Maurizio Giunco (Associazione TV Locali): “Manca un disegno di sistema. I contributi privilegino le aziende vere. Servono parametri chiari, omogenei e coraggiosi come patrimonio, ascolti, numero minimo dei dipendenti non calcolati su scala regionale”
Sul sito Internet istituzionale del Mise sono state pubblicate le linee guida con cui il Ministero, ai sensi delle disposizioni della L. 28/12/2015 n. 208 (Legge di Stabilità 2016), avvia la consultazione per la predisposizione del nuovo Regolamento di riforma dei contributi a TV e Radio Locali.
Sul tema è intervenuto Maurizio Giunco (Presidente Associazione TV Locali aderente a CRTV e Vice Presidente dell’Associazione) il quale ha anzitutto ribadito come il comparto vada “ridisegnato” in quanto ha subito negli anni troppi “interventi emergenziali”. “Alle TV Locali – ha spiegato – da una parte sono state infatti tolte frequenze e dall’altra è stato consentito indistintamente di sopravvivere, anche chi vera televisione non l’ha mai fatta, ma ha ‘vivacchiato’ grazie ai contributi pubblici. Manca quindi un disegno complessivo. La questione delle emittenti sul territorio va quindi affrontata chiarendo innanzitutto se le vogliamo ancora oppure no”. Si tratta di rispondere al quesito “se, pur in presenza di operatori storici che hanno diffuso negli anni programmi e informazione, vogliamo optare per la globalizzazione dell’informazione, oppure abbiamo ancora bisogno di informazione e programmazione locale”.
Nel merito il Presidente Giunco chiede che i contribuiti pubblici privilegino le “aziende vere’” in linea con quanto sostenuto a dicembre 2015 dalla Corte dei Conti contraria ai contributi a pioggia e senza l’indicazione di finalità da perseguire da parte dei destinatari delle risorse.
In tal senso occorre dare atto che le linee guida pubblicate dal MISE contengono criteri più restrittivi del passato per le TV locali che vogliono accedere ai fondi pubblici, soprattutto in termini di occupazione. Ma non sono poche le cose che stupiscono, ritiene Giunco. “Manca una finalizzazione e obblighi precisi quali il livello di produzione di programmi informativi. Di difficile comprensione è poi il tetto del 10% nell’orario 07:00-23:00 sulle televendite di giochi e cartomanzia, oggi esplicitamente vietate dal Regolamento AGCom 26/7/2001 ex delibera n. 538/01/CSP e s.m. Infine gli ascolti che, in fase di prima applicazione della norma, hanno un peso irrisorio del 10% sul punteggio complessivo. Ci chiediamo quindi se una televisione senza ascolti possa essere considerata di pubblica utilità”. Il Presidente dell’Associazione TV Locali ha poi sottolineato che “le linee Guida indicano un numero di dipendenti minimi da possedere in relazione alla popolazione della Regione di appartenenza, come se il numero minimo di dipendenti necessari a fare televisione potesse subire diminuzioni con la semplice riduzione di bacino. Infatti di numero minimo si tratta, non di numero massimo. Ritornano quindi in auge i punteggi premiali per le Regioni del Sud sui quali la Corte dei Conti ha sollevato non poche perplessità”.
Sono linee guida a “maglie ancora troppo larghe”, ha concluso Giunco il quale sostiene che i criteri dovrebbero riguardare il patrimonio di una azienda, il numero di dipendenti, gli ascolti, il tutto con grandezze uniformi, in alternativa il nuovo regolamento rappresenterà un modo per ‘non decidere’. Per dare un futuro al comparto bisogna quindi smetterla di trovare ‘escamotage’ per premiare TV con 4-5 dipendenti, senza una programmazione informativa e distinguere tra aziende vere e non-aziende”.