Più interferenze elettorali e sorveglianza dei governi online. Secondo il rapporto ‘Freedom on the Net 2019’ del think thank statunitense Freedom House (fondata nel 1941 da Eleanor Roosevelt) per il nono anno consecutivo la libertà di parola e la privacy su internet sono diminuiti a livello globale. Tra le cause principali del declino del livello di libertà in rete, secondo gli autori della ricerca, troviamo l’aumento delle interferenze elettorali online e la sorveglianza dei governi sulle piattaforme social.
Lo studio ha valutato 65 Paesi nell’ultimo anno: in 47 le forze dell’ordine hanno arrestato delle persone per aver pubblicato discorsi politici, sociali o religiosi online; 40 hanno presentato programmi avanzati di sorveglianza sui social media; 33 registrano un calo complessivo della libertà su internet con limitazione dei contenuti e delle violazioni dei diritti degli utenti.
Gli stati con il calo più evidente della libertà di internet sono Sudan e Kazakhstan, seguiti da Brasile, Bangladesh e Zimbabwe. L’Italia ha mantenuto il suo punteggio invariato, rispetto al rilevamento 2018, pari a 75 punti su 100 di un indice elaborato su 3 variabili, ostacolo all’accesso a internet, limiti ai contenuti, violazione dei diritti degli utenti, declinate lungo le direttrici della libertà di espressione e la privacy.
Sul tema di recente si è espresso con un saggio il Garante della Privacy, Antonello Soro, “Democrazia e potere dei dati”, Libertà, algoritmi, umanesimo digitale, che spazia dall’ambito “propriamente giuridico a quello etico e filosofico, dall’uso degli algoritmi predittivi in economia e finanza alle nuove forme di sfruttamento del lavoro, dall’intelligenza artificiale alla nuova geografia dei poteri, dall’”arbitrato” tra libertà di espressione e dignità nei social network ai trojan, dalla cybersicurezza alla moneta digitale”. Per i tipi di Baldini e Castoldi.