti a pay-TV. Anche altre analisi paventano questo rischio, sottolineando che l’erosione (churn) potrebbe essere visibile a medio termine, poiché gli abbonamenti sono su base annuale (ndr).
“Le criticità precedenti potrebbero comportare il rischio di una diminuzione del volume e diversità dei programmi europei di fascia alta (film e serie TV)”. Le emittenti europee a fronte della crisi di risorse potrebbero dover ridurre gli investimenti nella fiction televisiva di fascia alta in un momento in cui questo genere è fondamentale nella competizione con le piattaforme SVOD. Diversità e volumi perché l’aumento del finanziamento da piattaforme SVOD non appare ancora sufficiente a compensare l’apporto degli operatori europei, e fra questi, in prima linea, i broadcaster (si veda articolo serie tv europee).