La radio digitale (DAB, intendendo, ove non specificato altrimenti, la tecnologia nella sua versione DAB+, ndr) entra in una fase cruciale del suo sviluppo in tutto il continente europeo e oltre: offerta, copertura, penetrazione e consumi variano molto nei diversi mercati, ma in tutti i Paesi – nonostante solo la Norvegia ad oggi abbia effettuato lo spegnimento del segnale FM (solo per le emittenti nazionali, fine 2017) la nuova tecnologia – viene implementata e adottata rapidamente. Soprattutto, il DAB riscuote un’ottima riscontro dall’utenza che premia gli ascolti digitali e acquista volentieri ricevitori predisposti per ricevere il segnale digitale per ottenere maggiore qualità e servizi. L’utente che sperimenta l’ascolto “arricchito” della radio digitale – migliore qualità del suono, senza interferenze e rumori di fondo, segnale più stabile e capillare anche in aree non raggiunte dalla connessione internet – non torna indietro, come prova l’esperienza del Regno Unito dove si è verificato uno “switch over di fatto” alla nuova tecnologia proprio per l’alta penetrazione (di ricevitori e consumi) nel pubblico. La sfida ora è far procedere la transizione tecnologica avviata per trasferire all’ambiente digitale il valore espresso dagli editori radiofonici, garantendo interoperabilità delle interfacce, preminenza e distinzione dell’offerta radiofonica da altre (es. musicale), in piattaforme che permettano di mantenere tali caratteristiche e i plus delle diverse piattaforme tecnologiche anche a fini di servizi di emergenza e sicurezza su tutti i terminali, indoor e outdoor in mobilità, inclusi gli autoveicoli, che rappresentano l’utenza principale dell’ascolto radiofonico.
Italia, stato dell’arte. L’Italia è mercato dove la radio digitale è già una realtà: sono 48 i programmi radiofonici digitali trasmessi a livello nazionale (di cui 12 dell’emittente pubblica Rai), di cui ben 28 solo digitali (“Dab only”), con programmi e servizi creati esclusivamente per la nuova piattaforma (6 Rai). Sono oltre 200 i programmi digitali trasmessi dalle emittenti radiofoniche locali (soprattutto simulcast).
Esistono 3 mux a livello nazionale assegnati per la trasmissione dei programmi radiofonici del servizio pubblico Rai e dei consorzi delle radio commerciali nazionali (Eurodab e Dab Italia, rispettivamente il canale 12b, 12a e 12c). La copertura dell’offerta nazionale (principalmente outdoor), presente sulle maggiori dorsali autostradali (A1 da Nord a Sud, ma anche le altre maggiori arterie) è più avanzata per i consorzi degli operatori privati, per i quali si parla di oltre l’80% del territorio. Procede, seppur più lentamente del previsto per ritardi nell’assegnazione delle frequenze, la sperimentazione della nuova tecnologia a livello locale, oggi presente, oltre al Trentino Alto Adige (dove la transizione è in fase avanzata, con spegnimento di alcuni impianti FM), in Lazio, Piemonte, Umbria, Toscana, Sardegna, Campania (limitatamente ad alcune aree provinciali, bacini): ma dove le trasmissioni sono avviate, nonostante i costi, si registrano molte adesioni delle emittenti ai consorzi.
In tema di frequenze si ricorda l’impegno assunto dal Governo di provvedere all’effettiva assegnazione di risorse della banda III-VHF liberate durante il refarming della banda 700 “prioritariamente al DAB”, e come tale impegno si stia declinando in provvedimenti attuativi (AGCOM delibera 13/19/CONS Avvio del procedimento del PNAF in banda III VHF per il DAB e 152/19/CONS Avvio del procedimento per l’aggiornamento e l’integrazione del regolamento di avvio delle trasmissioni DAB, di cui alla delibera n. 664/09/CONS e s.m.i.).
Italia, ascolti e terminali. Secondo dati riferiti alla fine del 2018 sono 4,3 milioni i terminali radiofonici digitali venduti al pubblico italiano. Tenendo presente che le ultime rilevazioni TER confermano che sono circa 35 milioni gli ascoltatori abituali della radio, è ancora ristretta l’utenza che accede al nuovo segnale. Un ruolo importante nell’adozione della nuova tecnologia lo possono giocare gli autoveicoli – l’ascolto in auto riferito all’ultima (e finora unica) indagine di base TER parla di 87% degli ascoltatori 1 volta a settimana, 89% tutti i giorni, molto diffuso anche nelle nuove generazioni che sommano l’ascolto telefonico su più device, fra cui il telefonino (nonostante, quest’ultimo via IP, consumi traffico dati). Secondo stime dell’industria all’ascolto del DAB si può attribuire già oltre un 8% del totale, una quota ragguardevole considerando la bassa penetrazione dei terminali.
La legge di bilancio 2018 (art. 1 c. 1044) ha previsto l’obbligo di dotare gli apparecchi atti alla ricezione della radiodiffusione sonora almeno di un’interfaccia che consentisse all’utente di ricevere i servizi della radio digitale. Tale norma ha previsto un termine congruo per l’immissione dei terminali sul mercato italiano (vendita alla distribuzione, sell in, giugno 2019, al pubblico, sell out gennaio 2020), accogliendo prontamente e anticipando il recepimento delle norme previste da Codice delle Comunicazioni Elettroniche UE a questo riguardo. Il Codice (rifusione di diverse direttive di settore in un’ottica di razionalizzazione) richiede la presenza di interfacce atte alla ricezione DAB nelle autoradio (Allegato XI). La ratio è garantire l’interoperabilità dei ricevitori delle apparecchiature in mercati a diverso livello di sviluppo della tecnologia (si v. oltre la ricognizione UER). Un riconoscimento del ruolo che può giocare la promozione e l’accessibilità dei nuovi ricevitori presso il pubblico, elemento essenziale per l’innovazione della radio: il mercato italiano rischia di rimanere indietro nell’adozione del DAB presso gli utenti, e un mercato di risulta di tecnologie obsolete rispetto a mercati di dimensioni comparabili dove l’adozione dei terminali avanza rapidamente, anche se hanno implementato le tecnologia successivamente (si v. nella ricognizione UER che segue, l’Italia risulta fra i digital embracers del DAB, ossia i Paesi che hanno promosso il DAB da più tempo con policy e investimenti degli operatori).
UER, cresce la radio digitale in Europa: DAB+, commerciale e locale. Cresce la radio digitale in Europa, nella sua versione tecnologica più performante, il Dab+, trainata soprattutto dai programmi commerciali, locali e tematici: è quanto risulta dall’ultima ricognizione effettuata dalla Unione Europea di Radiodiffusione con dati comparati riferibili al gennaio 2019 (Digital Radio 2019, infografica). Sono 31 i mercati monitorati, 30 i Paesi (il Belgio vale due per la parte fiamminga e francese, i 28 UE e Algeria e Tunisia) per i quali il 2019 consolida il superamento della soglia delle 1500 emittenti radiofoniche digitali raggiunta nel 2018: 1566 i programmi digitali (Dab only e simulcast) trasmessi, di cui 2/3 commerciali (1020), ¼ pubblici. 1/5 dei programmi (339) sono nazionali, il resto si divide fra programmi a copertura regionale (603) e locale(624), questi ultimi in rapida crescita secondo la UER.
La radio digitale è DAB+ – la codifica audio più efficiente HE-AAC+ (famiglia MPEG4), che consente il trasporto di un numero maggiore di programmi all’interno di un singolo multiplex. Secondo UER la precedente tecnologia trasmissiva viene gradualmente sostituita anche in mercati come il Regno Unito, paese con alta digitalizzazione del segnale e dei consumi radiofonici dove la diffusione della radio digitale si era sviluppata in DAB. Il DAB+ è la tecnologia trasmissiva esclusiva di oltre l’80% dei programmi digitali (1278). Simulcast DAB/DAB+ permane in Spagna, Regno unito e Svezia (2% del totale digitale), mentre il DAB only sopravvive solo in Romania.
Per quanto riguarda l’offerta, le novità riguardano 1/3 dei programmi DAB (499 sono trasmessi esclusivamente in digitale), genere preponderante è la musica (61%), seguita dall’offerta generalista (14%) e, a pari merito, offerta religiosa e interessi minori (da intendere come offerta di nicchia altamente specializzata, 5%) seguita da news (4%). Le quote sono analoghe (con una maggiore incidenza della musica e una minore, ovviamente, dell’offerta generalista) per le offerte DAB only (non simulcast): la nuova offerta è quindi targettizzata e tendenzialmente di nicchia per offrire valore aggiunto ai brand esistenti e ai nuovi. Ovviamente i pesi cambiano andando a declinare l’offerta per gli operatori commerciali e pubblici
Estero, il DAB avanza. Anche dalle ultime news diramate a livello nazionale (selezione da World DAB) si riscontra una crescita del locale: sono 250 i canali regionali su DAB+ in Germania. La Germania procede rapidamente con la copertura del segnale, con il 98% della popolazione raggiunta al maggio 2019 e 13 nuovi impianti programmati per colmare le zone d’ombra a livello territoriale entro la fine del 2019. È sempre di maggio l’annuncio del lancio del primo mux nazionale in Austria, con 9 programmi trasportati. La copertura si aggiunge a quella regionale dell’area di Vienna lanciata nell’aprile dello scorso anno. La diffusione della tecnologia ha spinto le vendite dei ricevitori predisposti per la ricezione DAB: +77% nel 2018, + 66% nel primo trimestre 2019 (dati RTR, rapporto maggio 2019). Dati analoghi in Germania, + 43% le vendite di ricevitori DAB in Germania DAL 2016 (DATI Idealo, retailer, riferiti a chiusura anno 2018).
Il DAB procede anche in Polonia, l’autorità delle Comunicazioni KRRiT a maggio ha lanciato la gara per l’assegnazione di frequenze per il DAB a livello regionale e locale in 34 città, primo di 5 round di assegnazioni da concludersi entro il 2020.
La diffusione del DAB in Francia procede per grandi aree metropolitane, l’ultima annunciata per il lancio nel 2020 è la zona di Tolone e altre 28 licenze per tali aree sono state assegnate di recente, per un totale di 136 richieste ammesse. L’adesione dei broadcaster è alta, molti dei mux assegnati operano a full capacity (è il caso ad es. di Bordeaux e Tolosa). Per la Francia si segnala il rapporto pubblicato di recente dal CSA sulle dotazioni della abitazioni francesi (radio e televisione), che documenta, tra l’altro, la crescente popolarità dei ricevitori DAB fra i consumatori francesi e l’aumento della penetrazione sui ricevitori indoor – cresciuta dell’8 al 13% in un anno (2018 su 2017), trainata dal roll out della nuova tecnologia sul territorio.
Lo sviluppo del DAB richiede: policy (frequenziale, industriale) con certezze per operatori e mercato; investimenti degli operatori (in rete e contenuti e servizi); promozione dei consumi presso il pubblico (comunicazione e accessibilità di nuovi ricevitori): è quest’ultimo un pilastro importante su cui deve appoggiarsi il processo, come provano i dati del Regno Unito. Il mercato dello “switch off di fatto” offre interessanti indicazioni sui consumi digitali di radio: oltre il 60% della popolazione inglese ascolta la radio in digitale – ossia via DAB, Tv digitale, internet. Tale quota, che cresce di giorno in giorno, è rappresentata per il 71,6% da consumi via DAB, che rappresentano oltre il 40% del totale ascolto radio (48.9 mil. Di adulti 15+, ossia l’89% del totale, dati primo trim 2019). I dati sono cresciuti di oltre il 50% rispetto al periodo omologo 2018. I dati rilasciati da Rajar (l’organismo di monitoraggio degli ascolti) indicano inequivocabilmente come piattaforma di elezione del consumo di radio resti l’etere. Un elemento da tener presente andando a delineare scelte di interoperabilità e complementarietà delle piattaforme. Nel Regno Unito il governo ha annunciato una ricognizione del mercato radio entro il 2019 da concludersi nel primo semestre 2020, incentrata fra l’altro sulle modalità di consumo della radio – FM, DAB, online, attraverso app e smart speaker.