Codice delle Comunicazioni elettroniche. Sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue del 21 aprile è stato pubblicato il parere del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), sul codice europeo delle comunicazioni elettroniche, e sull’organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC). Sulla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche (rifusione)» [COM(2016) 590 final – 2016/0288 (COD)] il CESE si dichiara d’accordo con il tenore generale della proposta della Commissione e con le modalità scelte – codificazione e rifusione orizzontale delle quattro direttive esistenti (quadro, autorizzazioni, accesso e servizio universale), inglobate in un’unica direttiva e semplificate sul piano della struttura per maggiore coerenza e accessibilità. Il CESE si rammarica, tuttavia, della scelta di non includere la direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche (e-privacy), uno dei pilastri più importanti a garanzia degli interessi degli utenti della rete. Deplora inoltre che la Commissione abbia optato per una direttiva con diversi regimi di armonizzazione lasciando molte questioni importanti alla decisione degli Stati membri.
Il CESE sostiene quanto previsto per una condivisione più facile dello spettro radio nelle reti 5G e la promozione dell’accesso degli utenti finali alla connettività di base Wi-Fi, il cui uso condiviso dello spettro — basato su un’autorizzazione generale o su diritti di uso individuali — potrà permettere uno sfruttamento intensivo e più efficiente di questa scarsa risorsa; e il rafforzamento dell’indipendenza delle autorità nazionali di regolamentazione e di altre autorità competenti. Il CESE nutre invece forti riserve sulla definizione di “banda larga funzionale”, che potrà dare origine a un elenco arbitrario di servizi accessibili via Internet e non a una connessione di qualità minima neutra, che potrebbe generare in futuro pratiche discriminatorie a danno degli utenti finali; e sull’esplicita scelta della massima armonizzazione in nome della semplificazione, per quanto riguarda i diritti degli utenti finali, con la conseguenza di indebolirli. Deplora infine che non sia stata accolta la richiesta del Consiglio di un «codice europeo dei diritti degli utenti di servizi di comunicazioni elettroniche.
Riguardo alla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche» [COM(2016) 591 final — 2016/0286(COD)] il CESE conferma di auspicare un rafforzamento di attribuzioni, competenze e poteri del BEREC per svolgere un’efficace funzione di regolamentazione del settore a livello europeo (nella proposta della Commissione il BEREC ha poteri di cooperazione /coordinamento, anche se rafforzati). Il CESE è convinto che solo un BEREC trasformato in una vera e propria autorità di regolamentazione sarà in grado di assicurare un’adeguata regolamentazione dei nuovi servizi di informazione a livello paneuropeo o globale (M2M, OTT e altri settori di grande importanza per l’Unione, come il roaming o i mercati transnazionali), o procedure vincolanti paneuropee per l’assegnazione di bande specifiche.