“La pirateria crea disoccupazione e precariato” questo il commento di Franco Siddi ai nuovi dati della ricerca Fapav/Ipsos sulla pirateria in Italia: “l’indagine indica che a fronte di una diminuzione degli atti di pirateria e una maggiore consapevolezza dell’illegalità degli stessi in giovani e adulti, la pirateria continua a sottrarre 617 milioni di euro in un anno al settore audiovisivo, che significa 5700 posti di lavoro a rischio: sono dati che l’industria italiana non si può permettere”.
Siddi si è anche soffermato sui dati della ricerca riferibili allo “specifico televisivo”, ossia la pirateria di serie tv e di programmi (sostanzialmente eventi e sport), che comunque continuano a rappresentare il 46% dei contenuti acquisiti illegalmente (dagli internauti adulti, 52% degli adolescenti): si tratta di contenuti premium, spesso acquisiti in regime di esclusiva (sport), o diffusi a fronte di investimenti in produzione o acquisto (fiction e serie tv) strategici per la TV. Ma la TV subisce un danno anche dalla pirateria di film; “I broadcaster complessivamente hanno investito circa 1 miliardo di euro all’anno in produzione italiana ed europea di contenuti negli ultimi 10 anni, investimenti sostenuti anche durante la crisi economica” ha detto Siddi, “e sono i primi finanziatori del cinema nazionale e continentale: i film piratati arrivano in tv scaricati del loro potenziale di attrarre pubblico”. “La tutela passa dal riconoscimento del copyright online” ha aggiunto Siddi, accennando al recente accesissimo dibattito sulla revisione della direttiva che ha chiamato in causa anche la retorica della “libertà della rete”: “Non esiste una generale esenzione di responsabilità per l’online, e il lavoro intellettuale e la filiera che lo sostengono devono avere un giusto corrispettivo” ha aggiunto Siddi. “La libertà si paga” ha concluso “e se tutti pagano ognuno paga meno e si riduce il danno, come si è visto con il pagamento del canone Rai in bolletta”.