Una politica attiva dei broadcaster pubblici nel promuovere e rappresentare equamente tutti i generi, ma al tempo stesso persistono notevoli sperequazioni: è quanto emerge dal rapporto Gender Equality & Public Service Media, giunto alla sua quarta edizione, a cura del Media Intelligence Service dell’ Unione Europea delle Radiotelevisioni (EBU nell’acronimo inglese), associazione che riunisce broadcaster pubblici di 56 paesi, in Europa e oltre. Il rapporto, pubblicato in occasione della giornata mondiale della donna, riporta i risultati sulla ricognizione di genere nei servizi pubblici radiotelevisivi. fornendo una panoramica con dati sulla parità di genere dei servizi pubblici radiotelevisivi dentro (addetti) e sullo schermo (contenuti). In quest’ultima edizione sono inclusi anche dati sulle minoranze di genere, non binarie e trans.
Il cantiere per la rappresentanza. Scendendo nel dettaglio, l’analisi monitora la rappresentazione di genere nelle news, nella musica, nello sport, nella narrativa e nella formazione STEM (Science, TechnologyEngineering e Mathematics). Punto di partenza è che la rappresentanza di genere, declinata on e off screen, risulta una priorità, con il 67% degli associati EBU che stanno lavorano per migliorarla all’interno di politiche di promozione della diversità, dell’inclusione e dell’equità.
Più donne sullo schermo/on air! E nelle news…A livello di occupati nei servizi pubblici radiotelevisivi, ruoli manageriali, la quota è complessivamente del 46% (media); tuttavia la rappresentanza femminile on screen/on air varia dal 34% al 50%, con tempo di parola a quote ben inferiori, e contributi del genere femminile piuttosto stereotipati per ambiti di competenza assegnati (es. cura della saluta, educazione, scienze sociali).
A questo riguardo, un’area particolarmente sensibile è quella delle news, che rimangono dominate dagli uomini, le donne in questo ambito sono al 28% complessivamente. L’italiana Rai si situa al 37%.
Pregiudizi di genere. Su cifre analoghe si attestano la musica, lo sport e la fiction (si veda a quest’ultimo riguardo anche il report dell’osservatorio europeo), e qualche miglioramento si riscontra nella rappresentanza femminile su schermo nello sport e nelle aree scientifiche. Per la musica, secondo uno studio citato nel rapporto (Music technology Research Group e Università di Utrecht), si riscontra un pregiudizio di genere nei sistemi di raccomandazione musicali e di conseguenza si raccomanda una maggiore attenzione nel design dei sistemi di IA dei servizi pubblici, che è tema di estremo interesse e attualità.
Riguardo ai generi “altri”, pari all’1-2% nella società europea, si documenta una rappresentazione on screen/on air stimata allo 0,8%, ma una totale assenza da alcune aree (es. news).
Il rapporto, a cui rimandiamo per dettagli, esamina tanti altri dati e commenti. Dovendo sintetizzare, si può affermare con certezza che l’attenzione dei servizi pubblici radiotelevisivi nei confronti della discriminazione di genere è alta, con strategie e politiche attive al riguardo (inclusi ad esempio monitoraggi). Ma molto ancora rimane da fare per consolidare un equo trattamento di donne, e generi altri. Un ruolo crescente in qesto percorso dovrranno giocarlo anche gli strumenti tecnologici, quali ad es. sistemi di supporto basati sull’IA, che nel caso dei servizi pubblici radiotelevisivi dovranno impostati in modo da ridurre, se non eliminare, il bias di genere.
Il rapporto è disponibile su richiesta iscrivendosi sul sito EBU, o inviando una mail a CRTV (elena.cappuccio@confindustriaradiotv.it)
METODOLOGIA Contenuti: da reportistica sulla diversity da parte degli associati e da report delle autorità di regolazione. dei membri hanno offerto informazioni sulla diversità sullo schermo. Anche le autorità di regolamentazione sono un'importante fonte di informazioni e dati. Occupati: i dati sull'occupazione dei servizi pubblici sono stati raccolti tramite il Media Intelligence Survey 2021 dell'EBU. Ulteriori dati sul personale sono stati raccolti tramite ricerca desk (principalmente sui divari retributivi di genere), e, a fini comparativi, fonti esterne quali Eurostat e EIGE (European Institute for Gender Equality, ente autonomo della UE).