Il presidente CRTV, Franco Siddi, nella sua relazione introduttiva dell’Assemblea ha ricordato che Radio e Televisione sono dei settori chiave per lo sviluppo del Paese e che tra operatori nazionali e locali sono stati prodotti nel 2014 ricavi per quasi 9,5 milioni, in flessione di circa il 3% sul 2013.
La migrazione dalla banda 700 MHz per fare spazio alla banda larga mobile di quarta e quinta generazione; un intervento legislativo che metta mano in modo organico al riordino dei contributi pubblici a favore dell’editoria, specie per evitare l’affondamento dell’emittenza locale; dare sostanza al ddl cinema e audiovisivo e alla riforma in materia di attività culturali; fare in modo che l’Agenda digitale non continui ad ignorare la Televisione: sono questi i temi principali rivendicati urgenti da Siddi, con l’approvazione dell’Associazione.
Un cerchio che non si chiude qui, perché per non rischiare di perpetuare un iniquo vantaggio competitivo di internet in una fase di mercato cruciale per lo sviluppo del settore radiotelevisivo, emerge l’esigenza di rimuovere le asimmetrie normative e regolamentari delle Tv rispetto agli operatori Internet.
“Bisogna riconoscere ormai la solida reputazione di CRTV, quale punto di riferimento del settore radiotelevisivo, nel momento in cui ci si va a confrontare con i decisori politici a tutti i livelli di governo e con le autorità e gli organismi Ue”- ha sottolineato il Presidente. Inoltre, “si va sempre più maturando la consapevolezza che la capacità di intervento sui temi centrali del cambiamento passa per una collaborazione e costruzione di sistema: mercato unico digitale nell’Unione europea, agenda e piattaforme digitali, frequenze, tassazione, privacy, diritto d’autore, pluralismo e innovazione editoriale, riforma del servizio pubblico, riassetto dell’emittenza locale ed evoluzione digitale della Radio, riforma del cinema e dell’audiovisivo, mercato del lavoro- continua”.
Il settore televisivo locale “mostra segni di sofferenza strutturale con un numero crescente di imprese in chiusura”, tra liquidazioni, fallimenti e cessazioni di attività. Gli occupati diretti nell’industria radio-tv sono 25mila, un dato che incoraggia di fronte la crisi attuale. Ma gli addetti complessivi del settore sono almeno tre volte i 25mila citati, anche comprendendo nella stima solo la filiera più diretta di quanti collaborano alla creazione, ideazione, produzione e post-produzione dei contenuti trasmessi dalle emittenti e alla loro distribuzione. Secondo stime CRTV, sono poi 7.500 i giornalisti (professionisti e pubblicisti) impiegati in Radio e Tv. Gli editori Tv sono 110, fra nazionali (67) e internazionali, che trasmettono 413 canali nazionali. Di questi, 170 (il 41%) sono accessibili gratuitamente, 243 sono a pagamento, 283 sono trasmessi via satellite, 99 sono in HD.
Nel settore radiofonico, invece, sono 14 le concessioni nazionali, con 21 Radio in FM. Per le Radio locali, nel 2013 sono state 1.087 quelle ammesse ai contributi, con 321 comunitarie e 766 commerciali. Un quadro complessivo che lascia spazio all’intero settore che, tra operatori nazionali e locali, ha prodotto nel 2014 ricavi per quasi 9,5 milioni, in flessione di circa il 3% sull’anno precedente. Per il 2015 ci si attende che il sistema mostri complessivamente una tenuta, tanto che risulta un + 8,8% per la Radio e un + 0,7% per la Tv; secondo gli ultimi dati Nielsen riferiti al primo quadrimestre 2016, poi, la crescita dei due mezzi si consolida, con + 2,3% per la Radio e un + 6,4% per la Tv.