Nelle settimane scorse l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) ha pubblicato gli ultimi dati sul Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) relativo all’anno 2015.[1] Nel 2015 il valore del SIC risulta pari a 17,1 miliardi di euro, con un calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente.
La perdita complessiva registrata negli ultimi 5 anni (2011-2015) si consolida invece a circa 3,2 miliardi di euro, riducendosi negli ultimi due anni. Soprattutto è il primo anno in cui emergono fra i maggiori operatori del Sistema i dati delle grandi multinazionali del web in Italia, Google e Facebook con una quota rispettivamente del 3,2% e dell’1,3% del totale SIC: negli anni precedenti tali operatori, pur monitorati, rientravano in un insieme residuale indistinto. E’ un primo passo, tardivo, verso la trasparenza dei dati di operatori che da tempo operano sul mercato della pubblicità nazionale. Sulle stime AGCom, e le differenze rispetto ad altre valorizzazioni del mercato ritorneremo più approfonditamente sulla Newsletter Radio Tv News 107 – 1 febbraio 2017, in una disamina dello strumento SIC ora giunto al 12esimo anno di monitoraggio. Nel frattempo si anticipa qualche dato.
SIC 2015. L’EDITORIA QUOTIDIANA E PERIODICA (incluse le agenzie di stampa e il Web) e le INIZIATIVE DI COMUNICAZIONE (prodotti + servizi) continuano a rappresentare i due comparti più in difficoltà, mentre gli altri iniziano già nell’ultimo anno a dare segnali di ripresa.
Il comparto dei SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIO, incluso anche il Web, si conferma il principale segmento del SIC nel 2015 con una quota pari al 49,5%, seguito dall’EDITORIA QUOTIDIANA E PERIODICA con il 24,4% (era pari al 31% nel 2011) e la PUBBLICITÀ ONLINE di poco inferiore al 10%. Il Below The Line rappresentato dalle INIZIATIVE DI COMUNICAZIONE e SPONSORIZZAZIONI registra invece un 4,1%.
Nell’ultimo anno il comparto dei Servizi di Media Audiovisivi e Radio (nazionale e locale) si attesta a poco più di 8,4 miliardi di euro in crescita dello 0,2% rispetto al 2014, anche se perde, nel periodo 2011-2015, circa 1,2 miliardi di euro.
La Televisione gratuita (canone, pubblicità e convenzioni + provvidenze), primo settore del comparto, si attesta a 4,5 miliardi nel 2015 in crescita del +1,7% rispetto al 2014, seguita dalla Televisione a pagamento con 3,3 miliardi di euro (-2,4% rispetto al 2014) e dalla Radio con 619 milioni di euro (+1,7%). Canone (+3,0% rispetto al 2014) e ricavi pubblicitari (+1,6%) sono le fonti di ripresa del comparto.
La crescita evidenziata nella maggior parte delle aree economiche è presumibile possa divenire strutturale nel corso del 2016, come già molti istituti e agenzie certificano, con la ripresa degli investimenti pubblicitari e del mercato più in generale.
10 ANNI SI VALORIZZAZIONE DEL SIC. Nel corso degli ultimi 10 anni (2006-2015), il Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC) si è ridotto complessivamente di oltre un quarto, pari a una perdita di 6,5 miliardi di euro circa.
La flessione, iniziata a partire dal 2008, è stata determinata principalmente dalla crisi economica che ha colpito in particolare il comparto dell’editoria cartacea (quotidiana e periodica), sia in termini di vendite dei prodotti che degli investimenti pubblicitari. Inoltre l’avvento e la diffusione di Internet hanno contribuito ad un sensibile spostamento degli investimenti e quindi dei ricavi dal mondo fisico e analogico a quello digitale, senza recuperare i valori pre-crisi.
Tuttavia nell’analisi storica dell’andamento del SIC bisogna tener conto di una serie di modifiche apportate tra il 2009 e il 2012, all’interno di alcune aree e sezioni economiche. Nella valutazione economica dell’anno 2009, l’Autorità ha modificato l’area RADIO E TELEVISIONE in SERVIZI di MEDIA AUDIOVISIVI e RADIO con l’inserimento dei ricavi delle attività Web Tv; nel 2011 ha introdotto, per la prima volta, l’area INTERNET facendovi confluire i ricavi dell’EDITORIA ELETTRONICA ON LINE insieme a quelli da SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIOFONICI su INTERNET, per poi modificarla in PUBBLICITÀ ONLINE l’anno successivo.[2] Solo a partire dal 2012, iniziano ad essere contemplati anche operatori come Facebook e Alphabet (Google + YouTube) all’interno della pubblicità online con tutti formati (Display e Video, Classified e Directory, Search e Social) veicolati attraverso i dispositivi fissi e mobili.
[1] Decreto legge 18 maggio 2012, n. 63, convertito con modificazioni dalla Legge 16 luglio, n. 103.
[2] Delibera 10/17/CONS.